attualità, economia

I record del governo Berlusconi? Ora siamo nella top five della pressione fiscale e primi per il debito pubblico in Europa

L’Italia scala posti in classifica. Naturalmente non è quella della FIFA, purtroppo neanche quelle delle migliori economie, ma la classifica europea per la pressione fiscale: nel 2009 il peso del fisco sul prodotto interno lordo è stato del 43,2%, in aumento rispetto al 2008, anno rispetto al quale è peggiorato anche il dato del PIL. Siamo al quinto posto, insieme alla Francia, in Europa per pressione fiscale. Un bel record per il governo del meno tasse per tutti.
Due anni fa, all’insediamento del governo Berlusconi, eravamo al settimo posto…ora da battere restano solo Danimarca 49%), Svezia (47,8%), Belgio (45,3%), Austria (43,8%).

Restiamo invece campioni d’Europa per il deficit, il debito pubblico in Italia è sempre il più alto della UE: nel 2009, in rapporto al Pil, dopo il calo rilevato nel 2007, ha proseguito la crescita già registrata nel 2008, aumentando di quasi 10 punti percentuali rispetto all’anno precedente e attestandosi al 115,8%, un valore vicinissimo a quelli rilevati alla fine degli anni ’90.

“Il livello della pressione fiscale del 2009, confermato oggi dall’Istat, è molto preoccupante, soprattutto perchè viene raggiunto nonostante un consistente aumento dell’evasione” afferma Stefano Fassina, responsabile Economia e Lavoro del Pd che nota: “Vengono schiacciati sempre piú pesantemente i redditi da lavoro dipendente, co.co.co e pensioni, mentre altre tipologie riescono a cogliere le opportunitá di evasione, allargate dal governo Berlusconi sin da giugno 2008 e incentivate dai condoni. I dati sull’evasione Iva sono impressionanti: il gettito cade nel biennio 2008-09 del 10%, a fronte di un aumento dei consumi nominali di oltre il 2%”. Intanto gli studi di settore “continuano a vessare i piccoli, ma consentono una forte autoriduzione di quanto dovuto ai contribuenti medi e grandi”. Non solo, per Fassina “il gettito versato dalle societá per azioni è ridicolo in confronto alla dinamica dell’economia. L’assetto fiscale italiano, oltre che profondamente iniquo, è un freno alla domanda interna, un blocco alla crescita. Il governo, invece di fare propaganda sull’art.41 della Costituzione, sia disponibile a discutere gli emendamenti presentati dal Pd al Senato per avviare subito i primi passi della riforma fiscale”.

“Questi sono i record del governo Berlusconi così come li fotografa l’Istat – attacca Michele Ventura vicepresidente vicario dei deputati del PD – gli effetti della crisi sulle finanze pubbliche si manifestano su tutti i paesi avanzati – spiega Ventura – ma colpiscono in particolar modo l’Italia dove la spesa pubblica ha sfiorato nel 2009 gli 800 miliardi, perché, insieme ai necessari interventi sugli ammortizzatori sociali, non sono state previste iniziative per favorire la crescita. Anche l’impegno appena preso dai grandi del G20 per il dimezzamento dei deficit dal 2013 non porterà risultati se non verranno messe in campo azioni per la ripresa. Questo governo, com’è dimostrato dalla manovra presentata – conclude Ventura – è incapace di fare qualsiasi cosa, sia di tenere i conti in ordine, che di vigilare sulla pressione fiscale. Altro che meno tasse!”.

Nel confronto con i paesi dell’Ue, lo stock di debito pubblico italiano in percentuale al Pil continua ad essere il più alto, a fronte del 73,6% rilevato nella media Ue.
Il deficit/Pil 2009 è quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente (si è passati dal 2,7% al 5,3%). In valore assoluto, l’indebitamento risulta pari a 80.800 milioni di euro, maggiore di 38.225 milioni di euro rispetto al 2008.
E come se non bastasse le entrate calano: le imposte indirette del 4,2% (dopo essere diminuite già del 4,9 nel 2008), le imposte dirette del 7,1% e i contributi sociali effettivi dello 0,5%. La flessione delle imposte dirette è dovuta essenzialmente al calo del gettito Ires (-23,1%) rispetto al 2008, mentre quella delle imposte indirette ha risentito delle significative diminuzioni del gettito dell’Iva (-6,7%) e dell’Irap (-13%). L’andamento dei contributi sociali effettivi riflette la tenuta delle retribuzioni lorde, dovuta alla lieve crescita dell’importo medio pro-capite, che ha parzialmente compensato la flessione dell’occupazione.

Ora dobbiamo affrontare una manovra da 24 miliardi, mentre la spesa pubblica corre passando dal 49,4% nel 2008 al 52,5% del PIL e per la prima volta dal 1991, il saldo primario (indebitamento al netto della spesa per interessi) del nostro paese è risultato negativo (-0,6% del Pil).

Per Pierpaolo Baretta, capogruppo Pd in commissione Bilancio della Camera, sono dati che la crisi “non giustifica. La manovra non è in grado di affrontare questa situazione che rischia di non farci avere nel 2010 un sostegno alla ripresa. O il governo cambia politica o il paese resta impantanato.”

