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"Saliamo tutti sulla nave dei diritti", di Giuseppe Civati

Basta stare zitti, arriva la nave dei diritti. E la nave è sbarcata, sabato, a Genova, compiendo così un’azione simbolica, quasi metaforica, è stato detto dagli organizzatori, che festeggia in modo celebrativo l’Unità d’Italia e i diritti che una vera unità del Paese dovrebbe portare con sé. Il momento è grave e parecchio triste, perché l’Italia appare divisa come non mai, quasi strappata.
Vent’anni di Berlusconi l’hanno divisa in profondità: tra categorie e ceti sociali, italiani e stranieri, territori e, addirittura, generazioni. E la crisi ha messo in luce ritardi e fragilità che il nostro Paese ha cercato di nascondere prima di tutto a se stesso.
L’iniziativa è nata a Barcellona, la città più italiana d’Europa, fuori ì d’Italia. Una terra di diritti e di integrazione, sapendo però che quasi tutto, al confronto con l’Italia di questi anni, sembra terra di integrazione, di diritti, di rispetto e di valori costituzionali.
Questo è il tema principale, che dovrebbe fare riflettere tutti, non solo chi ci guarda da fuori. I Mille del 2010 che provengono da Barcellona, lo sanno.
Sanno anche di essere una piccola avanguardia che non basterà a farci cambiare, ma ci farà pensare. Ad accogliere la Nave dei diritti c’è anche Marta Vincenzi, sindaco di Genova, che si è sempre distinta
per l’associazione tra i compiti amministrativi di ogni giorno e l’adesione alle grandi sfide culturali e dei diritti. Quello che colpisce più dei cittadini genovesi che hanno presenziato allo Sbarco è la loro provenienza, popolo viola, curiosi,mamme con bambini, pensionati con le bandiere delle Fiom, gli immancabili tamburi: tutti schierati contro la rassegnazione e la tristezza che ci viene a guardare le case comprate
ai ministri a loro insaputa e la legge bavaglio, gli scandali che riguardano la Protezione civile (sai che Protezione!) e la peggiore manovra economica degli ultimi 20 anni.
Quando si vive o si va all’estero, la prima domanda che viene rivolta agli italiani spesso è: «ma come fate?». E ci si riferisce al presidente del Consiglio, che gode di pessima fama. E una pessima fama fa la
trasferisce al proprio Paese nonostante la sua preoccupazione
di non parlare di mafia e corruzione. Subito dopo, di fronte alla risposta imbarazzata di molti di noi, è l’interlocutore a esprimere una grande e bella idea dell’Italia, nonostante tutto.Ea richiamarci al rispetto che dobbiamo al nostro Paese. Alla sua storia e a quello che ancora può rappresentare.
Viva lo Sbarco della dignità d’Italia e della sua unità, allora, perché ci ricorda che tutto questo non deve riguardare solo gli europei o chi vive all’estero, chi da italiano ha scelto di “fuggire” o vi è stato costretto.
Perché l’Italia siamo noi e nessuno dovrebbe sentirsi escluso da un cambiamento che ci pare urgente, necessario, vitale.

L’Unità 28.06.10