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Bersani: "Sul federalismo solo annunci e tagli per enti e cittadini"

Un Consiglio dei Ministri senza Silvio Berlusconi per discutere di federalismo. Al termine una conferenza stampa senza il ministro Brancher, dove Tremonti presenta una relazione corposa ma senza numeri certi sui costi.
Il segretario del PD, Pier Luigi Bersani, attacca: “Sul federalismo assistiamo all’ennesima commedia del governo che cerca diversivi con annunci di un futuro meraviglioso, dove nessuno perderà e tutti guadagneranno.
In realtà, da mesi, dal governo non è venuto niente di concreto, di misurabile o valutabile. Nel frattempo al Senato va avanti una manovra che porta allo stremo i servizi pubblici per lavoratori, imprese e famiglie offerti da Regioni, Province e Comuni. Per fare un passo avanti verso il federalismo vero il governo ascolti gli enti territoriali e si confronti al Senato sugli emendamenti presentati dal Pd e dalle altre opposizioni”.

Stefano Fassina e Davide Zoggia, della segreteria Pd, responsabili Economia ed Enti Locali notano come finalmente dal consiglio dei ministri sia arrivato qualche numero. Purtroppo è “condito dalla solita propaganda finalizzata a coprire il fatto che il governo Berlusconi -Bossi- Tremonti è stato il più centralista della storia dell’Italia repubblicana. Tante chiacchiere per coprire il dato che la manovra soffoca regioni, province e comuni.
Nonostante l’entusiasmo da attore consumato di Bossi, restano i tagli pesantissimi di questa manovra a famiglie e imprese che il governo si guarda bene dal comunicare ai cittadini”.

Il deputato del Pd Marco Causi, componente della commissione Bicamerale per l’attuazione del Federalismo, boccia il quadro finanziario del federalismo fiscale proposto dal Governo: “Sembra una semplice fotografia dell’esistente, peraltro ancora contraddittoria e incompleta, com’è emerso oggi pomeriggio in Commissione bicamerale durante le audizioni tecniche. Causi spiega che “I durissimi tagli inferti al welfare locale e di comunità dalle manovre economiche degli ultimi anni, e da quella oggi in Parlamento, non vengono rimessi in discussione. Ne segue il rischio, sempre più consistente, di aumenti a raffica delle imposte e delle tariffe locali nei territori storicamente più dotati di servizi e di infrastrutture. E ne segue, per i territori meno dotati, il crollo della speranza che l’attuazione del federalismo possa portare a percorsi di adeguamento degli standard di servizio e dei livelli delle prestazioni. Non erano questi lo spirito e la lettera della legge 42, che il Parlamento ha votato quattordici mesi fa. L’obiettivo dell’efficienza (costi standard) si accompagna, nella legge 42, all’obiettivo della modernizzazione, della qualità e della trasparenza nei servizi essenziali di welfare. Passa oggi una versione diversa, pesantemente condizionata dal nuovo clima delle politiche economiche europee, da un dominante mercantilismo a cui il governo italiano – conclude – non ha saputo né voluto opporsi”.

Sandro Gozi, deputato PD, nota come “”il dicastero Brancher è talmente inutile che sono gli stessi colleghi ministri a vergognarsene e ad impedire al neo ministro di comparire addirittura nella foto di gruppo dopo l’approvazione in Cdm della relazione sul federalismo fiscale. Adesso ci attendiamo che Tremonti, Bossi, Calderoli e Fitto sottoscrivano la nostra mozione di sfiducia a Brancher”.

Ironico anche Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni economiche del Gruppo del Pd alla Camera: “L’entusiasmo di Bossi è molto pittoresco ma è l’unica cosa uscita dal Consiglio dei Ministri. Oltre all’euforia leghista, a questo punto, peraltro, del tutto ingiustificata, non c’è proprio nulla, tantomeno quel fondo unico per il federalismo sbandierato come un tesoretto. Calderoli abbia il coraggio di dire agli italiani che il suo federalismo metterà pesantemente le mani nelle loro tasche”.

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