attualità, politica italiana

"Così le rettifiche e le multe uccideranno i blog", di Leonardo Tondelli

Certo che noialtri blog siamo sempre così allarmisti. Non è bello poter scrivere quel che ci pare senza responsabilità? E invece no, siamo sempre preoccupati che la pacchia stia per finire. C’è sempre in discussione un decreto, un disegno, un codicillo che minaccia la nostra stessa esistenza. Eppure in un qualche modo ce l’abbiamo sempre fatta, da dieci anni in qua. Cerchiamo di capire cosa rischiamo stavolta con quel comma 29 che l’onorevole Bongiorno non vuole assolutamente modificare.

Allora, mettiamo che io sia una tranquillissima persona con un blog, che aggiorno un paio di volte alla settimana. Un blog di foto di gatti, che ne dite? Più innocuo di così. Io ovviamente sto molto attento a non diffamare mai nessuno, gatti o padroni di gatti. Mettiamo che io venerdì pubblichi la foto del mio gatto in una scatola, prima di partire per il week end.

Il mio blog però è aperto ai commenti: che blog sarebbe, altrimenti. Ora accade che nella mattina di sabato tra i miei commentatori scoppi una polemica virulenta tra i sostenitori di due varietà diverse di cibo per gatti. In particolare c’è un commentatore anonimo che lascia una critica fortissima, anche se un po’ campata per aria, nei confronti delle scatolette XYX. Tutto questo avviene mentre io sono in spiaggia a pigliare il sole, e il blog è l’ultimo dei miei pensieri. Le accuse contenute nel commento sono veramente infamanti e arrivano quasi subito sul tavolo dell’ufficio stampa dell’azienda XYX, che in realtà è il signor XYX medesimo. Insomma, verso mezzogiorno nella mia casella mail c’è già una richiesta di rettifica. Io nel frattempo sto affrontando un piatto di spaghetti alle vongole: l’ultima cosa che mi può venire in mente è controllare la mia mail per vedere se per caso qualche commentatore non abbia diffamato un’azienda di cibo per gatti a mia insaputa.

La domenica sera arrivo a casa stanco e mi corico senza aver aperto la mail. Lunedì ho la sveglia alle sette, perché lavoro anch’io, cosa credete? I blog di gatti non danno il pane. Alle due, prima di finire la pausa pranzo, finalmente scorro la mail personale. Scopro di essere responsabile di una grave diffamazione ai danni della ditta XYX. Cancello immediatamente il commento anonimo, e in due minuti pubblico la rettifica. Ma è troppo tardi, sono già scadute 48 ore, devo pagare una multa. Quanto fa? 12mila euro. Magari voi pensate che me la sia cercata. Chi me l’ha fatto fare di lasciare i commenti aperti al pubblico? È ammissibile che al giorno d’oggi il responsabile di un blog di gatti non controlli la mail per 48 ore di fila? Forse avete ragione, ma nel frattempo io ho un buco di dodicimila euro. Come lo riempirò?

D’un tratto, un’idea: come un lampo nel buio. Mi metto a caccia di blog. Devono essere poco importanti, amatoriali come il mio. Scritti da gente che lascia i commenti aperti, ma poi magari non aggiorna per intere settimane. Ce n’è a bizzeffe, ma alla fine scelgo quello del vostro figlio quindicenne metallaro, che non ha mai scritto un post tra il martedì e il giovedì. Proprio la finestra temporale che fa per me. Aspetto fino a martedì sera, e poi colpisco. In fondo a un post di quattro anni fa, scrivo un commento anonimo ferocissimo… su me stesso. Mi autodenuncio come sequestratore e seviziatore di felini. Sì, pare che io abbia un garage pieno di gattini bonsai. E mercoledì mattina, di buon ora, con la mia mail ufficiale, mando a vostro figlio metallaro una richiesta di rettifica. Lui la mia mail non la legge, è da due anni che non apre nemmeno la posta, perché tanto coi suoi amici si trova su Facebook. Non importa, dopo una settimana arriva la multa. Dodicimila euro.

Lui ci rimane così male che in un raptus distrugge tutti i vinile dei Sepultura. Si chiude a chiave e non accende più la luce. Cosa starà combinando? Dopo qualche ora sfondate la porta. È al computer. Sta cercando un blog dove autodiffamarsi. Ne ha appena scelto uno tutto cuoricini ed hello kitty. Diabolico!

L’Unità 27.07.10

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“L’assurdo comma anti -web”, di Pina Picerno

Quel che più stupisce, del disegno di legge sulle intercettazioni, non è l’assurda pretesa della maggioranza di continuare a difenderlo: ciò che stupisce è l’assoluta irragionevolezza delle norme che contiene, che la rendono, alla prova dei fatti, inapplicabile e illogica.Abbiamo denunciato, e lo hanno fatto anche giornalisti, editori, magistrati e giuristi, che il vero obiettivo non è quello di difendere la privacy dei cittadini, ma piuttosto quello di limitare l’uso delle intercettazioni nelle indagini e mettere bavagli e guinzagli a una stampa vissuta sempre come troppo libera.La riprova è un comma piccolo ma devastante, il comma 29 dell’art.1, che rappresenta il più grande tentativo di limitare la libertà del web mai prodotto fino a questo momento.

Il comma in questione sottopone qualsiasi pagina web alle stesse regole dei giornali: andranno pubblicate le rettifiche entro 48 ore, con la stessa evidenza della notizia originale. Chi non ottempera a quest’obbligo rischia sanzioni fino a 12.500 euro: un bel deterrente dal trattare argomenti “sensibili”…

E’ evidente che chi produce proposte come questa conosce ben poco il reale funzionamento del web. Immaginate un qualsiasi blogger, che parte per un week end al mare e resta all’oscuro di una richiesta di rettifica; oppure Wikipedia, costretta a pubblicare rettifiche su qualsiasi voce di attualità dell’enciclopedia. Oppure un qualsiasi Social Network, Facebook, ad esempio, magari la pagina di un “gruppo”: gli amministratori si ritroverebbero a dover dare conto di quel che viene “postato” in tempo reale da migliaia di utenti diversi. I grandi gruppi editoriali vengono messi sullo stesso piano di un qualsiasi utente del web in grado di scrivere qualsiasi cosa su qualsiasi pagina.

Un’assurdità vera e propria, che rischia di dare un colpo mortale alla libera informazione, alla rete e in particolare agli strumenti web che ci consentono di interagire in tempo reale attraverso scambi di informazioni pubblici e non filtrati.

In Commissione giustizia la maggioranza ha respinto le richieste del PD per la cancellazione di questa norma: sul web sta avendo grande successo la raccolta di adesioni all’appello per salvare la rete. Porteremo anche in aula questa battaglia, con qualsiasi mezzo utile a fermare questo scempio.

L’Unità 27.07.10