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"Finanziaria: Errani, sara' pace solo se si rivedono tagli", intervista di Fabio Poletti

«Io la sua relazione non l’ho ancora letta. Ma faccio notare che questa relazione sarebbe stato più che opportuno costruirla insieme».
Andiamo bene. I ministri Fitto e Rossi hanno appena finito di dire che tra «le Regioni e Tremonti è scoppiata nuovamente la pace». Non è così?

«Manovra e federalismo vanno di pari passo. Le Regioni – anzi tutti gli enti locali – lo vogliono con forza. Ma ci deve essere data la possibilità di realizzarlo. Noi vogliamo fare la nostra parte. La manovra finanziaria così come è congegnata però è iniqua. Il governo deve cambiarla. Vanno ripartiti i tagli. Solo allora ci sarà la pace e anche noi vedremo questa onda positiva di cui parla il ministro Bossi».

Il senatore Antonio Azzollini del Pdl ha presentato un emendamento alla manovra, in cui lascia alle Regioni il compito di decidere dove tagliare. Non vi piace la «flessibilità»?

«Non serve a nulla. Peggiora la situazione. E’ completamente ingestibile. Serve solo a lasciare il cerino in mano alle Regioni e agli enti locali. Come Regioni confermiano il nostro sì ma al saldo complessivo della manovra. Ma chiediamo un riequilibrio ai tagli, dovranno pesare di più sullo StaIto centrale».

Per questo avete chiesto di incontrare il presidente Berlusconi? Pensa anche lei come il Governatore della Lombardia Formigoni che è meglio incontrare il capo del Governo, che almeno conta di più ?

«C’è una verità molto importante da sottollneare. Oggi le Regioni, le Province, i Comuni, fino alle comunità Montane hanno chiesto un incontro urgente a Silvio Berlusconi perché si discuta di una manovra che sia condivisa da tutti».

Sembra di capire che avete già qualcosa da mettere sul tavolo.

«I saldi della manovra rimangano fermi ma ci sia una equa ripartizione dei tagli. Sul federalismo fiscale ci sia una legge contestuale, concreta e coordinata tra il Governo e gli Enti locali. E infine venga istituita – a costo zero – una commissione straordinaria per analizzare i costi e gli sprechi nella Pubblica amministrazione».

Detta così non sembra amore.Continuate a martellare Tremonti e il governo?

«Noi non martelliamo nessuno. Abbiamo un atteggiamento istituzionale. Non facciamo opposizione. Ma vogliamo un accordo vero con il governo sulla manovra. Ci vuole un patto che sia rispettato poi da tutti. La nostra è una posizione forte ma anche responsabile. Le difficoltà nei conti pubblici ci sono e lo sappiamo. Il modo per intervenire ed affrontare il problema deve essere per equilibrato e giusto».

Se no?

«Manovra e federalismo vanno ovviamente dl pari passo. Mi sembra che nessuno possa permettersi li lusso di fare degli errori».

Il ministro Tremonti dice che «dei numeri» si parlerà da qui a settembre. Secondo lei prende tempo?

«Non mi piace interpretare le parole del ministro. Io sostengo solo che occorre mettersi attorno a un tavolo e condividere ogni scelta».

Altrimenti crolla tutto?

«Se le Regioni e gli Enti locali saranno costrette a tagliare, ci saranno ovviamente conseguenze dirette e inevitabili. Tagli dei servizi che andranno a incidere sui cittadini, sulle famiglie e sulle imprese.
Ma non voglio pensare che non ci sia una soluzione prima di arrivare a tutto questo».

La Stampa 01.06.10

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TREMONTI: ECCO COME IL FEDERALISMO SISTEMERA’ I CONTI, di Alessandro Barbera

«L`albero della finanza pubblica italiana è diventato storto». Con il federalismo fiscale «lo si può e lo si deve raddrizzare». Chiosa: «Il rischio di divisione non viene da chi lo vuol fare, all`opposto da chi non lo vuol fare». Ventisette pagine di premessa, quattro allegati. Nella relazione tecnica sul federalismo fiscale approvata ieri dal consiglio dei ministri (assente Berlusconi in visita ufficiale a Panama, presiedeva Bossi) numeri precisi sull`impatto effettivo della promessa rivoluzione ancora non ce ne sono. Per quelli – i cosiddetti «costi e fabbisogni standard» – bisognerà attendere i cinque decreti attuativi che Giulio Tremonti promette di approvare «fra luglio e settembre».

