attualità, cultura

"Il viaggio dell'Unità 150 anni dopo. Mille motivi per non votare Lega", di Giuseppe Civati

Arcore, esterno giorno, retro villa. Da una parte il mausoleo, in cui Berlusconi vuole crioconservarsi per l’eternità, dall’altra lo stabilimento della Rovagnati. Due simboli del vivere contemporaneo. In mezzo un grande prato verde, in pieno parco della Valle del Lambro. Berlusconi vuole farci venti palazzine. Dietro casa. Altro che Calvino e la Speculazione edilizia. Qui siamo al manierismo cementizio. Con annesso conflitto d’interessi plurimo: un geometra, che si chiama Magnano (inversione di consonante), un altro “eroe” che ora fa il sottosegretario di Formigoni (all’attrattività e alla promozione del territorio, guarda un po’). Un consulente dell’azienda – che si chiama sinistramente Idra – che fa l’assessore provinciale. Un sindaco che, a causa dell’Ici che non ha più per colpa del governo di Berlusconi, si affida agli oneri di urbanizzazione del Berlusconi imprenditore. Qualche chilometro più a sud, sempre lungo il Lambro, c’è la Cascinazza, un’area di Berlusconi che è stata appena ceduta per essere edificata. A occuparsene hanno mandato Paolo Romani, che fa l’assessore a Monza e, pare, diventerà ministro dello Sviluppo economico. Sappiamo anche di chi. In mezzo, tra Milano 4 e Milano 5, la brutta storia della Lombarda Petroli, con i milioni di litri sversati nel fiume. Chissà che non c’entri la ‘ndrangheta. Perché voi non lo sapete, ma in Lombardia, in una sola settimana, hanno scoperto la mafia e la cocaina. Deve essere stata una sorpresa. Stupefacente.

In fuga da Arcore, in un clima da classica del Nord (tipo Parigi-Roubaix), si prende la Pedemontana. Magari. Perché la Pedemontana non c’è, se ne parla dai tempi dei camuni e delle loro incisioni rupestri, ma la strada non si vede. Gli unici finanziamenti sono arrivati da Prodi, anche se qui si buttano tutti sulla Lega. Perché la Pedemontana chissà quando si fa, ma il ponte sullo Stretto, invece… Si attraversa la Lombardia, verso un altro pratone, quello di Pontida. Il primo a strumentalizzare il famoso giuramento, non lo sa quasi nessuno, fu Craxi. Per battere la Lega sul tempo. Ecco cosa si legge in una cronaca di Leonardo Cohen del marzo del 1990: «È il decalogo del Psi per la rifondazione dell’autonomia regionale. Uno Stato di tipo federativo, dove le Regioni siano dotate di maggior forza e di più sicura autonomia perché si possa attuare il cambiamento che noi caldeggiamo per la forma di governo statale. Insomma, è ormai tempo di voltar pagina, di rinnovare lo strumento del governo locale, vittima di uno Stato sempre più burocratico e centralista». L’impressione è che abbiamo proprio buttato via vent’anni, senza alcun risultato, non fosse stato per Bassanini, che al confronto dei “federalisti a parole” della Lega sembra uno svizzero dei Grigioni.

A Pontida c’è il “sacro suolo”, ma solo per motivi retorici. Perché, invece, tutto intorno, il consumo del suolo avanza. A parte Solza – dove il sindaco Carla Rocca (Pd) ha voluto un Piano di governo del territorio a crescita zero e il recupero del centro storico – il “verde” è padano, da quelle parti, ma non certo ambientalista. Le amministrazioni della Lega abbandonano i parchi, perché sono «baracconi». E c’è un centro commerciale e un nuovo insediamento residenziale a ogni passo. I leghisti bloccano le frontiere ma anche i corridoi ecologici, come ci ricorda Livio Mazzola, parlandoci del parco del Monte Canto e dei problemi che lo riguardano. Il pioniere, in Lombardia, è stato Domenico Finiguerra, sindaco di Cassinetta di Lugagnano (Milano), anche lui affezionato all’idea di fermare il cemento e di preservare il territorio. Anche in Toscana ci stanno pensando. La Regione vuole cambiare passo. E fa bene. Nella bergamasca leghista, dove si cercano le radici e nel frattempo si devasta il «piano di campagna», quelli del Pd sono attenti all’ambiente: quando i grillini hanno proposto i semafori a led, l’assessore Pierangelo Manzoni ha risposto, sicuro, lo stiamo facendo già. E i grillini ci sono rimasti. Bene.

