cultura, economia

"Sette regole per sopravvivere alla crisi", di Gianfranco Fabi

«Non esiste vento favorevole per il marinaio che non sa dove andare»: la saggezza della lettera a Lucilio scritta duemila anni fa da Seneca appare quanto mai attuale di fronte alle incertezze e alle incognite che si sono create con la crisi globale degli ultimi anni. Le analisi si moltiplicano, come dimostrano gli interventi degli economisti sul sito www.ilsole24ore.com, interventi che nascono da esperienze, prospettive, scuole di pensiero diverse, ma che possiedono ciascuno tanti frammenti di verità, frammenti che ognuno può confrontare con la propria visione, con la propria prospettiva.

Il confronto appare allora importante per ritrovare la rotta perduta, per riuscire a sfruttare i pochi venti favorevoli, per rendere concreto quello che potrebbe sembrare solo uno slogan: trasformare la crisi in opportunità. Magari per scoprire che il punto di partenza non si può più trovare nelle ideologie, nei modelli teorici, nelle scuole di politica economica, ma deve partire dalla capacità della persona, di ogni persona di mettersi nella giusta prospettiva potendo contare innanzitutto nella fiducia in se stesso, nei propri mezzi, nelle proprie capacità.

È significativo che un esperto di economia e società come Jacques Attali, consigliere di Mitterrand prima e di Sarkozy poi, ponga proprio il rispetto di sé al primo posto tra le regole per Sopravvivere alla crisi, sette regole ciascuna delle quali peraltro si muove nell’alveo della personalità con un particolare interesse creato dal fatto che la stessa prospettiva si allarga dalle persone fisiche a quelle giuridiche e quindi alle imprese. «Il primo principio – scrive Attali – è quello di essere preziosi ai propri occhi, di attribuire importanza ai propri valori, di avere una ragione d’essere con un’energia e una vitalità che portano a sopra-vivere, ovvero a vivere meglio». E per un’azienda avere rispetto di sé vuol dire battersi per esistere, puntare sulla qualità, far partecipare i propri dipendenti, scegliere alleanze con quanti condividano i propri valori.

Questa attenzione alla persona in quanto portatrice di valori in grado di ricostruire il tessuto sociale sembra ripercorrere quella attenta esaltazione del “personalismo” che negli anni 30 del secolo scorso costituì il messaggio di un altro pensatore francese, Emmanuel Mounier. Fu proprio la grande crisi del ’29 che portò Mounier a contrapporre il valore della persona, con la sua spiritualità e la sua capacità di relazione, ai rischi dell’individualismo, cioè all’acritica convinzione che il bene egoistico dei singoli porti automaticamente al benessere collettivo. E fu Mounier a sottolineare come la fiducia nella persona e nella sua responsabilità può contrastare le paure di ogni tempo quando la malvagità e il potere possono prendere il sopravvento.
Il rispetto di sé quindi, tornando ad Attali, l’intensità, l’empatia, la resilienza, la creatività, l’ubiquità, il pensiero rivoluzionario: queste le sette regole, i sette volti di una sola identità, quella di chi vuole restare protagonista del proprio futuro nella convinzione che la società umana ha sempre saputo superare le guerre e le crisi facendo avanzare la propria civiltà.

Il Sole 24 Ore 06.08.10