Nessuno dei ministri presenti alla conferenza stampa di presentazione (oltre a Tremonti il citato Bossi, Roberto Calderoli, Raffaele Fitto, non Aldo Brancher) se la sente di confermare quella cifra di sei miliardi che gli addetti ai lavori pensano si possano risparmiare da subito. Un numero che, per la cronaca, l`opposizione considera fasullo. I numeri, moltissimi, delle tabelle sulle spese degli enti locali intanto confutano la tesi: l`albero dritto non è.

Ad esempio: fatto 799 miliardi di euro il valore di tutte le spese della nazione di un anno, quella «discrezionale» dello Stato (ovvero escludendo interessi sui debiti e personale) è pari a 84 miliardi di euro. Quella degli enti locali è più che doppia: 171 miliardi. Con un`aggravante:«A livello locale chi rappresenta e spende, non tassa».
Se ci sono debiti da ripianare, lo deve fare il governo centrale.

Nella sola sanità la relazione ricorda che fra il 2007 e il 2008 lo Stato ha dovuto pagare 12,1 miliardi per il buco di cinque Regioni: Lazio, Abruzzo, Campania, Molise e Sicilia. A dicembre dell`anno scorso sono arrivati più o meno altri quattro miliardi.

Oggi, primo luglio, per via dei disavanzi sanitari ci sono «quattro Regioni commissariate e otto impegnate in piani di rientro».

Ancora: fra le tabelle elaborate dalla Commissione tecnica sul federalismo si scopre che nel 2008 la Calabria, con un bilancio che è quasi un quinto quello della Lombardia (4,4 miliardi contro 23 di spesa complessiva, sanità compresa), il costo dei soli organi istituzionali è stato pari a 76.935.000 euro, tre milioni in più dei 73.883.306 spesi da Roberto Formigoni. La Campania, con spese complessive per 12 miliardi (la metà della Lombardia), ha impegnato per indennità a presidenti, consiglieri e via scendendo 86.161.088 euro, dieci milioni in più di Roberto Formigoni, cinquanta in più dell`Emilia di Vasco Errani. L`unica Regione che fa di gran lunga peggio della Campania è la Sicilia: 156 milioni, 376mila e 65 centesimi. Infine: sempre nel 2008, sempre la Calabria (unica Regione italiana tuttora senza uno standard di contabilità) ha impegnato per la fantomatica voce «trasporto aereo» 103.084.646 milioni.

La Lombardia per la stessa voce segna 760mila euro, il Piemonte 5.294.670 euro. Insomma, è «assolutamente necessaria la razionalizzazione della nostra finanza pubblica».

E «il federalismo costa se non lo sì fa», insiste Tremonti. Fatti tutti i passaggi tecnici, il primo passo verso la rivoluzione, promette Umberto Bossi, sarà per i Comuni. A partire dal 2012 venticinque miliardi di euro fra trasferimenti e imposte locali (la relazione ne conta 24) dovrebbero essere assorbiti in un’unica tassa locale, da introdurre «previa verifica del consenso popolare da parte dei Comuni».

Tremonti e la relazione escludono categoricamente che con la tassa unica tornerà l`Ici sulla prima casa, mentre al suo interno troverà posto la cedolare secca sugli affitti, un`idea che da anni, governo di destra e sinistra, tentano senza successo di introdurre. «E` nel nostro programma, e questo è il posto giusto per farla». Visibilmente soddisfatto, Umberto Bossi si congeda dalle telecamere con un`ampia stretta di mano a Tremonti e una carezza a Fitto

La Stampa 01.06.10