economia

"Per le famiglie meno consumi e più debiti", di Valentina Conte e Rosa Serrrano

Roma e l´Ogliastra. Due province agli antipodi. E non solo geograficamente: l´una sul continente e l´altra sulla sponda tirrenica della Sardegna. A distanziarle sono i debiti familiari: oltre 22.394 euro per i romani, 5.784 euro per i sardi, quasi 4 volte meno. In media, ogni famiglia italiana è andata in rosso per quasi 16 mila euro nel 2009, 863 euro in più rispetto al 2008 (+5,7%) tra mutuo per la casa, finanziamenti per le ristrutturazioni, prestiti per gli acquisti. Poca cosa rispetto al balzo del 92% registrato dall´ingresso dell´euro. A partire dal 2002, e dunque in soli otto anni, mentre i prezzi sono aumentati del 16,6%, i debiti sono praticamente raddoppiati. Inevitabile correre ai ripari. Così, nel 2010 le famiglie frenano. Meno credito al consumo e dunque meno rate, dopo anni di crescita, e acquisti mirati: prodotti low cost, meglio se biologici, eco-compatibili e a chilometro zero.
A mettere in fila le province italiane, la Cgia di Mestre, che elabora dati di Istat e Bankitalia, scopre che al top della classifica si collocano gran parte delle città del Nord. Dopo Roma, ad esempio, troviamo Lodi (22.218 euro, il “rosso” per nucleo familiare nel 2009), poi Milano (22.083), Trento (21.644), Prato (21.442), Como (20.695). La prima provincia del Sud è Cagliari (15.846 euro), trentasettesima. «I più indebitati sono i territori che presentano anche livelli di reddito più elevati», conferma Giuseppe Bortolussi, segretario della Cgia. «A preoccupare è invece la crescita del debito tra il 2002 e il 2009. Molte province del Sud sono bel al di sopra del dato medio nazionale. Si tratta per lo più di famiglie monoreddito con figli che con la crisi si sono indebitate di più». Caserta, ad esempio, in otto anni ha registrato un aumento del 137,4%. Ogni famiglia è passata da 4 mila a 9.600 euro di debiti. Taranto del 131%. Napoli del 130%. Crotone del 128%. Brindisi del 111%. Dati che preoccupano l´opposizione. Stefano Fassina, responsabile economico del Pd, attribuisce la situazione al «governo irresponsabile e paralizzato dallo scontro interno» che «rende le famiglie più povere». Anche per Maurizio Zipponi (Idv) la causa è «la politica anacronistica del governo».
Il credito al consumo, intanto, inverte la sua corsa. Dopo anni di rialzi, dai 40 miliardi di prestiti totali erogati nel 2002 per l´acquisto di moto, auto, arredamento e altri beni di consumo ai 100 miliardi attuali, secondo Federconsumatori, ora segna un meno 11% nel 2009 e un meno 4,7% nei primi sei mesi del 2010 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. «I consumatori non scommettono sulla ripresa e sulla possibilità di migliorare il proprio reddito», spiega Giuseppe Piano Mortari, direttore operativo di Assofin. E dunque contraggono consumi e prestiti. Quelli “finalizzati”, cioè i finanziamenti concessi dal rivenditore in convenzione con banche o finanziarie, registrano un calo del 7,4%. La cessione del quinto dello stipendio o della pensione scende ancor più drasticamente: meno 11,9% nei primi sei mesi del 2010 contro un più 4% del 2009 e addirittura un più 39% nel 2008. Si contrae anche l´importo erogato: 12.974 euro in media contro i 13.581 euro del 2009 e i 15.908 euro del 2008.
Il quadro generale sembra dunque favorire consumi che, quando non si comprimono, diventano più selettivi. La tendenza, certificata dall´Osservatorio di Findomestic, è europea prima ancora che italiana. «I cittadini europei consumano meglio, senza però consumare meno», si legge nella ricerca, e circa due terzi tra loro già orientano gli acquisti verso prodotti biologici, a “chilometro zero”, equo-solidali, eco-compatibili e anche usati, provando così a coniugare «il benessere e il rispetto del pianeta con l´ottimizzazione del budget».

La Repubblica 15.08.10