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L'Europa è una necessità non un lusso

Quale scenari per l’Europa, nel periodo di crisi internazionale e quale ruolo dell’Italia in Europa sotto il governo Berlusconi. Ne hanno parlato sul palco della Festa Democratica, Piero Fassino, Pierluigi Castagnetti e Guy Verhofstadt, Primo Ministro belga dal 1999 al 2008 e attuale presidente del gruppo Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa. Quale scenari per l’Europa, nel periodo di crisi internazionale e quale ruolo dell’Italia in Europa sotto il governo Berlusconi. Ne hanno parlato sul palco della Festa Democratica, Piero Fassino, Pierluigi Castagnetti e Guy Verhofstadt, Primo Ministro belga dal 1999 al 2008 e attuale presidente del gruppo Alleanza dei Democratici e dei Liberali per l’Europa.

Alla domanda di Antonella Rampino, giornalista de “La Stampa” che ha moderato il dibattito, se stiamo vivendo ad una crisi d’identità del processo europeo anche se non è chiaro se sia dovuto alle difficoltà del “working in progress” o se davvero la spinta iniziale si sia esaurita, Fassino ha voluto smorzare i pensieri più cupi. “Io sono meno pessimista – ha dichiarato il leader democratico – se solo guardo al cammino fatto in questi 50 anni. È stato un cammino straordinario. Lo stato nazionale non è più sufficiente a risolvere problemi comuni. L’Unione europea risponde proprio a queste necessità e la moneta unica, lo spazio unico e libero di circolazione per le persone e per le merci, l’inizio dell’unificazione della cittadinanza ne sono una conferma. Con il Trattato di Lisbona, l’Europa si avvia a parlare con una sola voce e ad agire con una sola mano. Il fatto che la presidenza di turno sia stata allungata da 6 mesi a 2 anni (rinnovabili), dà un segno di maggiore continuità. Anche il Parlamento non ha più solo la funzione di rappresentanza ma decide in materia di bilancio”.

“È chiaro – ha continuato Fassino – che i problemi ci sono. Ma l’Europa è necessaria non un lusso. La crisi ha proprio messo in risalto questi due aspetti: la necessità di Europa e le difficoltà di realizzarla. In questa dialettica, il problema sta nella concessione di sovranità dei singoli Stati all’Europa. È sbagliato parlare di sovranità ceduta. È una sovranità passata perché si diventa parte di una sovranità ancora più grande. Le istituzioni internazionali sono più forti solo se gli Stati nazionali le conferiscono poteri e lo stesso vale per l’Europa. Serve più Europa non meno!”

Per Verhofstadt la crisi internazionale ha coinciso con le forze conservatrici al potere che hanno risposto con “molto protezionismo e nazionalismo”. Il paradosso sta nel fatto che oggi “l’Europa può rappresentare solo il 10 % della capacità e dell’efficacia di lavoro che proviene dagli Stati membri”.

“I problemi – ha continuato il politico belga – sono in primo luogo di natura economica. La crisi ha evidenziato che gli Stati europei non sono competitivi rispetto alla maggiori nazioni del mondo e i governi si sono fatti trovare impreparati nell’intervento anti-crisi. Per queste ragioni, occorre una governance europea per la crisi. L’euro e la sua stabilità hanno dato una forte risposta ma c’è bisogno di costruire un metodo comunitario di riferimento: un metodo Shuman, un metodo Spinelli, un metodo De Gasperi sono sicuramente più forti del semplice coordinamento tra i 27 Stati membri. Serve un governo europeo con potere decisionale”.

Verhofstadt ha voluto evidenziare come “l’Europa consumi solo l’1% del Pil degli stati che la compongono. Il paragone si può fare con gli Stati Uniti che a livello federale consumano il 20% del Pil degli stati membri. Per creare una vera democrazia non fatte da tasse, è necessario che una parte del reddito degli stati sia trasferito a livello europeo”.

Pungente però è stato il giudizio sul ruolo dell’Italia. “L’Italia in passato era decisiva in Europa. Oggi non gioca più questo ruolo”. L’ex primo ministro belga ha citato il ruolo fondamentale di Spinelli, di De Gasperi e dei più attuali Mario Monti, Romano Prodi e Tommaso Padoa Schioppa (“un vero specialista in materia finanziaria europea”). “Ma oggi i politici italiani sono più occupati alle elezioni nazionali e meno all’Europa o al mondo. Spero che prima possibile ci sia una maggioranza e un Presidente del Consiglio più occupato agli interessi dell’Italia e meno alle proprie fortune e interessi personali”. Quindi senza ausilio del traduttore ha detto con un fluente italiano: “spero al più presto possibile che si possa fare dell’Italia un paese veramente occupato per l’Europa”.

Anche per Pierluigi Castagnetti le difficoltà dell’Europa sono legate alla politica conservatrice della maggioranza dei governi nazionali. “Solo 5 su 27 dei governi sono progressisti e nessuno di questi è uno stato davvero determinante. Dopo la fine della Commissione europea guidata da Prodi è cominciato il declino dove la Germania ha avuto un ruolo determinante. A differenza del governo Kohl, l’attuale Germania non è interessata per niente nell’Europa. Usando un paragone italiano, è diventata leghista”. Anche la ripresa dell’economia tedesca è semplicemente il frutto della svalutazione dell’euro e della scelta di puntare tutto sulle esportazioni. “Oggi – ha continuato Castagnetti – la Germania si illude di essere l’unico interlocutore europeo con il mondo”.

I governi membri non credono nell’Europa e la scelta dei suoi rappresentanti ne è una chiara testimonianza. “Nomi scelti tra personalità minori solo per non dare problemi ai governi nazionali. Ma anche le forze del centrosinistra hanno avuto la colpa di aver paura. Paura che la scelta europea significasse perdita di consensi. L’Europa non va avanti se i governi non la trascinano e non ci credono. E oggi non ci credono. Un errore perché l’Europa è l’unico mezzo per risolvere i nostri problemi. Costi quel che costi, il Pd deve essere il partito della Costituzione e dell’Europa”.

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Quali le priorità alla ripresa politica?

“In Italia nessuno sa che l’Ue, con scadenza fine del 2010, ha chiesto ai governi degli stati membri un piano di riforme strutturali da realizzare entro il 2020. Ci sono 100 giorni per presentare un programma per concorrere alla politica europea. Per il Pd sarà prioritario porre questa questione al centro dell’agenda politica. Altro che processo breve e interessi di Berlusconi, questa dovrà essere la nostra sfida”.

A livello europeo, per Verhofstadt, la priorità è rappresentata “dall’utilizzare al 100%, le possibilità entrate in vigore con il Trattato di Lisbona e fare in modo tutte le forze europeiste non abbiano più paura di usare la parola federale”.

In Italia, per Castagnetti “la politica dovrà aiutare ed educare i cittadini a capire questi grandi processi. La politica dovrà riprendersi la responsabilità pedagogica. In Europa, le forze europeiste dovranno spaccare i grandi gruppi che hanno abbandonato la visione federale e cambiare il clima complice della stasi dell’Europa per ritrovare lo spirito europeista di nuovo”.

Andrea Draghetti

www.partitodemocratico.it