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"Bene la Gelmini quando ci copia, ora ci segua anche su ricercatori, studenti e risorse", di Marco Meloni

Il fatto che, seppure con qualche mese di ritardo, il ministro Gelmini riprenda la proposta del Partito Democratico sul ricambio generazionale nell’università che il governo aveva bocciato in commissione al Senato, è positivo. Viceversa sono del tutto fuori luogo le sue polemiche sulle civilissime forme di protesta dei ricercatori, che si stanno limitando a svolgere i compiti previsti per loro dalle norme vigenti. Il danno agli studenti lo fa la sua proposta di legge che non prevede nessuna risorsa per promuovere il diritto allo studio dei meritevoli ancorché privi di mezzi, come afferma la Costituzione. Al governo e alla maggioranza diamo un consiglio: leggano le nostre proposte su studenti, ricercatori e risorse, abbiano l’umiltà di tornare sui loro passi e di accoglierle, così da modificare in modo significativo una legge finora pessima.

In effetti, nell’intervista rilasciata oggi al Corriere della Sera la Gelmini riprende integralmente la nostra proposta di adeguare al resto d’Europa l’età di pensionamento dei docenti universitari, utilizzando tutte le risorse liberate per assumere nuovi docenti e consentendo alle università di fruire delle attività di ricerca e didattica dei docenti attivi con specifici contratti. Il fatto è apprezzabile, ma da sola questa proposta serve a poco.

Per fare di questa legge un provvedimento che parli ai giovani e al futuro del Paese è necessario intervenire almeno su tre questioni: ricercatori e carriera, studenti e risorse. La proposta della Gelmini condannava i ricercatori a un ruolo ad esaurimento senza alcuna prospettiva, mentre occorre aprire una stagione di concorsi che dia a tutti, gli strutturati e i precari, la possibilità di misurarsi per accedere al ruolo unico di docenza che il PD propone. Nessuna sanatoria, ma spazi per chi lo merita in tempi molto rapidi. E aboliamo una volta per tutte il precariato intellettuale, col contratto unico formativo di ricerca.

Infine la questione centrale, senza la quale qualsiasi riforma è carta straccia: le risorse. Risorse per il diritto allo studio e l’edilizia universitaria. E finanziamento del sistema, per il quale spendiamo poco più della metà della media dei paesi europei e che invece il governo ha sottoposto a un taglio del 20% in tre anni. Con la conseguenza che le università tra pochi mesi non avranno le risorse neppure per pagare gli stipendi. Come ha affermato di recente il presidente Napolitano, riforma e risorse adeguate per università e ricerca sono due facce della stessa medaglia. Finora il governo ha detto costantemente no, introducendo anzi nuovi tagli nella manovra. Speriamo che anche su questo punto abbia l’umiltà e il buon senso di cambiare la sua posizione.

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Meloni ribatte alla intervista del COrriere della Sera alla Gelmini

CORRIERE DELLA SERA INTERVISTA GELMINI – Il ministro Mariastella Gelmini intervistata sul Corriere della Sera. Abbassare l’età pensionabile per i professori universitari che non rispettano neanche quella die 70 anni. Lo dice il ministro, sorpresa e indignata dal fatto che “alcuni dì loro cerchino di mantenere in servizio i docenti anche dopo i 70 anni. Alla Sapienza di Roma, ad esempio, i cosiddetti professori senior possono restare fino a 75 anni. La nostra legge è già molto generosa in Europa solo noi arriviamo a 70. Tutti gli altri si fermano a 65, la Francia a 67”.

Il ministro ha appena inviato una lettera a tutti i rettori delle università italiane e non esclude che il governo possa fare un emendamento alla riforma dell’università per abbassare l’età pensionabile dei professori universitari a 65 anni. C’è bisogno di un ricambio generazionale, e la crisi economica obbliga a scegliere, dice ancora: “Chi va in pensione oggi ha maturato un`anzianità tale da poter stare relativamente tranquillo. Mentre abbiamo un problema di precariato che ci portiamo avanti da anni. Non lo possiamo rendere ancora più grave per fare altri favori a chi già ha avuto tanto”.
Gli stipendi dei professori anziani sono i più cari e con i soldi risparmiati si possono aumentare gli stipendi dei precari. Si parla di fuga dei cervelli, dice il ministro, per mancanza di fondi e poi si usano i soldi per mandare in pensione più tardi chi ha già avuto tanto. Bisogna aiutare la parte più debole, i giovani.

L’intervista ruota quindi sulle contestazioni al ddl e al taglio risorse nelle università e nella scuola: e la minaccia dei professori di sposgtare gli esami “Non è ammissibile far pagare agli studenti la protesta dei professori e dei ricercatori. Gli esami si fanno nei tempi e nei modi previsti perché è un obbligo di legge, punto e basta”.