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Decreto Federalismo, si ritassa la casa

Il consiglio dei ministri approva la cedolare secca sugli affitti. Fassina: “Inciderà soprattutto sui redditi bassi”. Zoggia: “Torna l’ICI per mettere la pezza alle falle di Tremonti”.
immagine documento il Consiglio dei ministri ha dato il via libera al decreto attuativo del federalismo fiscale che disciplina l’autonomia impositiva dei Comuni. Il rischio è quello di tornare a far salire le tasse, ma non si dice. E’ il federalismo fiscale della Lega e di Tremonti che cambia la tassazione sugli immobili, ma con un’aliquota unica sugli affitti al 20%, che punirà soprattutto le classi medie. E dal 2014 arriva poi la nuova imposta municipale “propria”, che sarà pagata sul possesso degli immobili (escluse le prime case) e anche sulle compravendite. All’8% sulle seconde case e del 2-3% sulle prime case.
In realtà, l’esecutivo di cui il ministro Tremonti sembra essere sempre più la guida e non un componente, sta varando non u’ imposta comunale unica bensì “una mega-patrimoniale”, è Stefano Fassina, responsabile Economia del Pd, ad evidenziarlo in una nota, in cui spiega che “in base alle anticipazioni riportate da Il Sole 24 ore, i milioni di famiglie che, con sacrifici, hanno comprato una seconda casa avranno un colpo pesantissimo pari, in media, al raddoppio dell’Ici oggi versata, mentre chi ha miliardi investiti in titoli speculativi continuerà a pagare zero. Inoltre, va anche ricordato che l’aliquota scelta per la cedolare secca sugli affitti, 25%, è pari alla media dell’aliquota Irpef oggi versata sui redditi immobiliari. Quindi, alcuni pagheranno di più i redditi più bassi e meno i redditi più elevati. Insomma – ha concluso Fassina – si conferma, ancora una volta, che la Lega assiste Berlusconi e Tremonti nel togliere alla classe media per dare ai super-ricchi”.
In pratica torna l’ICI, ci spiega Davide Zoggia, responsabile Enti Locali del Pd: “Ha poco da gioire il governo per l’approvazione del decreto sul federalismo, si tratta di un tentativo un po’ confuso per limitare i danni prodotti dai tagli di Tremonti. Per rendere qualche risorsa ai comuni tartassasti dal ministro dell’economia si finisce per reintrodurre l’Ici, complimenti.
Le misure economiche del governo sono come quei pessimi programmi per computer che mandano in blocco il sistema e che richiedono continue pezze per funzionare, funzionare male. Prima si taglia e poi in maniera abborracciata si cerca di limitare i danni. Questo è il federalismo per la
Lega?”.

Un passo falso del governo stigmatizzato da Francesco Boccia, coordinatore delle commissioni economiche del Pd, il quale ha rilevato che “le indiscrezioni sul decreto attuativo sul federalismo fiscale confermano che la nuova imposta comunale sarà coperta dalla prima Finanziaria del prossimo Parlamento”. Come se non bastasse, “l’aliquota sarà decisa dal ministro dell’Economia e i comuni potranno apportare soltanto variazione entro lo 0,3 per cento, lo stravagante federalismo di questo governo – ha proseguito Boccia – è servito. È questo che vuole la Lega? È chiaro a Bossi che assistiamo allo stesso schema che ha portato al fallimento della devolution?”. Chiare le ipotesi di lavoro per uscire da questa situazione di stallo: necessario “un governo di transizione. È l’ unica strada per rimettere il paese in carreggiata. Basiamoci su poche certezze: rimozione del porcellum, messa in sicurezza dei conti pubblici e attuazione reale del federalismo fiscale facendo si che i comuni non siano costretti ad essere soltanto gli esattori di questi e dei prossimi anni”.
Anche per Raffaella Mariani e Chiara Braga, rispettivamente capogruppo e componente Pd della commissione Ambiente della Camera, non ci sono dubbi: “La nuova cedolare secca, così come proposta dal Governo, rischia di creare più danni che benefici. Come dimostrano le prime simulazioni, l’aliquota del 25% per i contratti liberi e del 20% per i canoni concordati, solo nelle aree ad alta tensione abitativa – avvantaggia soprattutto i redditi più alti, mentre per quelli più bassi l’effetto paradossale è di determinare un aumento della tassazione rispetto alla norma attuale, che prevede abbattimenti fino al 30% dei redditi imponibili per i canoni calmierati”. Di conseguenza, spiegano le due parlamentari del Pd nella loro dichiarazione congiunta, si tratta di “una misura iniqua ed inefficace spiegano le deputate, specie se non accompagnata da detrazioni a favore degli inquilini e da interventi sulla tracciabilità dei pagamenti; se confermata in questi termini, è difficile immaginare una significativa emersione del mercato sommerso degli affitti. Ancora una volta il Governo interviene in modo parziale, avvantaggiando sempre gli stessi, senza mettere mano ad un progetto organico che tenga conto della complessa articolazione sociale che esiste nel mercato abitativo”. Nessuna risposta efficace da parte del Governo, pertanto, al “disagio abitativo sempre più grave che attraversa il Paese, specie sul fronte delle locazioni”.

Come nota Il Sole 24 ore l’aliquota che scende al 20%, “rende ancora più ambiziosi i piani della lotta ad ampio raggio contro l’evasione immobiliare, essenziale per pareggiare i conti con l’Irpef attuale. Con la cedolare secca al 23% ipotizzata alla vigilia del decreto attuativo sarebbe caduto un quarto dell’imposta generata dal mattone, cioè circa 1,8 miliardi sui 7,5 calcolati da Economia e Territorio. Ma dato che la strategia della cedolare prevedeva l’emersione degli affitti in nero, stimata in quasi un miliardo (seconde case escluse), sarebbe stata sufficiente l’emersione del 60% dell’evasione per andare in pari con il gettito. Ora, però, con un prelievo ancora più leggero, il pareggio dei conti richiederebbe di far emergere una quota ancora più importante dei 500mila contratti che ogni anno sfuggono al fisco”.

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