memoria

"Un anno dopo, Viareggo ricorda. Da Berlusconi soltanto silenzio", di Francesco Sangermano

La cosa migliore, forse, sarebbe stato mettere in atto la prima idea. Fare silenzio. E basta. Perché alla fine, da queste parti, ogni 29 del mese è una ferita aperta. E il dolore, invece, è una costante che si rinnova tutti i giorni. A ogni sibilo dei treni che continuano a correre attraverso il cuore della città. I convogli merci vanno più lenti, è vero. E ora c’è perfino il muro di cemento tra la massicciata e via Ponchielli che gli abitanti chiedevano da anni. Ma è troppo tardi. Ci fosse stato un anno fa, forse, non ci sarebbero state 32 vite da piangere e altre decine di esistenze segnate in maniera indelebile.
Viareggio ha ricordato ieri la strage con una manifestazione in cui, come avevano chiesto i parenti delle vittime, i protagonisti sono stati solo e soltanto i cittadini. Dapprima, al mattino, con la cittadinanza italiana conferita a Ibtissam Ayad, la 22enne marocchina unica superstite della sua famiglia che ha così coronato «il sogno di mio padre», e il messaggio del presidente della Repubblica Giorgio
che ha rivolto a lei un pensiero «affettuoso» e uno «commosso» alle 32
vittime e alla città. Alle 20, quindi, con la commemorazione allo stadio
dei Pini, la cerimonia interreligiosa (per ricordare anche i morti di fede
ortodossa e musulmana) e i vari interventi tra cui i comitati delle tante
tragedie (L’Aquila, San Giuliano di Puglia, Linate, il Moby Prince), molte
rimaste ancora senza colpevoli. Eppoi un brano dal “Piccolo Principe” letto dai bambini che andavano a scuola coi piccoli fratelli Luca e Lorenzo Piagentini, morti insieme alla madre nel rogo che ha invece risparmiato il padre (ustionato gravemente) e il terzo figlio Leonardo, uscito miracolosamente dalle macerie della sua casa quasi illeso. Infine con il lungo corteo che, rischiarato da tante piccole luci, si è dipanato per le strade del centro fino a raggiungere via Ponchielli, l’epicentro del dramma. Lì, alle 23.48, un treno è passato fischiando e le sirene delle ambulanze e dei vigili del fuoco si sono azionate contemporaneamente.

LE POLEMICHE “POLITICHE”
Il timore di una nuova “passerella” è quello che i comitati, in primis, hanno voluto fugare. «Chiedono una cerimonia sobria, sono da capire», ha spiegato il sindaco di Viareggio che nei giorni scorsi ha parlato telefonicamente con l’ad di Ferrovie Mauro Moretti e il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta. Silenzio in ogni forma, invece, dal presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
E così gli interventi istituzionali si sono limitati a un breve testo letto dal primo cittadino, a un messaggio giunto dal presidente del Senato Renato Schifani e alla presenza del vicepresidente della Camera Renzo Lusetti oltreché del presidente della Regione e commissario straordinario Enrico Rossi. Non c’erano, invece, rappresentanti di Ferrovie né del governo.
La loro presenza, nei giorni scorsi, era stata definita “sgradita” da alcuni comitati di cittadini. Una frase che non voleva essere uno sgarbo istituzionale (come qualcuno l’ha voluta etichettare, sì che il
ministro Matteoli ha finito per disertare l’appuntamento adducendo polemicamente la volontà di «alcuni comitati, seppur minoritari») quanto, piuttosto, l’ennesima dimostrazione di rabbia di chi, a un anno dalla tragedia, sa soltanto che ci sono 18 indagati senza nome. Una frase figlia del fatto che tutto è stato causato da un assale usurato, corroso e infine spezzato sotto a un treno merci carico di gpl e che, come ricordano i comitati, «una tragedia simile potrebbe ripetersi di nuovo e ovunque ». Qui, in questo anno, hanno raccolto decine di migliaia di firme per chiedere le dimissioni dell’ad di Ferrovie Mauro Moretti. Lui, per tutta risposta, andò a riferire in Parlamento e definì quanto accaduto «uno spiacevole episodio».L’Unità 30.06.10