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"Enti locali sul piede di guerra: niente dialogo se il premier non ci incontra", di Celestina Dominelli

Enti locali sempre più vicini alla rottura definitiva con il governo sui drastici tagli previsti dalla manovra di finanza pubblica su cui l’esecutivo intende porre la fiducia. La conferenza unificata prevista per domani è appesa a una condizione inderogabile: quella che il premier incontri Regioni, Comuni e Province o nella stessa conferenza o prima che questa si tenga.

A dettare la linea, nel corso di una conferenza unificata con Comuni e Province, è stato il presidente della Conferenza delle Regioni, Vasco Errani. «Parteciperemo – ha detto Errani- alla conferenza unificata se avremo la garanzia della presenza del premier e così quella diventerà la sede dell’incontro che abbiamo richiesto. Diversamente parteciperemo se prima il premier ci ascolterà e ci dirà come intende affrontare i problemi che abbiamo posto, altrimenti non parteciperemo alla conferenza unificata perchè non avremo nulla da dire».

Errani ha anche prospettato la possibilità che l’incontro con Berlusconi si possa realizzare, al di là dell’unificata, pochi minuti prima anche in un’altra sede. «Se nessuna delle due ipotesi dovesse realizzarsi – hanno sottolineato i tre presidenti – nessuno di noi parteciperà alla Conferenza unificata». Gli enti locali non vogliono andare al muro contro muro e giudicano che ci sia ancora un margine per recuperare il dialogo sulla manovra. «Riteniamo ci sia il tempo – ha detto Errani – per evitare crisi istituzionali che non vogliamo perchè sarebbe un danno per il paese. Confidiamo nella disponibilità data di recente dal premier nel suo viaggio in America Latina».

Sulla necessità di un confronto con Berlusconi convergono anche i rappresentanti di Province e Comuni. Il presidente dell’Anci, Sergio Chiamparino, ha infatti ribadito che i Comuni parteciperanno all’Unificata solo alla condizione che il premier veda Regioni, Comuni e Province o nella stessa conferenza o prima. «Questa resistenza all’incontro – ha detto Chiamparino – è incomprensibile tanto più che abbiamo provato a fare delle proposte per rendere la manovra più sostenibile».

Il fronte degli enti locali è dunque compatto e si dice disposto a fare la propria ma solo a condizione che «ciascun reparto dello Stato tagli proporzionalmente». Errani, inoltre, ha nuovamente scritto al ministro per gli affari regionali, Raffaele Fitto, per chiedere che inserisca all’ordine del giorno della conferenza Stato-Regioni «l’intesa per la riconsegna delle deleghe» affidate allo Stato.

Quanto alla possibilità di dare più flessibilità alle Regioni che presentano parametri di virtuosità, Errani ha ribadito che il valore politico delle regioni virtuose è stato azzerato dalla quantità enorme di tagli previsti dalla manovra finanziaria 2011-2013. «Tutte le Regioni sono sulla valorizzazione dei comportamenti virtuosi – ha detto Errani – ma, non bisogna dimenticare che l’emendamento Azzollini prevede un taglio di oltre 4,3 miliardi di euro, su un fondo unico che al momento vale 4,9 miliardi. Mi sembra evidente – ha concluso – che a questo punto non valgono più i ragionamenti sui comportamenti virtuosi perchè non c’è più nulla da redistribuire. E siamo convinti – ha concluso – che il premier ci capirà».

Il nodo dei tagli agli enti locali resta dunque in piedi. I presidenti di Lazio, Calabria e Campania (Renata Polverini, Giuseppe Scopelliti e Stefano Caldoro) sono arrivati a palazzo Grazioli nel pomeriggio per essere ricevuti da Berlusconi. I tre, insieme ai governatori di Abruzzo e Molise, avevano chiesto un incontro con il premier per discutere delle misure previste dalla manovra anche in relazione alla difficile situazione dei conti della sanità.

Intanto si allarga il fronte della protesta contro la manovra dell’Esecutivo. Oggi anche i diplomatici hanno scritto una lettera di protesta al Governo e si dicono pronti a scioperare contro una manovra economica con «implicazioni pesantissime non solo sulla Farnesina». Nella missiva, firmata dallo Sndmae, la principale sigla sindacale del ministero degli Affari esteri, si paventa infatti la possibilità «di giungere alla misura estrema, e per noi inusuale, dello sciopero, cui la Carriera, in servizio a Roma ed all’estero, aderirebbe con grande convinzione».

da www.ilsole24ore.it