economia, politica italiana

"Tremonti non capisce il tedesco", di Tiziano Treu

I dati Ocse del secondo trimestre 2010 confermano il grave ritardo dell’Italia rispetto alla pur debole ripresa mondiale. Solo il Giappone fa peggio di noi. Basta vedere la sequenza dei dati del Pil: a fine 2008 noi eravamo al -3,3 contro una media Ocse del -2,5; a metà 2009 l’Italia era al -6,1 contro il -4,6, a metà 2010 noi cresciamo attorno all’1 contro il 2,8 medio dei paesi Ocse. Tutto questo non sembra né preoccupare né occupare il nostro governo. La maggioranza è in preda a contrasti violentissimi ma non sui temi dell’economia e dell’occupazione. Il partito del premier continua a verificare le probabilità di far approvare leggi ad personam. I ministri economici sono più silenziosi ma fino a ieri si sono consolati ripetendo che la nostra disoccupazione è minore di quella di altri paesi. Ma se si considerano cassaintegrati, lavoratori in mobilità e ritiri dal mercato del lavoro per scoraggiamento la disoccupazione è oltre il 12 per cento e quella dei giovani al 29,5. Queste sono le conseguenze di due anni e mezzo di inerzia e di provvedimenti sbagliati del governo. Il ministro dell’economia ha prima teorizzato l’inazione (“deve passare la nottata”) e poi ha varato una manovra che il Pd ha definito iniqua e depressiva. A distanza di un mese la valutazione è confermata dai fatti. Il governo non ha avuto neppure il coraggio dei liberali inglesi di tassare un po’ di più le rendite finanziarie per alleggerire il peso fiscale su lavoro e famiglie. E intanto la pressione fiscale è al record storico del 43,2 per cento così come sono alti i dati su evasione ed economia sommersa indicati in questi giorni da Istat e Banca d’Italia.

La manovra è drammaticamente inefficiente perché non ha investito niente nella crescita. Non si è voluto seguire l’esempio di altri paesi, anche molto cauti, come la Germania la quale ha accompagnato una politica di rigore con forti investimenti infrastrutturali, nell’educazione e nell’innovazione, e nel sostenere efficacemente il suo export, mentre i nostri istituti del commercio estero aspettano ancora di essere rafforzati. E infatti la Germania non solo cresce già al 3,7 ma ha ripreso a creare occupazione riportandosi già ai livelli pre-crisi, mentre noi continuiamo a precipitare.
I vizi dell’economia italiana non sono passeggeri ma si sono aggravati negli anni di Berlusconi. L’Italia ha perso posizioni ed è relegata al 48esimo posto nella classifica del World Economic Forum, la produttività del lavoro è diminuita, sono crollati gli investimenti (-20 per cento quelli dell’industria dell’ultimo biennio) e i salari sono tra i più bassi d’Europa.
Cosa serve ancora per risvegliare governo e parti sociali? Il disagio delle famiglie è destinato a crescere, specie a fronte dei tagli agli enti locali che porteranno a una riduzione dei servizi. Per l’autunno che ci attende l’auspicio è che si guardi in faccia alla realtà, non a quella della propaganda del governo, ma quella impietosamente riflessa nei dati Ocse.
Occorre reagire all’inerzia sia che il governo continui a governare sia che debba passare la mano. Il Pd è pronto alla sfida.

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