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Bindi e Vendola alla Festa: "Cambiamo la legge elettorale"

Confronto a Torino su lavoro, scuola, primarie, alleanze
Sala gremita a Torino per il confronto tra Rosy Bindi, Presidente dell’Assemblea PD e vicepresidente della Camera e Nichi Vendola, presidente della Puglia e leader di SeL.
Il direttore de La Stampa, Mario Calabresi, ci tiene ad una premessa: “Normalmente rifiuto i dibattiti politici, ma so che stasera ci saranno con me due personaggi che rispondono con franchezza”.
E la Bindi parte dall’attualità: “La più grande maggioranza della storia repubblicana è andata in crisi, è normale che ora ci siano sentimenti forti nei nostri elettori, iscritti, dirigenti che hanno lavorato perché questo avvenisse dato che le contraddizioni della maggioranza erano evidenti fin dalla formazione delle loro liste. Abbiamo visto il volto peggiore del berlusconismo e della maggioranza, sono stati due anni di assoluta inconcludenza, il governo non ha fatto nulla negando la crisi se non nel senso opposto di quel che doveva fare. L’Italia sta peggio ed è stanca. Noi la soddisfazione di vedere che Berlusconi conta i voti sapendo la fatica che facevamo noi ce l’abbiamo, ma siamo insoddisfatti perché il paese paga sul piano economico la sua crisi, oggi c’è la gravissima notizia di Finmeccanica che disdetta il contratto nazionale e non abbiamo riferimenti.

La crisi politica ha i tratti della crisi istituzionale, non hanno trovato la quadra ad Arcore e si rifuggono al Quirinale sapendo che non si può fare. Voglio dire: a nessuno passi per l’anticamera del cervello che il PD non è pronto alle elezioni, Berlusconi debole come ora non è mai stato e se ci sarà sarà una campagna elettorale in cui possiamo mostrare il suo fallimento, la serietà della questione morale che li ha investiti. Noi vogliamo andare al voto con un programma alternativo, condiviso dal PD e poi con i potenziali alleati, ma aggiungo: non ci sfugge il fatto che se davvero si vota, perché questo governo farà fatica a morire come faranno a dire che la maggioranza non l’avranno se ce l’avranno? Fini li sta tenendo alla corda. Noi se tireranno a campare li incalzeremo ogni giorno, se questo governo finisce però in 6 anni non potremo andare a votare ancora con una legge elettorale che ha espropriato i cittadini del diritto di scegliere e che ha costretto per prendere il premio di maggioranza a coalizioni disomogenee, noi con l’Unione noi col PDL a cui resistette Casini ma non Fini. Abbiamo il dovere di verificare se in Parlamento c’è la possibilità di trovare una maggioranza per una legge elettorale nuova di impianto maggioritario. Le camere non sono di Berlusconi non dimentichiamolo, le mosse spettano a Napolitano.

Poi tocca a Nichi Vendola: “Vorrei ringraziare il PD per avermi invitato in una serata così importante, parlarci con franchezza in uno sforzo comune per costruire il cantiere di cui l’Italia ha bisogno per costruire il cantiere del congedo dal berlusconismo. Per farlo chiediamoci cosa è. Una trasformazione radicale, antropologica, del nostro Paese l’approdo di culture reazionarie incubate con la scomparsa della centralità della scuola sostituita dal trash televisivo, la società come beautiful, un po’ Peron un po’ Vanna Marchi, ma ora le due gambe populista e liberista vanno ognuna per conto suo. Questa legge mi ha lasciato fuori dal parlamento ma temo non ci sia una maggioranza attorno a una proposta unitaria, se il parlamento cambia la legge elettorale e dice addio alla porcata ho già il calice per brindare. E se la fa sul conflitto d’interessi ho una collezione di spumanti per brindare, ma ne dubito, non ci siamo riusciti quando eravamo noi maggioranza. Ora ci serve una proposta programmatica per capovolgere gli ingredienti del berlusconismo “.

