cultura, partito democratico

Grazie Presidente

Sentiamoci pronti a fare qualcosa per questa patria che ci chiede libertà, lavoro, giustizia e pace. Coraggio, ve lo dico io che ho passato da 2 anni i 90. Questa Costituzione chiede di essere amata, conosciuta e aggiornata bene. Non perdete la speranza. Auguri e tanta pazienza, tanta pazienza ma viva. Viva”. Oscar Luigi Scalfaro alla Festa Democratica in una splendida lezione di amore e orgoglio per l’Italia.
Sono venuto qui volentieri. Sarà un antica tradizione, forse pensieri superati, ma non per una persona di 90 anni: chi è stato il Presidente del Consiglio non si sottrae mai dalla vita politica e a dare qualche consiglio”. Questo è solo uno stralcio dell’applaudito intervento del Presidente Oscar Luigi Scalfaro oggi alla Festa nazionale del Pd. Una vera lezione di politica e d’amore per l’Italia e per la sua Costituzione, conclusa con una vera ovazione da parte del pubblico quando il presidente ha salutato tutti con l’augurio che “questa Costituzione chiede di essere amata, conosciuta e aggiornata bene”.

Intervistato da Guido Dell’Aquila, vice direttore di Rai3, Scalfaro più di una volta ha ricordato l’importanza della Costituzione italiana difesa con i denti dai tentativi di “stravolgimento”. “Il voto del giugno 2006 – quando ci fu il referendum per cambiare la carta costituzionale – fu commovente. Il 60% degli italiani al voto disse NO allo stravolgimento della Costituzione. Una maggioranza strepitosa se si pensa che il 90% dei votanti non era ancora nato quando fu promulgata la Costituzione o non aveva l’età per partecipare attivamente nella politica. Milioni di cittadini hanno detto che la Costituzione va bene così come è. Un vero nuovo battesimo. Purtroppo alla vittoria non seguì nessuna legge che sarebbe servita oggi per evitare nuovi attacchi. Ancora oggi devo dire grazie a Piero Fassino per il suo apporto solenne ma non tutti nel centrosinistra speravano nello stesso esito. Il danno maggiore fu che la vittoria non venne celebrata: azioni che ancora oggi hanno conseguenze e pentirsene è fuori orario”.

Il presidente emerito ha quindi ricordato momenti salienti del suo rapporto con Berlusconi, presidente del Consiglio e l’errore commesso sul conflitto di interessi. “Fu una mancanza grave non risolvere il problema appena nato”. Quindi ha raccontato di come giurò a sé stesso che non avrebbe mai firmato sulla Costituzione la scelta dell’avvocato di Berlusconi nella carica di ministro della Giustizia. “Non dissi una parola quando mi propose il nome, ma i miei occhi parlarono molto chiaramente. Del resto non c’è nessuna legge che lo impedisce perché ci sono alcune cose di cui non c’è il bisogno di scriverle. Il nome che hai fatto su questo tavolo non passerà mai. Certo non avevo questo potere, mi affidai a Dio e mi dissi, io la firma non la metto. Non era una questione di nome ma di principio: Berlusconi non si interessava della garanzia del popolo italiano ma di dare garanzie a sé stesso”.

Altrettanto duro è stato il giudizio sul processo breve che il governo vuole porre tra le priorità alla ripresa della politica italiana dopo-agosto. “Che sotto il processo breve ci siano interessi personali del presidente del Consiglio è fuori dalla nettezza urbana. Una Costituzione che mette sotto i piedi l’uguaglianza dei cittadini davanti alla legge – ha aggiunto Scalfaro – non è la Costituzione di un paese democratico”.

Scalfaro, in veste di magistrato, non ha mancato di dare una bacchettata anche a quella parte della magistratura che continua a violare il silenzio istruttorio. “Il segreto – ha detto il presidente – viene violato solo da chi lo conosce. I magistrati dovrebbero avere il coraggio di denunciare qualche collega che si comporta in maniera inaccettabile”.

Non meno duro il giudizio su “chi aspetta senza fare nulla” nella crisi interna al centrodestra tra Fini e Berlusconi. “In un partito dove c’è un capo padrone, le persone sono dei dipendenti. Non si può discutere. È un problema di spina dorsale di chi aspetta senza fare nulla in attesa di sapere chi vincerà”.

“Questa è l’epoca più triste da quando sono in politica: i valori sono stati annientati, il tarlo è entrato in questa tavola incantevole che è la Costituzione”. È il grido d’allarme lanciato da Oscar Luigi Scalfaro, al termine del suo intervento alla Festa Democratica di Torino. Tenendo nella mano destra una copia della Costituzione, ha salutato la platea al grido di “sentiamoci pronti a fare qualcosa per questa patria che ci chiede libertà, lavoro, giustizia e pace. Coraggio, ve lo dico io che ho passato da 2 anni i 90; coraggio di presenza, coraggio di sacrificiio, coraggio di amore. la Costituzione si può cambiare ma solo con una maggioranza dell’80%, più grande di quella prevista dalla stessa carta costituzionale. Non perdete la speranza. Auguri e tanta pazienza, tanta pazienza ma viva. viva”.

Andrea Draghetti

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