cultura

"PD e Fondazioni liriche. Ovvero: l’opposizione dei fatti e non delle parole.", di Emilia De Biasi e Manuela Ghizzoni*

Gli ultimi anni ci hanno consegnato una politica più di parole che di fatti, e di autoritarismo delle decisioni governative. Spesso abbiamo discusso nelle assemblee delle nostre città su come rendere più efficace la nostra opposizione, per un’alternativa che esca dal dilemma di una protesta senza proposta. Il Gruppo PD alla Camera ha provato a rispondere a quelle attese. Ha evitato che il Governo mettesse la fiducia sul decreto sulle fondazioni lirico sinfoniche restituendo al parlamento la sua funzione democratica, e all’opposizione lo spazio di modifica, e dunque di miglioramento del decreto, senza per questo venire meno al voto contrario, motivato dal merito inaccettabile e dalla delega al governo su una materia che non ha i requisiti di urgenza tali da giustificare il ricorso ad un decreto. Il Gruppo PD al Senato ha svolto un gran lavoro, e ha migliorato il testo, pur votando contro il provvedimento. Alla Camera abbiamo messo a frutto i risultati dei nostri senatori. Qualcuno ci ha definiti più compiacenti dei colleghi del Senato. E dove starebbe la compiacenza? Nella passione che l’intero gruppo ha dimostrato sul tema, nella capacità di presentare emendamenti e farli approvare, nel raggiungimento di risultati importanti per i lavoratori, come ad esempio con l’emendamento che ha abolito il taglio del 12,5% del loro stipendio, già di per sé non proprio alto? C’è chi pensa che l’opposizione si misuri dai decibel e dal numero di parole. Noi pensiamo che si misuri dalla fermezza delle argomentazioni e dalla capacità di giocare un ruolo propositivo nelle istituzioni. E’ facile cedere alle lusinghe dell’antipolitica e considerare il lavoro nelle istituzioni occasione di propaganda per ribalte televisive. Si rischia di consegnarsi alla telecrazia, che non possiamo stigmatizzare se la pratica il Presidente del Consiglio e invocarla se arriva il nostro turno. C’è un allarme cultura nel nostro Paese, ed è una cosa seria. Ci sono 300.000 lavoratori che aspettano risposte, a cui non basta la solidarietà di una notte in bianco. Sentiamo il dovere, per loro e per l’Italia, di batterci, di vincere con le nostre idee che si fanno realtà. In una parola sentiamo il dovere morale e politico di rappresentarli.

* Deputate PD, Commissione Cultura della Camera

L’Unità 29.06.10