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Scuola, Ghizzoni: il governo italiano va contromano

Gli Stati investono sul sapere, L’Italia rinuncia alla sfida del futuro. A Modena avremo 1500 studenti in più e 200 insegnanti in meno. Lettera aperta dell’on. Manuela Ghizzoni, capogruppo Pd in commissione Cultura, scienze e istruzione della Camera, in occasione dell’apertura dell’anno scolastico.
Caro direttore, Centomila allievi modenesi di tutte le età in queste ore si stanno sedendo tra i banchi di scuola per cominciare un anno scolastico che purtroppo sarà carico di problemi. Abbiamo la necessità di aggiornare ulteriormente il nostro sistema educativo per tenerlo più al passo coi tempi, ma avremo meno risorse disponibili. Avremo più studenti dello scorso anno (e questo è un bene), ma meno insegnanti (e questo è un male). Anche l’organico di fatto, gli insegnanti assegnati a fronte della reale esigenza delle scuole, è largamente insufficiente per rispondere alla crescita degli alunni. Purtroppo niente è più oggettivo della freddezza dei numeri: a fronte di 1500 studenti in più avremo 200 insegnanti in meno. La scuola e l’università sono state utilizzate negli ultimi due anni come un bancomat dal Governo Berlusconi-Bossi, che ha impoverito il sistema educativo e giustificato i tagli con la necessità di riformare il sistema dell’istruzione. I problemi della scuola sono in parte riconducibili anche al passato più lontano, ma sono stati aggravati da un decennio di governo del centrodestra (a parte la breve parentesi del Governo Prodi che aveva messo in campo alcune misure per invertire la tendenza). Il Pd è consapevole che tale sistema deve essere innovato, e per questa ragione ha sempre fatto un’opposizione dura, ma mai pregiudiziale e con proposte alternative. Ma le necessarie innovazioni sono state usate come uno specchietto per le allodole per nascondere una mera operazione di riduzione di risorse, eludendo la domanda di fondo: i capitoli di spesa che riguardano la scuola, il sapere, la ricerca, la formazione, l’università devono essere considerati, da uno Stato che ha l’ambizione di posizionarsi nella fascia alta delle economie mondiali, come costi o benefici? Sono una spesa o un investimento? Perché se prescindiamo dalla consapevolezza che si tratta di un investimento essenziale per sostenere la crescita sociale ed economica a lungo termine del Paese e il futuro dei nostri giovani, allora la politica di tagli del centrodestra potrà essere spacciata, grazie alla grancassa mediatica del Presidente del consiglio e al malinteso riformismo di qualche opinionista, come una scelta tutto sommato comprensibile, soprattutto in un momento di crisi dell’economia. Mentre gli altri stati avanzati, seppur nell’ambito di interventi economici anche pesanti per salvaguardare i conti pubblici, investono nella scuola e nell’università, l’Italia rinuncia alla sfida del futuro ed è la Cenerentola tra i paesi industrializzati. Se il mondo più evoluto sta andando in direzione contraria un motivo ci sarà, o vogliamo fare la fine di quell’automobilista inglese in vacanza nel continente che continua a guidare a sinistra senza chiedersi come tutti vadano contromano?