Rosy Bindi poi parla del nuovo Ulivo, che Vendola nel pomeriggio aveva criticato: “Mi è spiaciuto che quando Bersani ha lanciato il nuovo Ulivo si è cominciato subito a discutere di con chi farlo. Penso che tornare a usare la parola Ulivo ha richiamato a tutti noi una vittoria del centrosinistra e un governo che in 5 anni ha fatto riforme per l’Italia, toccato interessi. La ricordo soprattutto come una stagione in cui gli italiani, i giovani, son tornati a credere nella politica. Nei comitati L’Italia che nel ’96 vidi un paese fiaccato da terrorismo, tangentopoli, crisi economica, dall’avvento di …insomma un paese un po’ stordito, che ritrovò la fiducia in sé stesso. Per me il nuovo Ulivo ha significato questo. Batteremo Berlusconi e vinceremo il berlusconismo ritrovando la capacità di credere in noi stessi, ripensando la politica come progetto, che vuol dire prendersi cura del paese e dei problemi, ridando all’Italia un’idea di sé alternativa a quella preparata da una società stanca, da un sistema politico logorato che ha plasmato e interpretato. Dobbiamo riuscire a riparlare all’Italia che ci ha creduto ed è stata trasformata facendo dell’individualismo la propria religione . Vinceremo mettendo al centro scuola, lavoro, diritti, legalità,questione morale. Non solo con noi, con tutti, bisogna ristabilire il confronto perché se torneremo a governare, e lo penso, dovremo dire all’ad FIAT che si deve sedere al tavolo e parlare con le parti sociali. Dovremo dire che l’evasione fiscale è la più grande malattia di questo paese, dobbiamo far credere agli italiani e non solo ai 140.00 licenziati dalla Gelmini, la donna più cinica che ho incontrato, che scuola e cultura devono tornare al centro di questo paese. Non sarà facile, ritroveremo il Paese che si ribella a tasse e sacrifici per le priorità e dovremo convincerlo”.

Poi affronta il tema delle alleanze: “Stiamo insieme in una compagnia più larga e più omogenea possibile, senza litigare. Non per simpatie o antipatie ma in base a un programma condiviso. Se chi mi è più prossimo la pensa diversamente non me la sento di chiudere il dialogo, dobbiamo essere capaci di approfondire temi e differenze perché se ci unisce la voglia di fare una nuova Italia dobbiamo fare anche la fatica di trovare nuove strade. A volte vado d’accordo più con Vendola che con gli esponenti del mio partito, pensiamo al grande tema del lavoro, che per me è fondamentale, 150 anni di unità sono anche 150 anni di lotte dei lavoratori coincidono perfettamente. Su Pomigliano ho visto Cota (lei stoppa i fischi) far battute: non sanno come lavorare. Gli ho detto: stai attento Cota che se ti capita a Mirafiori. Pensavo passassero mesi son passate settimane, ma non mi rassegno a pensare che lavoro e diritti si debbano separare”. Poi rintuzza Vendola che parla di messa in dubbio del diritto di sciopero da parte del PD riferendosi al caso di Pomigliano: “Non l’abbiamo detto”. E il Presidente della Puglia prova a spiegarsi: “Dico che dobbiamo essere più chiari, ad esempio diciamo: subito primarie”. E la vicepresidente della Camera non ci sta: “Abbiamo passato l’estate a incontrare le persone per parlare delle nostre idee in migliaia di feste, come si fa a dire che si decide nel chiuso di poche stanze? Alle feste senza Rosy o Nichi la gente parla, ascolta e discute di politica. Io poi non ero per la vocazione maggioritaria ma allora avrei voluto un’alleanza non una spartizione di posti. E non voglio essere pessimista nei confronti di un PD che ha mobiliato lo scorso anno 3 milioni di persone per eleggere il suo segretario. Ti dico da presidente dell’assemblea che per quel che mi riguarda ho sempre fatto la mia parte per le primarie, in Puglia come per scegliere il candidato premier. Non ho dubbi, l’ha sottolineato anche il cammino congressuale di Bersani, vogliamo ricostruire il centrosinistra, ma facendolo più omogeneo, con gli italiani. Il candidato si sceglie insieme, i cittadini, gli alleati, gli iscritti. Ho un dubbio sul tuo partiamo subito, prima aspetterei che cascasse il governo perché dovesse portar male… vedi te che non cade (le risate in sala son tante) comunqu… prima cada il governo, poi passi la parola a Napolitano , le prassi devono essere rispettose delle istituzioni, non possiamo parlare di deriva populista e plebiscitaria di Berlusconi perché vuole le urne e poi essere noi a mettere in campo un progetto che renda vani eventuali tentativi del capo dello stato per verificare se ci sono altre maggioranze. Altrimenti educare gli italiani che alla deriva plebiscitaria magari si sono abituati diventa difficile. Si apre un cantiere non per sfidarsi nelle piazze ma per lavorare insieme alla gente, prendendo seriamente in mano il paese nel merito delle questioni. La politica è stata incoerente perché è stata incapace di far sognare, come dice Vendola, ma la politica vera è capace di far sognare e di governare”.

