università | ricerca

Protesta nelle università, il sostegno del Pd

Indispensabile convocare un tavolo che veda assieme l’Assessore regionale all’Università e i Rettori delle quattro sedi universitarie dell’Emilia-Romagna.
Condividiamo e sosteniamo la mobilitazione che tutti i sindacati e le associazioni universitarie hanno promosso per giovedì contro l’iniquità della manovra, che ancora una volta attacca in modo irresponsabile il sistema della conoscenza e del sapere.

E’ quanto dichiarano l’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in Commissione istruzione della Camera, e Massimo Milani, docente alla facoltà di Ingegneria di Reggio Emilia e Responsabile del Forum provinciale Università del Pd.

La scure del governo si abbatte sulle retribuzioni e sulle liquidazioni dei dipendenti universitari, in particolare quelli con minore anzianità, e sui contratti a tempo determinato, vale a dire sui giovani di talento per i quali l’unica porta aperta rimane quella della fuga all’estero. Dopo due anni di tagli e di annunci disattesi manca ancora un piano di finanziamento certo e di medio periodo, un programma di vero sostegno a ricerca e didattica universitaria.

Le Università pubbliche in risposta al taglio del 15% del Fondo di Finanziamento Ordinario dovranno penalizzare studenti e famiglie con l’aumento delle tasse, che si attesta in media al 20-25%. Già quest’anno sono state 17 mila le mancate iscrizioni universitarie e questo dato preoccupante è destinato a crescere. Così, mentre aumenterà il divario tra l’Italia e i Paesi dell’OCSE che invece investono nei loro giovani talenti e sul loro sistema universitario, qui da noi imbocchiamo la strada che conduce all’università per pochi.

La mobilitazione promossa dai sindacati e dalle associazioni contro la manovra è anche l’occasione per protestare contro il disegno di legge di riforma dell’università del ministro Gelmini. È, ad esempio, l’occasione affinché tutte le componenti universitarie sostengano la scelta dei ricercatori che, a fronte della cancellazione del loro ruolo e senza reali prospettive di carriera, non assumeranno l’insegnamento di corsi per il prossimo anno accademico. Dopo Ingegneria di Modena, altre Facoltà del nostro Ateneo sembrano orientate a dare pieno sostegno alla protesta dei ricercatori e per non aprire le iscrizioni nell’incertezza su quali corsi potranno essere garantiti, deliberano la sospensione della programmazione didattica. Seguendo, in questo, quanto deciso da Pavia, Napoli Parthenope, Cassino, Politecnico di Bari. A questo punto riteniamo indispensabile la convocazione di un tavolo che veda coinvolti l’Assessore regionale all’Università e i Rettori delle quattro sedi universitarie dell’Emilia-Romagna, per arrivare ad una scelta condivisa sullo stato di agitazione dei ricercatori che tenga conto del dell’attività fino ad oggi da loro garantita e per dare peso ed efficacia all’eventuale sospensione della programmazione anche a livello nazionale.