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"Signora Gelmini che pasticcio sta facendo", di Andrea Satta

Nella tazzina di Anna c’è il dolce e c’è l’amaro. “Prendi il caffè?” Il cielo è terso a Stintino, il giorno dopo l’Isola de Cassintegrati, dove siamo stati a suonare e con Staino a disegnare (un fiore d’estate, fatto anche di scaricare + caricare + imbarcare + gip + asini, cinghiali e lepri + solitudine e disperazione). Maremaremare, non vogliono annegare gli operai, ma vivere felici. E’ vero, lo si sognava da bambini. E’ vero, era scritto negli occhi di Silvia Sanna e nel suo diario dei “Cento giorni”. Il cielo è azzurro oggi, imprevedibilmente dopo l’Odissea di ieri. Entra da Anna, Giovanni Azzena. Lui, detto Bibbo, è professore nella Facoltà di Architettura ad Alghero e Maddalena, sua moglie, è paleografa a Roma, a Tor Vergata. Bibbo vive spesso qui, la sua facoltà è stata giudicata, quest’anno, la migliore d’Italia. Sono angosciati dalle idee della Gelmini, che più che “Riforma” sarebbe da appellare “Controriforma Gelmini”. Mi consegnano i loro pensieri in una lettera. Ve li riassumo, li custodirò. “La biblioteca di Firenze non può rinnovare gli abbonamenti alle riviste scientifiche, io, Maddalena, per fare le fotocopie, mi devo comprare la carta. Chiuderanno le facoltà che hanno meno di 50 docenti, quindi la nostra pluripremiata facoltà di Alghero, che di professori ne ha 35, potrebbe paradossalmente, cessare di esistere. Valutazioni solo attraverso criteri numerici, e la qualità? Le pubblicazioni andranno fatte con grandi editori, a scapito dei piccoli specializzati, che in mondi come i nostri, fatti di passione, dettagli e territorio, sono i più idonei. Studierà chi se lo può permettere, come nell’America che Obama sta smantellando. Si ridurrà l’ Università a una scuola superiore. Si riserverà l’eccellenza ad una casta di eletti. La fuga dei cervelli? Se i cervelli non avessero gambe non potrebbero fuggire e le gambe sono la preparazione e la qualità dell’Università italiana. Certo, è vero, il potenziale ricercatore non trova destino in Italia e su questo si traffica per fare strada a questa riforma furbastra e populista, che favorisce i grandi baroni e nel frattempo finge di collocare i precari. Peccato che la loro assunzione sia collegata, in ragione di cinque a uno, al pensionamento di cinque ordinari, cioè si assumerà un precario, come ricercatore a tempo determinato, solo ogni cinque professori ordinari in pensione, quindi, mai. La Gelmini e i suoi autori non hanno capito che è lo Stato che deve credere in se stesso, che l’Italia è il paese dei beni culturali, che si deve puntare all’ investimento a lungo termine, al deposito dei saperi. Siamo italiani, noi. Qui ad Alghero facciamo girare i ragazzi, abbiamo tanti Erasmus, intorno alla facoltà c’è entusiasmo. Signora Gelmini, che pasticcio stai facendo…” .

L’Unità 01.08.10

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