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Giustizia Civile, Organizzazione e Carcere: le proposte Pd

Orlando: “Forse saranno temi poco interessanti ma noi vorremmo che ci si impegnasse meno sui processi di Berlusconi e più sui processi delle persone. Ma c’è da domandarsi chi è l’interlocutore alle nostre proposte? C’è un interlocutore? È necessario un decoro minimo perché parliamo con persone che invece di accelerare sul ddl intercettazione dovrebbero controllare meglio le intercettazioni a loro carico” (il riferimento è al sottosegretario Caliendo nello scandalo della P3).
Sono state presentate le proposte del Pd su Giustizia Civile, Organizzazione e Carcere. Durante una conferenza stampa, il responsabile Giustizia, Andrea Orlando insieme ai responsabili del Forum Giustizia del Pd Sandro Favi, (Carceri), Alberto Maritati (Organizzazione giudiziaria) e Cinzia Capano (Giustizia Civile) hanno elencato le diverse proposte in una materia che trova sempre meno spazio nell’agenda politica italiana.

Dal Pd nasce un viaggio nel mondo della Giustizia e degli uffici giudiziari che dopo Torino, toccherà le tappe di Napoli (a fine mese) e di Palermo (a settembre in concomitanza della Festa Nazionale sulla Giustizia). Il Pd ascolterà i vertici, gli operatori, i magistrati e gli avvocati; visiterà le carceri per conoscere e fare propri i problemi che si vivono quotidianamente e trovare soluzioni adeguate. Uno sforzo non isolato perché le conclusioni finali verranno proposte all’intera opposizione per una lotta politica unitaria.

Per Andrea Orlando si tratta di riformare 3 temi urgenti perché “in fase di esplosione, che solo accidentalmente trovano spazio nell’agenda politica”. La Giustizia Civile è forse “la priorità dove si manifesta il fallimento del governo di Berlusconi”. Un costante elemento di insicurezza e un’ipoteca in più per il Paese. È a rischio la tutela del credito per i tempi non certi del processo.

“E in questa materia non sono più possibili colpi di mano o improvvisazioni” ha continuato Orlando. “Né tanto meno è possibile il tentativo di mettere la riforma della Giustizia Civile nella manovra finanziaria. Sarebbe la conferma di povertà di idee e di mancanza di senso di responsabilità nei confronti del Paese”.

Con il governo Berlusconi si è assistito allo spegnimento della via amministrativa. “Si riducono le risorse sulla Giustizia senza provvedere ad alcuna riorganizzazione. Questo è il risultato di un disegno politico: provocare il collasso per poi denunciarne l’inefficienza”.

La riorganizzazione dei processi parte soprattutto dalla razionalizzazione del numero dei tribunali e dalla loro informatizzazione. Altrettanto prioritario è risolvere il problema delle carceri: “il governo ha seguito lo stesso schema del terremoto a L’Aquila – ha continuato Orlando – perché continua a pensare al problema del sovraffollamento delle carceri come una questione di emergenza da risolvere con interventi eccezionali e, quindi, in deroga alle opere pubbliche”. Non c’è nessun piano di lungo respiro e così facendo il “dettato costituzionale è lettera morta non essendoci nessuna riabilitazione sociale futura e assistendo al duplicarsi del numero dei detenuti rispetto al numero di capienza massima delle carceri”.

Il carcere non è l’unico mezzo di repressione del crimine. “Anzi, il governo Berlusconi ha prodotto durezza per i poveri e poca roba per i pezzi grossi. Forse saranno temi poco interessanti ma noi vorremmo che ci si impegnasse meno sui processi di Berslusconi e più sui processi delle persone. Ma – ha concluso Orlando – c’è da domandarsi chi è l’interlocutore alle nostre proposte? C’è un interlocutore? È necessario un decoro minimo perché parliamo con persone che invece di accelerare sul ddl intercettazione dovrebbero controllare meglio le intercettazioni a loro carico (il riferimento è al sottosegretario Caliendo nello scandalo della P3). Insomma proposte sì, ma non stiamo sulla Luna”.

Cinzia Capano, responsabile Giustizia Civile ha spiegato che “degli 8000 togati in Italia, solo 2000 si occupano di Giustizia Civile. Alfano è stato l’unico ministro nella storia della Repubblica ad aver messo d’accordo magistrati e avvocati contro la sua riforma. Quello che proponiamo è l’inserimento di una nuova figura lavorativa: l’assistente del giudice. Quattromila nuovi posti di lavoro per un costo complessivo di 80milioni con il grande beneficio di smaltire l’arretrato che blocca i processi ed evitare che se ne formi di nuovo. Secondo punto nodale sarà il passaggio dal giudice unico al rito unico per razionalizzare i processi che oggi sono troppo frammentati”.

“Il male peggiore della giustizia è il tempo. Troppo tempo passa per garantire servizi ai cittadini” Così Alberto Maritati, responsabile Organizzazione del forum Giustizia. “Non si riesce ad abbattere i tempi del processo. Le riforme della Giustizia sono state già avviate con il ministro Castelli prima e il ministro Mastella poi. Le riforme ci sono, discusse e pronte in Parlamento: vanno semplicemente attuate. Il problema non sta nei magistrati pazzi o politicizzati ma nella riorganizzazione della Giustizia e nella razionalizzazione del processo. Il Sigi (Sistema integrato giudiziario informatizzato) può essere una soluzione al problema dei tempi ma il governo lo ha rifiutato”.

“I carceri sono arrivati al limite. Ci sono crescenti tensioni tra detenuti e operatori che acuiscono i gravi problemi all’interno dei carceri come l’autolesionismo dei detenuti”, lo ha dichiarato Sandro Favi, coordinatore e responsabile Carceri del forum Giustizia. “Difronte all’assenza del governo serve un cambio di rotta attraverso la riforma del codice penale. Stabilire cosa sanzionare con il carcere e cosa con forme alternative. Quindi intervenire sulle tre leggi che hanno aumentato in maniera esponenziale il numero dei detenuti: la Bossi-Fini, la ex Cirielli (recidiva) e la Giovanardi (tossicodipendenti). Come si può parlare di tagli quando il Dap (Dipartimento amministrazione penitenziaria) si regala una Jaguar da 45mila euro? Quale detenuto sarà tradotto con la Jaguar? Molto meglio se quei soldi venivano investiti in buoni benzina”.

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Andrea Draghetti