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"Se si uccide la scuola pubblica", di Sofia Toselli*

Si riapre un nuovo anno scolastico all’insegna dell’incertezza e del disorientamento. La scuola superiore in particolare è nel caos più totale. Tagli di organico, di materie, di ore di lezione. Persino nelle classi già avviate si cambia in corsa. Mentre l’assenza di un organico funzionale, classi più numerose, la mancanza di risorse, il ritorno ad un lavoro individualista e autoritario, l’introduzione di indicazioni nazionali povere culturalmente con obiettivi di apprendimento impraticabili, disegnano uno scenario particolarmente pesante: aumenteranno disagio, demotivazione, dispersione; si allontaneranno gli obiettivi di Lisbona; non miglioreranno gli esiti delle prove Ocse-Pisa. Oggi ci troviamo di fronte a un processo di ridefinizione del ruolo della scuola pubblica, espropriata della sua funzione costituzionale: quella di creare inclusione, di rimuovere i condizionamenti sociali, gli ostacoli all’uguaglianza. Anzi, le disuguaglianze di partenza sono diventate il criterio con cui viene ripensato il nuovo modello scolastico. Sembrerebbe che, attraverso la scuola, si stiano creando le condizioni perché i più deboli siano messi ai margini della società in modo definitivo e irreversibile. Altro che scuola del merito e della qualità. Non sfugge infatti a chi si occupa seriamente di insegnamento- apprendimento che i fattori presupposto di una scuola di qualità siano: l’intenzionalità democratica, e dunque parliamo di una scuola che agisce per includere e non per selezionare, con tutti gli strumenti e i percorsi possibili per garantire a ogni allievo cittadinanza piena; l’interazione di tipo cooperativo, che si esprime attraverso un rapporto di collaborazione tra adulti (team docente) e classe, per stimolare l’interesse reciproco e la collaborazione, per valorizzare le diversità, per costruire il rispetto delle regole e la solidarietà; la scelta di contenuti significativi per produrre conoscenza e indurre processi mentali e comportamenti maturi (cioè un grado di cultura e di consapevolezza di sé e del mondo che faccia di ogni singolo ragazzo un cittadino dotato di criticità e responsabilità). Non meno importanti sono le condizioni materiali in cui l’azione educativa si esercita. In primis, il rapporto numerico tra allievi e docenti, il tempo scuola, l’organizzazione scolastica, i laboratori, il materiale didattico, ecc. La scuola che oggi si sta imponendo a colpi di decreti va in senso contrario al merito e alla qualità: una scuola classista, che ripropone selezione, esclusione, canalizzazione precoce. Per questa strada siamo destinati a diventare fanalino di coda dell’Europa e del mondo, con grave danno per la cultura, l’economia la democrazia dell’intero Paese.

*Presidente Nazionale CIDI

L’Unità 01.09.10