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«La scuola ha i capelli grigi, in cattedra prof cinquantenni», di Salvo Intravaia

Docenti sempre più anziani. Anche i precari hanno un’età elevata. E solo 13 giovani su cento diventano di ruolo

ROMA – Per la prima volta, la scuola italiana è over 50. Il dato emerge rielaborando i numeri relativi all’anno scolastico 2009/2010 del ministero dell’Istruzione. Rispetto all’anno precendente l’età media degli insegnanti è ulteriormente cresciuta superando, probabilmente per la prima volta da quando esiste la scuola pubblica nel nostro Paese, la soglia “psicologica” dei 50 anni. Nel dopoguerra, la penuria di laureati consentiva l’accesso alla cattedra anche ai diplomati. Per le maestre di materna ed elementare è stato così fino a pochi anni fa. Poi sono arrivate le Ssis (le Scuole di specializzazione per l’insegnamento secondario), di durata biennale, e i corsi triennali di Scienze della formazione primaria. E oggi per i quasi 8 milioni di alunni italiani incrociare prof giovani è diventato sempre più difficile: gli under 30 sono ormai una specie rara e i non più giovanissimi under 40 rappresentano una minoranza.

I numeri lo confermano. Nel 1998 l’età media degli insegnanti superava appena i 45 anni, oggi siamo oltre i 50. Se 12 anni fa 4 maestre di scuola materna e 6 colleghe di scuola elementare non avevano ancora spento 30 candeline, oggi se ne conta meno di una su cento. Quasi nessuno, invece, tra le fila dei prof di scuola media e superiore. Anche gli under 40 costituiscono una sparuta minoranza: appena 13 su 100. Poco più di un decennio fa erano il doppio: più di un quarto dell’intero corpo docente. A imbiancare le teste dei docenti hanno contribuito i tagli agli organici e l’allungamento dell’età pensionabile. Insomma: gli alunni incontrano ormai a scuola docenti mediamente più vecchi dei loro genitori, anche alla scuola dell’infanzia.

E i dirigenti scolastici, chiamati a traghettare la scuola nel terzo millennio? Hanno in media 58 anni e gli under 40 non esistono quasi. Ma oltre confine le cose marciano in modo differente. In Finlandia e Norvegia, ai primi posti per risultati nei test Ocse Pisa rivolti agli alunni, un insegnante di scuola media su 10 ha meno di trent’anni e 4 su dieci meno di 40 anni. Ma non occorre spingersi troppo lontano per accorgersi che gli insegnanti più vecchi del mondo sono proprio quelli italiani. In Francia, gli under 40 rappresentano il 43 per cento e oltreoceano succede altrettanto: negli Stati Uniti siamo al 42% e in Giappone al 40. “Negli ultimi anni – dichiara l’ex viceministro della Pubblica istruzione del governo Prodi, Mariangela Bastico – è mancato il ricambio, attraverso le immissioni in ruolo, che aveva previsto il precedente governo: 150 mila assunzioni in tre anni, bloccate dall’attuale esecutivo”. Ma anche i precari della scuola sono con i capelli grigi: hanno in media 39 anni, otto su 100 ne hanno più di 50 e qualcuno ha oltrepassato i 60. Prima di entrare di ruolo, devono sottoporsi a una lunga gavetta: dei 62 under 40 su 100 iscritti nelle graduatorie dei supplenti diventano di ruolo appena 13. Ma il ministro dell’Istruzione Mariastella Gelmini sta mettendo mano alla cosiddetta formazione iniziale degli insegnanti. Il regolamento è ormai pronto, le nuove norme però per salire in cattedra sono già criticate dagli addetti ai lavori. “La bozza rischia di allungare ulteriormente i tempi – commenta la Bastico – per i futuri insegnanti della scuola dell’infanzia e della primaria, mentre per quelli della scuola media e superiore il percorso potrebbe accorciarsi. Ma la cosa che aggraverà la situazione è l’elevamento dell’età pensionabile a 65 anni per le donne, che nella scuola rappresentano la maggioranza”.

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