attualità, politica italiana

"Il flop delle ronde padane dopo un anno ce n´è una sola", di Vladimiro Polchi

Volute dalla Lega: in totale 8 vigilantes a Varazze. In Italia c´è un piccolo comune che può vantare un primato tutto suo: è Varazze, in Liguria. Tra i suoi 13mila cittadini, 8 hanno stabilito un record nazionale: sono i primi e forse unici “osservatori volontari per la sicurezza”, pienamente operativi. A oltre un anno dal decreto Maroni, che ha messo in regola le ronde, le richieste di iscrizione alle prefetture locali (e i corsi di formazione attivati) si contano infatti sulle dita di due mani. Ma solo i volontari di Varazze sono già in strada, nel rispetto di tutte le regole previste. «Siamo fieri del nostro primato», gongolano al Comune. E nel resto d´Italia? I rondisti restano invisibili. «In effetti registriamo pochissime iniziative», conferma Anna Palombi, presidente del sindacato dei prefetti.
Un passo indietro. Il decreto Maroni, firmato l´8 agosto 2009, mirava a regolamentare il fenomeno delle ronde fai da te, istituendo appositi albi presso le prefetture e prevedendo rigidi requisiti per gli aspiranti volontari. Come è andata? Il Viminale non fornisce dati ufficiali e così, per un bilancio seppur sommario, bisogna rivolgersi a sindacati delle forze dell´ordine e prefetti. Se prima del decreto attuativo, una rapida fotografia del territorio censiva circa 70 ronde attive (17 solo in Lombardia, 10 in Veneto), a un anno e un mese dall´entrata in vigore delle nuove regole sono ben poche le associazioni di volontari che hanno chiesto il riconoscimento ufficiale a sindaco e prefetto: una a Treviso, una a Milano e un´altra a Bolzano. A Roma, il questore Francesco Tagliente ha fatto sapere che non si è manifestata «alcuna costituzione di liste presso la prefettura». A Varese, invece, la prefettura da qualche giorno ha dato il via libera al primo corso per rondisti organizzato da una provincia lombarda. Due le associazioni di volontari autorizzate (gli “Angeli urbani” e la “Amoruso, solidarietà, aiuto e sicurezza”), mentre altre cinque stanno concludendo l´iter.
E Varazze? Solo nel piccolo comune ligure le ronde di Maroni sono già al lavoro per le strade: approvate da prefettura e Comune e formate con un apposito corso. «Siamo gli unici in Italia a essere già operativi con l´imprinting della prefettura – sostiene con orgoglio Giacomo Rolletti, assessore comunale (leghista) di Varazze – e il ministro Maroni ci ha fatto i complimenti». Nella ronda di Varazze, ci sono 8 ex carabinieri in congedo, tra i quali l´ex maresciallo della cittadina. «Nessuno è iscritto alla Lega – chiarisce Rolletti – e tutti hanno seguito un corso tenuto dai vigili urbani».
«Siamo stati gli apripista – gli fa eco Giovanni Delfino, sindaco di Varazze, maggioranza di centrodestra – i nostri volontari sono attivi dal gennaio 2010». Cosa fanno? «Sorvegliano l´ingresso di scuole e asili – risponde il sindaco – indicano ai vigili eventuali venditori abusivi e controllano il lungomare Europa, dove si sono registrati alcuni tentativi di violenza su donne». Quanto al decreto Maroni, Delfino sembra avere le idee chiare: «Prevede adempimenti formali e controlli molto complicati e questo può aver scoraggiato altri Comuni».
E così la montagna ha partorito un topolino. Una situazione, questa, ben chiara al ministro dell´Interno, Roberto Maroni, che nel luglio scorso ha fatto sapere che entro fine anno rivedrà la normativa sulle ronde «per valutare cosa funziona e cosa no».
«Sul territorio registriamo pochissime iniziative», conferma intanto Anna Palombi, presidente dell´Associazione sindacale dei funzionari prefettizi. Perché? «Il decreto Maroni – sostiene la Palombi – ha avuto un merito: quello di fissare parametri utili a garantire la sicurezza dei cittadini». Insomma, i paletti rigorosi fissati dalla normativa avrebbero scoraggiato molti aspiranti rondisti fai da te. Ma è possibile una seconda spiegazione.
Il regolamento sulle ronde prevedeva una fase transitoria di sei mesi, fino all´8 febbraio 2010, per consentire alle associazioni di volontariato già esistenti di continuare a svolgere le attività senza necessità d´iscrizione. Scaduto questo termine, però, molte non si sono iscritte in prefettura e hanno tranquillamente continuato a operare. Sono la maggioranza, a partire dai City Angels: la più grande delle organizzazioni di volontari, presente in ben 16 città. Vuol dire allora che il decreto non è riuscito a intercettare e regolamentare il fenomeno?
«Le norme volute da Maroni si sono rivelate inutile – sostiene Mario Furlan, fondatore dei City Angels – almeno per noi. I City Angels infatti non sono ronde, ma volontari che si limitano a dare una mano ai bisognosi. Noi svolgiamo un´attività sociale, che nulla ha a che fare con la sicurezza. In strada non cerchiamo il nemico, anche se non ci tiriamo indietro di fronte a situazioni di difficoltà». Insomma, basta non considerarsi “osservatori volontari per la sicurezza”, per continuare a operare come se il decreto Maroni non ci fosse.

La Repubblica 12.09.10