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"Tor Bella Monaca la politica degli annunci", di Vittorio Emiliani

Tutto fumo e niente arrosto, la sortita di Alemanno? Anche il fumo fa male: può avvelenare. La sortita ferragostana del sindaco di Roma in vacanza a Cortina (“Raderò al suolo Tor Bella Monaca e la ricostruirò”) ha raccolto l’applauso sonoro dell’architetto (divenuto, per qualche foglio, urbanista) Paolo Portoghesi aduso a correre in soccorso del vincitore e dell’Ordine degli ingegneri, oltre che del suo partito, il Pdl. Mentre hanno detto un chiaro “no, grazie” i residenti del quartiere, i parroci, urbanisti, economisti, specialisti (non mancano) della cosiddetta “edilizia di sostituzione” praticata anche in Italia (a Torino Mirafiori, per esempio, e anni fa nelle periferie napoletane come San Pietro a Patierno). 
Vediamo cosa caverà ora dal cilindro Alemanno. Forse un privato potente al quale regalare fior di cubature (in più) per demolire e ricostruire “Torbella” altrove? Il sospetto viene quando si osserva che il quartiere è stato edificato sulla tenuta dei conti Vaselli i quali reclamano tuttora maxi-indennizzi dal Campidoglio per gli espropri subiti. Tuttavia, secondo l’ex assessore all’Urbanistica, on. Roberto Morassut, il costo della gigantesca operazione – coinvolgerebbe 3 milioni di metri cubi e 180 ettari di suoli – sarebbe pari a circa 4 miliardi di euro. Una follia. Né si saprebbe dove mettere nel frattempo oltre 30.000 persone.


In realtà – come ha mostrato il Tg3 guidato dall’urbanista Paolo Berdini – Tor Bella Monaca ha bisogno di investimenti per eliminare una sporcizia intollerabile, per fare manutenzione edilizia, migliorare le scuole, dare vita alle piazze, ai luoghi di socializzazione, offrire un trasporto pubblico collegato al centro che non sia soltanto il bus sulla Casilina distante 3 Km, e così via. Senza dire che il “sindaco della sicurezza” ha assistito impassibile alla soppressione, grazie a Tremonti, del presidio di Ps al centro del grande quartiere romano. 


Se Gianni Alemanno avesse riproposto con forza questi problemi nel contesto di un piano di investimenti pubblici avrebbe compiuto un gesto avveduto. Ancora una volta invece siamo davanti ad una politica fatta di annunci poi puntualmente disattesi, in cui è maestro indiscusso Silvio Berlusconi. Si lancia uno slogan ad effetto, Confindustria e alcuni sindacati plaudono, talune corporazioni brindano. Poi, che succeda o no qualche cosa di concreto non ha molta importanza: l’illusionismo finanziario trionfa nel Paese che, del resto, si è tenuto per un ventennio Mussolini e chissà quanti anni ancora l’avrebbe lasciato a Palazzo Venezia se, imitando Francisco Franco, il duce avesse evitato l’errore mortale della guerra assieme ad Hitler.

Dopo quasi settant’anni siamo tornati lì, nei pressi del 25 luglio 1943? Certo, molti italiani sembrano aver scordato le conquiste concrete della democrazia, i diritti e i doveri, la prassi stessa, di una democrazia vera e partecipata.

L’Unità 30.08.10