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"L’Ocse vede nero per l’Italia. Il pil torna a perdere quota", di Marco Ventimiglia

Un numero già pesante di per sé, che diventa drammatico nel raffronto con le altre grandi economie occidentali. L’Ocse ha diffuso la previsione relativa al pil del terzo trimestre, e per il nostro Paese è davvero notte fonda, a dispetto dell’ottimismo governativo che ieri ha peraltro trovato un ennesimo interprete nel ministro del Welfare, Maurizio Sacconi. L’Italia torna alla crescita negativa, unica fra i Paesi del G7, ed è indicata all’ultimo posto anche nella classifica della competitività redatta dal World Economic Forum. Più in generale, l’Ocse stima una ripresa mondiale più lenta del previsto, confermando la crescita in moderazione nell’ area euro rilevata dalla Banca centrale europea. IN FONDO AL GRUPPO In particolare, secondo l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico, nel terzo trimestre la Penisola registrerà un calo trimestrale del prodotto interno lordo dello 0,3% (dato annualizzato). Una sinistra ricomparsa,quella del segno meno, su cui pesa anche lo stop agli incentivi auto. E non conforta più di tanto l’elevato margine d’incertezza sulla previsione ammesso dalla stessa Ocse (la “forchetta” di variabilità è di un punto percentuale e mezzo, in più o in meno). A peggiorare le cose, come detto, c’è infatti il raffronto con le altre economie, specie quelle dei nostri vicini continentali. L’Italia è il fanalino di coda dell’area G7, la cui media di sviluppo è dell’1,4%, con gli Stati Uniti che segnano un +2% mentre il complesso dei 30 Paesi dell’ Ocse segna un+2,4%.Maa inquietare maggiormente è il paragone con Germania e Francia che con il loro +0,7% sono distanti un punto percentuale secco dal nostro Paese. Intanto, l’Italia resta ferma al 48° posto nella classifica mondiale della competitività del Global Competitiveness Report 2009-2010, pubblicata ogni anno a Ginevra dal Wef. Nella graduatoria – guidata quest’anno da Svizzera, Svezia, Singapore, con gli Stati Uniti che hanno perso due posizioni – l’Italia è preceduta da tutti i maggiori Paesi industrializzati ed è nettamente il Paese del G7 più basso nella classifica.
«I dati dell’Ocse – ha sottolineato il segretario del Pd, Pierluigi Bersani – arrivano mentre il governo e la maggioranza inscenano un teatro indecoroso. Siamo quelli che hanno perso di più, e in coda a questa tenue ripresa globale gli unici con il segno meno davanti per il terzo trimestre consecutivo. Se non torniamo a parlare dell’Italia e dei problemi economici e sociali, rischiamo una totale delegittimazione del politica. Per questo l’intenzione dei democratici è quella di concentrare ancor più l’attenzione su economia e lavoro». Attenzione che a Palazzo Chigi continua ostinatamente ad indirizzarsi altrove. «L’Italia sta crescendo allo stesso livello precedente al periodo di crisi», è stato il criptico commento del ministro Sacconi ai dati Ocse. Una decina di parole per liquidare quelli che si fatica a non definire i numeri dell’emergenza. Ben diverso il commento di Guglielmo Epifani: «Il Paese è un po’ distratto, governo e maggioranza non ne parliamo, ma il punto vero e che noi dalla crisi ne usciamo peggio degli altri. In tutti i Paesi del mondo – ha concluso il segretario della Cgil – si sta investendo in sviluppo e occupazione, senza parlare degli Usa, dove si abbassano le tasse per i redditi bassi».

L’Unità 10.09.10

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“Ocse: Italia sotto zero nel terzo trimestre”, di Elena Polidori

Tremonti: guardo solo ai dati Istat. Calano i consumi alimentari. Bce: salari flessibili. L´agognata ripresa italiana rischia di diventare una chimera. Dopo il Fondo monetario internazionale, anche l´Ocse gela le aspettative inchiodando sotto zero le previsioni del Pil nazionale per il terzo trimestre: siamo a meno 0,3%. L´Italia è l´unico Paese del G7 ad accusare questo calo. Per i tre mesi successivi, è previsto solo un rimbalzino: più 0,1%.
Pier Carlo Padoan, capo economista dell´organizzazione, assicura che l´economia non rischia una nuova recessione, nonostante questo ralenty, dovuto anche alla fine degli incentivi-auto. Aggiunge però che l´incertezza politica non aiuta, frena gli investimenti.
Ma il dato, di fatto, pone il Paese in coda rispetto alle altre economie avanzate: le stime del terzo trimestre danno gli Usa a +2%, Germania e Francia a +0,7%, Gran Bretagna a + 2,7, la media G7 a +1,4% e quella dei 30 Paesi Ocse a +2,4%. Inevitabili le polemiche: l´opposizione accusa il governo di aver «fallito»; i sindacati reclamano un patto sociale per lo sviluppo e il lavoro. Il ministro Sacconi minimizza: «Cresciamo ai livelli pre-crisi». E il collega Giulio Tremonti commenta: «Grande rispetto per l´Ocse ma io guardo solo ai dati Istat».
Comunque sia, il dato Ocse si inserisce in un contesto globale tutt´altro che roseo. La Bce, mentre scongiura il rischio di una nuova recessione, definisce la ripresa «moderata» e, soprattutto, gravida di incertezze. Nella visione di Francoforte, sulle prospettive dell´economia permangono dei rischi. Dove la competitività è in calo e i deficit sono eccessivi – ecco il suggerimento dell´Eurotower che sembra fatto apposta per l´Italia – occorre adottare «profonde riforme», prima fra tutte una maggiore flessibilità dei salari.
Proprio la competitività, uno dei principali ostacoli alla crescita nazionale, viene misurata dal World Economic Forum nella sua consueta rilevazione. Ebbene, su questo fronte, l´Italia è ferma al 48esimo posto su 139 nazioni, molto lontana dai suoi tradizionali partner europei e del G7, dietro a Paesi come Barbados e Portorico. Il Fmi torna a definire la crescita troppo «tiepida» e lancia l´allarme occupazione: questi ritmi di espansione non bastano a tamponare il dramma globale dei senza-lavoro.
La crisi dunque è ancora lì, influenzando inevitabilmente i comportamenti dei consumatori. Per la prima volta, secondo dati Coop, calano i consumi alimentari, soprattutto dei prodotti di base, come pasta di semola (-2,8%), conserve di pomodoro (-2,3%), olio d´oliva (-1,7%), olio di semi (-5%). Costrette a fare i conti con la recessione, le famiglie tagliano anche le spese per i vestiti. Crescono invece quelle per l´elettronica di consumo, Tv, smartphone, Ipad: più 16% in sei mesi.

La Repubblica 10.09.10