politica italiana

"Medici in sciopero: sanità a rischio Poliziotti sui tetti come gli operai", di Valentina Conte

Domani in piazza disabili e invalidi contro la stretta su pensioni e requisiti per l´accompagno

ROMA – Tutti in piazza, nonostante il caldo. La manovra unisce come mai prima sigle, comparti, professioni nelle proteste che, nelle ore cruciali del passaggio in aula del testo emendato, confluiranno nelle piazze romane.
Tutti i sindacati di polizia (anche quelli di destra) e degli altri settori del comparto difesa e sicurezza penalizzati dai tagli si incontrano oggi, nel pomeriggio, per decidere «azioni eclatanti» che potrebbero portare un gruppo di loro sui tetti di questure e prefetture, proprio come gli operai. Dopo lo sciopero degli scrutini, anche i Cobas della scuola tornano a protestare oggi, davanti al Senato, contro il blocco triennale degli scatti di anzianità e del contratto della scuola. L´Associazione distributori farmaceutici ha indetto per questa mattina un´assemblea straordinaria per contestare il taglio del 55% dei margini commerciali sui medicinali. I grossisti sono pronti a sospendere la distribuzione dei prodotti nelle farmacie.
Domani è il turno dei disabili e degli invalidi in piazza Monte Citorio, fortemente penalizzati dall´elevazione all´85% della percentuale per l´ottenimento della pensione di chi ha più di una patologia e dalle rigide restrizioni nei requisiti per l´accompagno. Per lunedì 19 luglio si profila intanto lo sciopero nazionale della sanità, indetto da tutte le sigle sindacali, compresi i primari, (tranne Cisl e Uil): per l´intera giornata potranno saltare interventi, prestazioni, esami, ma saranno garantite le urgenze. Il settore ha diffuso ieri una lettera, “Caro Cittadino”, per illustrare «i motivi che spingono i professionisti della sanità a protestare contro la manovra» che «porterà al licenziamento di migliaia di medici precari impegnati nei settori dell´emergenza e al pensionamento di 30 mila medici e dirigenti con l´impossibilità di assicurare l´assistenza a causa della riduzione dei posti letto».

la Repubblica del 6 luglio 2010