economia

Manovra, l'allarme delle aziende. Alta tensione alla vigilia del voto

Confindustria: le nuove norme creano conseguenze irreparabili per le piccole e medie imprese

ROMA
Acque agitate alla vigilia del voto finale sulla manovra che avverrà tra domani e martedì in commissione Bilancio al Senato. La situazione politica generale non aiuta certo a rasserenare gli animi e circolano voci su possibili scontri tra il premier, Silvio Berlusconi e il ministro del Tesoro, Giulio Tremonti. Voci però immediatamente smentite dal sottosegretario alla presidenza del Consiglio, Paolo Bonaiuti.

L’opposizione ne approfitta per lanciare stoccate all’indirizzo della “tenuta” dell’esecutivo e il dibattito più che sulla manovra si concentra sul possibile ricorso alle urne e sullo scompaginarsi della maggioranza. Ma a riportare il dibattito su temi più tecnici ci pensano le imprese e le regioni.

«Il titolo di apertura del “Corriere della Sera” relativo allo scontro tra il presidente del Consiglio ed il ministro dell’Economia è assolutamente infondato – dice Bonaiuti – la collaborazione tra il presidente Berlusconi ed il ministro Tremonti si basa su una solida amicizia e sulla condivisione totale dell’azione di Governo». Nessuno scontro dunque. Ma l’opposizione parte decisamente all’attacco: «se questo esecutivo non è in grado di governare la palla passi al Colle perchè l’Italia in questo momento di crisi economica ha bisogno di essere governata», dice il vicesegretario del Pd, Enrico Letta che punta il dito sulla «difficoltà a gestire la manovra economica con “refusi” sulle pensioni, scontro con gli enti locali e polemiche sulle tredicesime».

E Antonio Borghesi, vice capogruppo dell’Italia dei Valori alla Camera puntualizza: «siamo di fronte al solito gioco delle parti: dello scontro Berlusconi-Tremonti è evidente l’intento di gettare fumo negli occhi degli italiani e calmare una maggioranza che sta esplodendo».

E mentre infuria la polemica le imprese, tutte insieme, lanciano un allarme sulla parte fiscale della manovra: «le imprese fanno appello al Parlamento e al Governo, al Presidente Berlusconi e al Ministro Tremonti affinchè vengano modificate queste norme, che, nella formulazione attuale, costituiscono violazioni gravi dei diritti dei contribuenti e nulla hanno a che fare con il contrasto all’evasione». La nota viene firmata da Confindustria e Rete Imprese Italia (Confcommercio, Confartigianato, Cna, Casartigiani, Confesercenti). Le regioni tornano all’attacco. Ad esempio Renata Polverini che nei giorni scorsi si era dimostrata disponibile a riaprire il dialogo oggi taglia corto: «Tremonti non può trattarci così». E il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani, dice «cambiare la manovra è una necessità». Poi avverte: «il ministro Tremonti deve cambiare modo di rivolgersi alle Regioni».

Infine il relatore della manovra, Antonio Azzollini, si difende e spiega che il taglio delle tredicesime non è stata una sua idea mentre conferma la tesi del «refuso» del ministro Maurizio Sacconi sui contributi. Ma c’è già chi chiede la sua ’testà: il Sindacato autonomo di polizia penitenziaria, si dice infatti «sconcertato dall’emendamento presentato da Azzolini» e malgrado l’ipotesi sia stata smentita persino dal presidente del Consiglio chiede le dimissioni del senatore.

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