Si riprende la strada, verso Villa d’Ogna, dove si producono i biliardini e dove l’ordinanza del sindaco qualche giorno fa li ha proibiti. Il calciobalilla, che uno pensa che ce l’abbiano con Fini. Ci sarebbe il problema della crisi occupazionale, della montagna, delle seconde case, quelle dei «puffi» le chiama Severo Speranza del Pd. Severo, netto nei giudizi ma ottimista e antileghista della prima ora, ha puntato sui pannelli solari e parla di biomasse, perché la montagna si salva solo così. Il sindaco del Paese del calcetto ha un fratello che è stato sindaco prima di lui. Lo si ricorda per un’ordinanza che vietava ai cani di abbaiare dopo le 22. Cose che capitano su al Nord. C’è un’ordinanza per paese. A Capriate hanno vietato il kebab, per motivi viabilistici: non c’entra la xenofobia, c’entra la manovra. Altri hanno pensato che bisogna piantarla con i burqa, anche se non ne hanno mai visto uno, nemmeno quando da Orio al Serio si sono recati in villeggiatura. E poi ci sono quelli che non si può «far flanella» dopo una certa ora, andare in giro per i parchi o per le piazze in due o più, che non ci si può sedere sui gradini, né sulle panchine o sulle altalene dopo una certa età, né mangiare per strada. Kebab o pizza, stavolta non importa. Né avvicinarsi ai luoghi di culto se non si è cristiani. Che un laico non sa nemmeno dove parcheggiare, in certi comuni. Ci vuole la guida Michelin delle ordinanze, per non sbagliare. O forse una veloce rilettura delle grida manzoniane, perché l’atmosfera è la stessa.

A Bergamo incontro Dario Guerini. Faceva l’assessore al bilancio, in città, per il Pd. Si discute del contrasto all’evasione fiscale, con le fatture da poter scaricare per i lavori domestici e non solo. E con la tracciabilità, nel tempo in cui Tremonti si mette a copiare Visco, anche se non lo ammetterà mai. Si parla del coinvolgimento dei Comuni nella lotta all’evasione, che Dario provò da assessore: una delle chiavi per rimettere in ordine le cose, in questo Paese. Si tratta dei Comuni virtuosi e dei parametri per valutarne le virtù. E dei controlli e delle sanzioni, puntualmente previsti e puntualmente disattesi e “sanati” qualche mese dopo. Cose che il Pd potrebbe proporre, in attesa che arrivi il federalismo: il sole delle Alpi e dell’Avvenire. Dario abita in via Quarenghi, la via del degrado che la giunta di centrosinistra ha cercato di riqualificare. E c’è riuscita, almeno in parte, perché ci sono ancora lo spaccio e gli spacciatori a cielo aperto. E però il Comune della destra non fa nulla per contrastarli. La sicurezza è un tema da campagna elettorale, non un impegno amministrativo. E gli stranieri sono brutti e cattivi, così si possono “usare” anche la prossima volta, per vincere le elezioni. La morale è: prendere sul serio la Lega, ma senza cercare di imitarla, anzi, passando all’attacco. Perché governano loro, da vent’anni, anche se fanno finta di stare all’opposizione. A pensarci, si potrebbe ripartire da Bergamo, come fecero 150 anni fa 150 bergamaschi. Rappresentavano quasi un quinto dei Mille, allora. E oggi, come allora, il fazzoletto d’ordinanza è rosso, mi raccomando. E va portato al collo, non nel taschino. Mica di confondersi.

L’Unità 13.08.10