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Napolitano e i tagli. «La ricerca è garanzia del nostro futuro», di Marcella Ciarnelli

Certamente si può discutere sulle scelte da fare, ma non c’è dubbio che non possiamo far pesare sulle spalle dei giovani il costo del debito pubblico accumulato, e perciò bisogna restringere la spesa ma salvando le priorità. E io vorrei che fossero salvate le spese per gli investimenti, per la ricerca e per l’università, riconoscendo il loro carattere prioritario». Parla a una platea molto sensibile all’argomento il presidente della Repubblica che, a Trieste per assistere al concerto per l’amicizia diretto da Riccardo Muti, ha voluto partecipare all’inaugurazione della nuova sede della Sissa, Scuola Internazionale Superiore di Studi Avanzati, una delle eccellenze del nostro paese. Lo hanno accolto i docenti, le autorità, ma innanzitutto i giovani studenti e i ricercatori, in piedi per tutta la durata della cerimonia, indossando tutti una maglietta con su scritto «Salviamo la ricerca». Sono i diretti interessati, quelli che saranno coinvolti assieme ai loro colleghi di tutt’Italia nei tagli previsti dalla manovra su ricerca e università e anche nella riforma di quest’ultima per alcune parti contestata. Ed è a loro che il presidente si è rivolto invitandoli «ad avere fiducia» anche se lui per primo si rende conto che è una richiesta «non facile». Eppure Napolitano ha detto di «esitare» a chiedere di «salvare la ricerca» perché «mi rifiuto di credere che stia annegando ».E ha aggiunto che «non riconoscere la priorità della ricerca significa non avere il senso della storia del nostro Paese». Anche se la manovra impone dei sacrifici e la riforma dell’Università, che da martedì andrà in discussione, è diventata necessaria davanti a una situazione disordinata e a volte improduttiva. Ma «legge di riforma e una dotazione adeguata sono le due facce di una stessa medaglia». Quindi «io prendo atto con molta fiducia dell’impegno pubblico e diretto del ministro dell’Economia, Tremonti a provvedere nella parte successiva all’approvazione della manovra finanziaria, e cioè in vista della definizione degli impegni di bilancio per il prossimo anno, a discutere con serietà il fabbisogno del fondo di finanziamento ordinario dell’Università». Ciò che auspica il presidente è che problemi di questa entità siano affrontati non perdendo mai l’interesse collettivo. Anche se non si sta dalla stessa parte. «In un paese democratico non mancano i campi, i problemi e le scelte su cui contendersi il voto, i consensi, confrontarsi anche aspramente. Ma ci sono alcuni problemi che esigono condivisione perché sono scelte di medio e lungo termine che non possono essere disfatte se cambia il colore di un’amministrazione, richiedono continuità». Tra i problemi e le scelte a cui fa riferimento il presidente ci sono quelli legati alla manovra economica, conseguenza di una crisi mondiale senza precedenti ma che in Italia si trova a misurarsi con il pesante debito pubblico che condiziona da decenni la nostra economia. È difficile il tempo delle scelte. «So quanto lo è fissare delle priorità di spesa quando ci si siede al tavolo del Consiglio dei ministri,ma riuscire a farlo, significa riconoscere che diamo importanza al nostro futuro. E la ricerca è la garanzia del nostro futuro». Rappresentata dai giovani che lo hanno ascoltato e applaudito e che è ingiusto portino sulle spalle un fardello che non hanno contribuito a creare ma che rischia di condizionare la loro vita.

L’Unità 14.07.10