Poi il presidente della Puglia gli chiede di quando Dario Franceschini ha detto che non c’è tempo per organizzare le primarie. Lei non è d’accordo:”Ha ragione Nichi il tempo c’è, poi se due come noi mettono insieme stasera tutta ‘sta gente quanto ci vorrà per far scegliere il candidato? Noi sappiamo come fare, Nichi saprà anche come vincerle come dice, ma ogni primaria è una storia nuova”. Il popolo delle primarie è il terzo soggetto del dibattito a cui si rivolgono

Vendola: sono contento qui, smettiamola di aver paura del nostro popolo

Calabresi ha un ultima domanda che sfora l’ora prevista: “Come si fa a riconquistare la maggioranza degli italiani in questo mondo così cambiato? La sinistra come dice Chiamparino non si è definita per battaglie sacrosante ma di difesa, conservatrici? Non rischia battaglie di testimonianza? Le imprese al sud si stanno estinguendo, non solo la Fiat ha problemi, quali sono le ricette? Come si fa impresa creando lavoro, come si conquista la maggioranza degli italiani?

La Bindi sottolinea come “abbiamo di fronte a noi questo tipo di sfide, il nuovo Ulivo è questo chiedetemi cos’è ,non chi c’è”. E guarda Vendola e gli chiede se vuole entrarci. La sua risposta è allusiva: “Ci sono milioni di piante d’ulivo in Puglia”. La Bindi è contenta: “Bene, basta così, ce ne sono milioni in Toscana e crescono anche al nord. Son d’accordo dobbiamo partire da noi che siamo stati i principali artefici delle nostre sconfitte, non abbiamo creato momenti di resistenza culturale verso quello che stava avvenendo. Se siamo entrati così in quest’epoca forse è perché non avevamo strumenti adeguati ma io non voglio spazzar via i diritti come la destra, devo riprenderli lavorando a un impianto nuovo di legislazione, regolamentazioni, relazioni. Ora so che il cuore batte in un modo ma la testa deve lavorare per aprire nuove strade e non ho bisogno di creare steccati nella mia metà campo ma confronti. Senza la forza della politica avrà ragione sempre il più forte, stiamo entrando in questo campo allora diamoci gli strumenti dell’oggi.. facciamolo e faremo le primarie, un grande ulivo e batteremo la destra per poi governare il paese”
Vendola nella sua risposta cita Enea che si mette sulle spalle Anchise e va a fondare una nuova città e la Bindi ribatte, “è troppo semplice fondare una nuova città, anche perché le culture ci sono già in quel che abbiamo fondato , il PD”. La serata si conclude, il popolo del PD e i sostenitori di Vendola sciamano insieme tra i tavoli dei ristoranti, non a caso uno dei cartelli in sala portava la scritta “Nichi e Rosy oggi sposi”, nonostante la pioggia la voglia di politica ha riempito Piazza Castello.

Ma.Lau.

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