politica italiana

"Voltaire e la Sipra di Urbani", di Massimo Giannini

Chi affiderebbe il ministero dell’Ambiente al «ceo» della British Petroleum, cui dobbiamo la marea nera della Luisiana? Realisticamente nessuno. Chi affiderebbe la cassaforte di pubblicità del servizio pubblico radiotelevisivo a un «famiglio» del principale concorrente? Probabilmente la Rai. Accadono cose sensazionali, intorno al carrozzone di Viale Mazzini. Dopodomani il consiglio di amministrazione dovrebbe dare via libera alla squadra che guiderà la Sipra, un colosso che amministra circa 1 miliardo di euro. Nel dream team, candidato alla poltrona di presidente, ci sarebbe Giuliano Urbani. Cioè uno dei più fini e fedeli «cervelli» di Berlusconi. Fondatore di Forza Italia, ideologo del «nuovo centro- destra» fiorito nel 1994 alla corte di Arcore, ex ministro del Cavaliere.

Dunque, un uomo così dovrebbe gestire il portafoglio pubblicitario della Rai. E con criteri rigorosamente competitivi rispetto all’avversario, che guarda caso è Publitalia. Cioè Midiaset. Cioè l’impero del presidente del Consiglio, suo amico e antico ‘padrone’ contro cui l’indomito Urbani dovrebbe combattere all’arma bianca, tentando di erodergli ricavi, fatturati, quote di mercato. È credibile, una nomina del genere? Non è, ancora una volta, la consacrazione del confliitto di interessi che da anomalia di sistema si è ormai trasformato in metodo digoverno? Lo è. Mala cosa non scandalizza nessuno.

Con tanti saluti al cda Rai, dove non serve a nulla l’indignazione dei Rizzo Nervo e dei Van Straten. Mentre serve molto il finto rigore del direttore generale, che nei giorni scorsi ci ha regalato un’autentica perla. In un’intervista al Messaggero, Mauro Masi ha tuonato: «Il guaio della Rai? Un Consiglio di amministrazione scelto dai partiti». Bravo, ben detto! Una sola domanda, senza offesa: caro Masi, crede davvero che se il cda Rai non lo scegliessero i partiti lei sarebbe diventato comunque direttore generale del servizio pubblico radiotelevisivo? Neanche il Candide di Voltaire avrebbe abusato fino a questo punto della nostra naiveté.

la Repubblica del 5 luglio 2010 (inserto Affari e Finanza)