Marina Sereni, vice presidente dell’Assemblea nazionale del Pd riassume: “Spesa pubblica alta, bassa crescita, alta pressione fiscale: la manovra correttiva in discussione è, oltre che iniqua, inefficace proprio perché tocca soltanto il primo dei problemi che oggi l’Istat ci segnala”.
Poi ricorda le proposte del PD: “Per far uscire l’Italia dalla crisi è indispensabile mettere la crescita al centro delle politiche pubbliche e costruire un patto con tutti i soggetti economici e sociali che vada in questa direzione. Ridurre le tasse a chi lavora, a chi investe, a chi sceglie l’innovazione e la ricerca è un passo indispensabile per sostenere la ripresa e l’occupazione. Il Pd propone di destinare almeno la metà delle risorse recuperate dall’evasione fiscale ad alleggerire il peso delle tasse ai contribuenti onesti, a cominciare dalle famiglie con figli e dai redditi medio-bassi”.

Marco Laudonio

www.partito democratico.it

******

L’Italia di Berlusconi Tasse e debito pubblico più alti d’Europa

Il debito pubblico in Italia e’ sempre il piu’ alto in Europa: nel 2009, in rapporto al Pil, dopo il calo rilevato nel 2007, ha proseguito la crescita gia’ registrata nel 2008, aumentando di quasi 10 punti percentuali rispetto all’anno precedente e attestandosi al 115,8%, valore molto prossimo a quelli rilevati alla fine degli anni ’90. Nel confronto con i paesi dell’Ue, lo stock di debito pubblicoitaliano in percentuale al Pil continua ad essere il piu’ alto, a fronte del 73,6% rilevato in media Ue-27). E’ quanto sostiene l’Istat che ha diffuso oggi informazioni dettagliate sui conti economici e i principali aggregati annuali del settore delle Amministrazioni pubbliche.

Questi i dati principali, segnalati dall’Istat: deficit/Pil 2009 quasi raddoppiato rispetto all’anno precedente (si e’ passati dal 2,7% al 5,3%). In valore assoluto, l’indebitamento risulta pari a 80.800 milioni di euro, maggiore di 38.225 milioni di euro rispetto al 2008.
Non solo, nel 2009 il saldo primario (indebitamento al netto della spesa per interessi) del nostro paese e’ risultato negativo (-0,6% del Pil), in calo del 3,1% rispetto al 2008. Grazie alla riduzione dei tassi d’interesse, e’ diminuita anche l’incidenza degli interessi passivi sul Pil, pari al 4,7% (5,2% nel 2008). Anche il saldo delle partite correnti e’ stato negativo: il disavanzo e’ pari a 31.129 milioni di euro, con un peggioramento rispetto all’anno precedente di 43.216 milioni di euro. In rapporto al Pil il saldo e’ sceso attestandosi al -2%, per effetto della dinamica della crescita delle uscite correnti (2,3%) e del calo delle entrate correnti (-3,6%). E’ cresciuta invece la spesa pubblica complessiva del 3,1%, evidenziando una decelerazione rispetto al 2008 (+3,6%). La sua incidenza sul Pil e’ aumentata, passando dal 49,4% nel 2008 al 52,5%. Nell’ambito delle spese correnti, continua l’Istat, i redditi da lavoro dipendente (che incidono per circa un quinto sul totale delle uscite) sono saliti, in Italia, dell’1,0%, con un ritmo molto inferiore rispetto al 2008 (3,6%). Le spese per consumi intermedi hanno registrato un aumento del 7,5%, proseguendo la tendenza degli anni precedenti; le prestazioni sociali in natura, che includono prevalentemente le spese per assistenza sanitaria in convenzione, sono aumentate del 4,0%.
Di conseguenza, la spesa per consumi finali delle Amministrazioni pubbliche e’ aumentata del 3,3%, in rallentamento rispetto alla crescita del 4,3% del 2008.

La pressione fiscale aumenta e l’Italia è quinta nell’Unione europea per il peso delle tasse. Lo rileva l’Istat, secondo cui nel 2009 la pressione fiscale complessiva rispetto al Pil è passata al 43,2%, dal 42,9% dell’anno prima. Nella classifica europea dell’incidenza sul Pil del prelievo tributario e contributivo, l’Italia si piazza quindi al quinto posto (insieme alla Francia), preceduta da Danimarca (49%), Svezia (47,8%), Belgio (45,3%) e Austria (43,8%). I valori più bassi sono invece in Lettonia (26,5%), Romania (28%), Slovacchia e Irlanda (29,1%). L’aumento della pressione fiscale in Italia, spiega l’istituto di statistica, “è l’effetto di una riduzione del Pil superiore a quella complessiva del gettito fiscale e parafiscale, la cui dinamica negativa (-2,3%) è stata attenuata da quella, in forte aumento, delle imposte di carattere straordinario (imposte in conto capitale), cresciute in valore assoluto di quasi 12 miliardi”. Infatti, fra le imposte straordinarie sono classificati i prelievi operati in base allo scudo fiscale, per
un importo di circa 5 miliardi, e i versamenti una tantum dell’imposta sostitutiva dei tributi, che hanno interessato alcuni settori dell’economia, in particolare quello bancario. Tutte le altre componenti del prelievo fiscale, conclude l’Istat, sono risultate in calo: le imposte indirette del 4,2% (dopo essere diminuite già del 4,9% nel 2008), le imposte dirette del 7,1% e i contributi sociali effettivi dello 0,5%. La flessione delle imposte dirette è dovuta essenzialmente al calo del gettito Ires (-23,1%) rispetto al 2008, mentre quella delle imposte indirette ha risentito delle significative diminuzioni del gettito dell’Iva (-6,7%) e dell’Irap (-13%).

L’Unità 28.06.10

******