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Che fine ha fatto la Rai?

C’era una volta il servizio televisivo pubblico. Oggi la Rai, tra flop e bilanci in rosso, è sempre più piegata al volere del premier. Masi, l’intoccabile, si permette anche il lusso di non presentarsi all’audizione in Commssione di Vigilanza. I dirigenti si spartiscono un milione di bonus per i grandi meriti. Esistono due realtà sulla Rai? È possibile pensare che sia tutto rose e fiori come ci propina il Tg1 o che qualcosa di marcio oltre in Danimarca, c’è anche a Viale Mazzini? È estate e come logico(?) il periodo delle nomine (epurazioni) e delle scelte nodali per l’azienda. Ma mentre il bilancio parla di un clamoroso fallimento della gestione berlusconiana della Rai (deficit di 60 milioni con la previsione di un raddoppio per il 2010), viene elargito un premio di un milione di euro per i dirigenti. Chissà quanto di buono devono aver fatto!

Oddio andando più nel dettaglio la cifra relativa in quanto il milione va ridistribuito per i ben 245 dirigenti non giornalisti della tv pubblica. Insomma, bruscolini. Ma è anche vero che tutto questo è surreale se solo si paragonano le quotidianità della gente comune che non arriva a fine mese con il proprio stipendio o gli abitanti de L’Aquila ancora sommersa dai detriti nonostante il “miracolo” berlusconiano.

Ecco uno stralcio di una lettera inviata ad Articolo21. E’ tempo di “golpe” d’agosto in Rai: nell’ultimo anno, i soli direttori giornalistici si sono guadagnati aumenti di stipendio per quasi 800 mila euro. A tradurre grossolanamente, l’equivalente del salario di 120 operai, o di 100 impiegati o di 50 praticanti giornalisti? 800 mila euro sempre moltiplicati da qui all’eternità del loro permanere in azienda. Esistono i direttorissimi ed i direttori semplici. Signore e signori con 2, persino 3 aumenti di merito in 12 mesi, a colpi di 30, 40, 50 mila euro a volta… Ma restiamo ai Top. Questa volta i dirigenti non giornalistici. Niente nomi, ovviamente, e cifre in approssimazione per difetto. Vertici che si contano sulle dita di una mano si sono spartiti 600, 650 mila euro di aumento, soldi in più sui già moltissimi che guadagnavano. Costo aziendale, azzardiamo, quasi un milione. Uno più uno meno, nel buco Rai: al massimo, per rimediare, chiudi qualche piccola rubrica culturale regionale, togli i vestiti ai costumisti e tosi i parrucchieri nei teatri di posa. Aumenti – conclude la lettera inviata ad Articolo21 – oltre ad eventuali gratifiche, dai 20 ai 50 mila euro ogni volta e, per alcuni, tre volte in un anno…”.

Cosa? È tutto un falso urlano da Viale Mazzini. Nell’ultimo periodo gli ascolti sono aumentati, il sito del Tg1 ha raddoppiato gli utenti e il resto sono calunnie o, per usare le parole del direttore Minzolini, “gossip”. Ma ammesso e non concesso che la presenza di qualche immigrato di ritorno a casa per le vacanze estive abbia aumentato il numero degli telespettatori e che il sito del Tg1 sia passato da 10 a 20 utenti, il segreto di Pulcinella è stato smascherato da tempo.

Tutti i giornali di ieri e oggi, compreso quello di “famiglia” e quello di Belpietro, parlano dello scandalo P3, della cricca, degli affaristi e pseudo-investitori che si sono arricchiti con l’inganno, delle indagini su Verdini, Caliendo, Dell’Utri, Cosentino, dei litigi tra Berlusconi e Fini e dell’implosione del Pdl.
Questa, invece, è la scaletta del Tg1 delle 20:

* Blitz contro la ‘Ndrangheta con la cattura del Boss di Rosarno. Berlusconi (e questa non è una barzelletta): “Legalità e sicurezza sono le stelle polari del governo” (!!! incredibile!!!)
* Fiducia sulla manovra. Ai parlamentari 1000 euro in meno di stipendio;
* P3 e le dichiarazioni di estraneità degli indagati (si rovescia l’informazione)

Alle ore 20.12 la parte politica è già finita ma non le chicche che interessano a tutti gli italiani: una badante che a Massa percuote un’anziana affetta dal morbo di Alzheimer; la peste dei kiwi con relativa intervista al ministro Galan che afferma come il ministero dell’Agricoltura stia studiando e verificando, per poi ristudiare e riverificare che i kiwi sotto la buccia sono verdi con piccoli semi;
il dramma di Giulia la ragazza sopravvissuta alla tragedia del Love Parade tedesco con oltre 20 ragazzi morti; un po’ di British Petrolium ma non certo sulle intenzioni di aprire un cantiere a poche miglia dalla Sicilia; tanto meteo, comprese le condizioni di caldo eccezionali a Mosca e finalmente la perla del giorno: i pericoli per l’udito nel correre (fare footing) con le cuffie!!!

“Il Tg è finito. Buona serata”. E grazie, mancava solo annunciare che tutti gli italiani domani avranno 1000 euro in più nei loro conti in banca!

Ma davvero è questa l’Italia in cui viviamo? E gli italiani sono così stupidi da crederlo?

Nel frattempo continua la voglia di epurazioni in casa Rai e soprattutto nel canale delle News. Essere bravi e imparziali come Corradino Mineo dà molto fastidio!

Per Matteo Orfini, responsabile Cultura e Informazione del Pd, “la vicenda Rai News è davvero emblematica dei problemi che la Rai vive in questo periodo. All’azienda occorrerebbe una riflessione profonda sull’offerta digitale e su come rafforzare il canale all news costruendo un progetto di vero rilancio. E nel farlo un’azienda seria valorizzerebbe competenze e esperienze di chi, come Mineo, ha saputo garantire, pur nelle assurde ristrettezze di mezzi e risorse, credibilità e ascolti al servizio pubblico. Nella totale assenza di prospettive e nella imbarazzante mancanza di un
progetto per il digitale terrestre, si continua invece con l’arrogante tentativo di occupare ogni spazio. Siamo chiaramente agli ultimi giorni di Pompei, con la Rai quotidianamente umiliata dall’aggressività di una maggioranza politica ormai in crisi. In un quadro così desolante emerge il ruolo paradossale di Bossi e di Calderoli, che hanno trasformato la Lega nel partito della lottizzazione e degli sprechi. Il Consiglio di amministrazione e il direttore generale si prendano una pausa di riflessione, dimostrino la loro autonomia e evitino che il Cda di domani si trasformi nell’ennesimo passo verso la dissoluzione del servizio pubblico radiotelevisivo.

Ma è sempre vero che nella Casa delle Libertà si fa un po’ come si vuole. Quindi se Masi viene convocato in audizione può decidere se andarci o meno. Visto mai ci fosse una legge sul legittimo impedimento anche per i direttori Rai.

“L’assenza del Direttore generale della Rai all’audizione in Commissione di Vigilanza di stamane è un fatto grave a livello istituzionale e politico. A livello istituzionale perché il Parlamento non può essere ridicolizzato. A livello politico perché, seppur nel pieno rispetto della discrezionalità dell’organo di governo della Rai, l’azienda non può sottrarsi al confronto con una Commissione bicamerale su temi che attengono alle modalità di garantire il servizio pubblico radiotelevisivo. Uno schiaffo al Parlamento, dunque, che non puo’ non avere conseguenze”. Lo ha dichiarato Giorgio Merlo, Pd, vice presidente della commissione di Vigilanza Rai.

Andrea Draghetti

www.partitodemocratico.it