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Rosy Bindi: «Ignorano i principi della Carta», di Natalia Lombardo

Non mi meraviglio delle minacce che vengono dagli esponenti del centrodestra: ancora una volta dimostrano la loro totale mancanza di cultura costituzionale»: così Rosy Bindi, presidente del Pd, commenta l’attacco del Pdl al Capo dello Stato.

Come valuta le parole di Napolitano?
«Sono richiami importanti: ha ricordato che c’è una Costituzione, che l’Italia è una democrazia parlamentare, che le Camere non le scioglie il presidente del Consiglio ma il presidente della Repubblica. È lui il garante della volontà popolare che si esercita dentro al Parlamento. Il Pdl si comporta come se fossimo una repubblica presidenziale».

Viene accusato di aver indicato, in anticipo, un governo tecnico.
«Napolitano non ha parlato di governo tecnico. Il Pdl ha scambiato per intervento politico il suo richiamo alla Costituzione, lo accusano perché non hanno cultura costituzionale. È la vera discriminante tra noi e loro».

Anche Schifani si richiama alla volontà popolare e al voto. Che ne pensa?
«Sono gravi e preoccupanti le parole della seconda carica dello Stato: non rispetta le prerogative costituzionali del Capo dello Stato perché confliggono con il suo interesse politico. Non è accettabile. La maggioranza ha il diritto e il dovere di provare a stare insieme. Non ci riusciranno, ma devono farlo per rispetto dei loro elettori, e se non hanno i numeri in Parlamento può formarsi una maggioranza diversa, che il Capo dello Stato ha il diritto dovere di registrare».

Quindi verificare se c’è una nuova maggioranza.
«Sì. Abbiamo una legge maggioritaria ma siamo una Repubblica parlamentare. Come recita l’articolo 1 della Costituzione, che al Pdl fa venire l’orticaria: “La sovranità appartiene al popolo che la esercita nelle forme e nei limiti della Costituzione”. Uno di questi limiti è il Parlamento e il potere di scioglimento è del Capo dello stato e non del Consiglio, né del presidente del Senato».

Dal Pdl contestano la scelta de l’Unità.
«Dovrebbe essere apprezzato il fatto che Napolitano ha scelto il giornale che in qualche modo è espressione di familiarità, criticarlo per questo vuol dire ignorare che, salvo alcune eccezioni, tutti hanno una storia politica. È irrispettoso nei confronti della persona, della sua storia e del suo valore».

Altra accusa a Napolitano: non ha difeso Berlusconi come Fini.
«Il Capo dello Stato ha detto una cosa importante: non si trasformino le crisi politiche in crisi istituzionali. È un richiamo corretto, non difende la persona di Fini, ma il presidente della Camera sotto attacco istituzionale, cosa che non è avvenuta verso Berlusconi, di cui nessuno ha chiesto le dimissioni per le vicende personali. Il paragone non regge: non c’è mai stato un linciaggio e una rappresaglia così forte a una istituzione».

Utilizzando i giornali di famiglia,
«Sì, per tutti ha parlato Stracquadanio: Fini come Boffo. E ora l’autorità garante dell’equilibrio fra le istituzioni ricorda che nessuna crisi politica, né un attacco alla persona, può trascinare con sé una crisi istituzionale».

Cosa pensa di un governo tecnico?
«Non abbiamo voglia di un ribaltone, abbiamo chiesto un governo di responsabilità nazionale per cambiare la legge elettorale e affrontare questa tremenda crisi, anche sociale. E noi dovremmo convincere la maggioranza a sostenere un tale governo di transizione. Il primo invito è che ne facciano parte tutti, ma se non ci stanno non devono agitare le piazze. È la legge elettorale delle ammucchiate, ha costretto a stare insieme noi con l’Unione e oggi manda in frantumi una maggioranza nata dal ricatto di Berlusconi a Fini: o entri nel Pdl o non stai in coalizione. Cambiarla fa bene al Paese, ma a loro non interessa».

Quindi bene il fronte unico delle opposizioni?
«Dobbiamo fare un’alleanza grande per difendere la Costituzione. E questo fronte aumenterà se una parte della maggioranza continuerà nella guerra dei dossier e nell’atteggiamento eversivo. Berlusconi vuole il voto per stravolgere la Costituzione. Altrimenti cosa va a fare alle urne? Per farsi dire bravo? Il suo bilancio è fallimentare».

L’Unità 14.08.10