attualità, politica italiana

"La fiducia, chance persa", di Paolo Giaretta

La richiesta dell’ennesima fiducia da parte del governo conferma che la debolezza più grave della manovra è la sua mancanza di ambizione e coraggio. La crisi sempre può costituire una occasione: per migliorare i fondamentali del paese. Un’occasione che non dovrebbe essere sprecata.
La crisi è invece per il governo diventata un alibi. Per affrontare senza discussione all’interno stesso del governo una manovra senza prospettiva, di fronte ad una urgenza ostinatamente negata per un lungo periodo. Tra qualche mese saremo da capo, purtroppo.
Non c’è niente da fare.
Non servono manovre solo Finanziarie. Occorre agire sui fondamentali del paese: bassa crescita, negli ultimi 10 anni siamo cresciuti poco più della metà della media europea. Caduta della competitività: negli ultimi 10 anni la nostra produttività del lavoro è cresciuta di 3 punti rispetto ad una media euro di 14. Il dramma della disoccupazione giovanile e femminile: su 10 posti di lavoro persi 8 hanno riguardato giovani tra 18 e 29 anni. Siamo in Europa il primo paese per ineguaglianze economiche ed immobilismo sociale. Secondo i test Ocse Pisa quasi un terzo dei nostri studenti ha difficoltà nella lettura e comprensione di un testo. Siamo di molto sopra la media europea, in negativo: altro che tagliare la scuola! Questi sono i fattori su cui agire e il Pd ha messo in campo le proprie proposte attorno a tre pilastri. Intanto il fisco. La crisi è l’occasione per reimpostare la struttura fiscale italiana verso una maggiore equità.
Abbiamo proposto di incominciare a farlo. Almeno un euro su due di quelli provenienti dalla lotta alla evasione fiscale secondo la nostra proposta deve andare ad alleggerire la posizione dei contribuenti onesti. Un fisco amico della famiglia è stato detto molte volte. Si può, abbiamo proposto un menu di opzioni. Il raddoppio per le detrazioni per figli aumentando la soglia di detraibilità ferma da molti altri. Oppure la deducibilità delle spese per baby sitter, asili nido, badanti che condizionano pesantemente i bilanci delle famiglie. Oppure l’adozione di uno strumento universale, la dote fiscale per i figli, prevedendo un assegno di tremila euro annui fino al diciottesimo anno di età. Sarebbe bastato scegliere. Per le imprese proponiamo di togliere il costo del lavoro dall’imponibile Irap delle piccole imprese e dei professionisti. Paghi chi non ha pagato: capitali scudati a prezzo vile, rendite finanziarie e soprattutto gli evasori fiscali, riscoperti (finalmente e speriamo non a parole) da Tremonti, dopo tre condoni e uno scudo generosissimo: il malaffare che emerge attorno a Flavio Carboni e soci dimostra che la ripulitura di capitali sporchi è strumento essenziale per i circuiti malavitosi.
Poi la riduzione della spesa pubblica improduttiva. 14,8 miliardi di tagli alla spesa del sistema delle autonomie e 3,4 della spesa dei ministeri? È uno squilibrio inaccettabile, Si può fare diversamente e lo abbiamo dimostrato. Agendo sul complesso dei capitoli del bilancio e non solo sulle somme cosiddette rimodulabili. Riorganizzando le strutture periferiche dei ministeri, unificando i grandi enti previdenziali, riducendo la pletoricità della presidenza del consiglio, tagliando drasticamente spese superflue di funzionamento a cominciare da auto blu e voli di stato. Troppo comodo scaricare su altri l’incapacità di controllare la spesa di propria competenza.
Infine lo sviluppo. Di nuovo agendo sui mercati chiusi (banche, assicurazioni, energia, farmacie), sostenendo ricerca e investimenti produttivi al sud, green economy, infrastruture strategiche come portualità e banda larga. La cifra della mancata ambizione della manovra sta in questo: si trovano 20 milioni di euro per finanziare la “mini naja”, tre settimane perse di esercitazioni paramilitari e si lasciano i giovani ricercatori senza prospettiva.
Abbiamo dimostrato che si può fare diversamente (sul sito www.paologiaretta.it le nostre proposte) in un quadro di rigore finanziario ma con un occhio aperto sullo sviluppo.
Abbiamo dichiarato la nostra disponibilità a concentrare le nostre modifiche in 25 emendamenti, quelli strategici. Niente da fare. La fiducia a nascondere la grande debolezza politica di un governo che ha perso la bussola.

Da Europa Quotidiano 15.07.10