attualità, politica italiana

L’amico Gheddafi, grato, ci spara con le nostre armi

Dall’incidente nel Mediterraneo nuove polemiche sugli accordi col rais. Secondo la Capitaneria di porto di Mazara, i libici «hanno sparato per colpire». «È stato un inferno: i proiettili rimbalzavano dal ponte fino alla sala macchine. Ci siamo distesi tutti a terra pregando che nessuno di noi venisse colpito», ha raccontato il capitano Gaspare Marrone. I proiettili, fanno notare dal comando generale della Guardia costiera, «sono ben distribuiti lungo tutta la fiancata, dal pelo dell’acqua fino alle sovrastrutture, cioè le parti abitate dall’equipaggio». A essere preso di mira un motopeschereccio della flotta di Mazara del Vallo, l’Ariete. A sparare una motovedetta libica, una delle sei unità della classe Bigliani in dotazione alla Guardia di finanza, donate dal governo italiano a Gheddafi nell’ambito per il contrasto dell’immigrazione clandestina.
A rendere ancora più inquietante l’episodio, la presenza a bordo di militari italiani. L’incidente è avvenuto 31 miglia al largo di Al Zwara, località libica quasi al confine con la Tunisia, nota perché è da qui che partivano le carrette del mare dirette verso Lampedusa.
Il Pd ha chiesto che il governo riferisca immediatamente sull’accaduto e chiarisca, «una volta per tutte, tutti gli aspetti dell’accordo siglato con la Libia».

da Europa Quotidiano 14.09.10

“E se erano immigrati?”, di Stefano Menichini

Stavolta ce ne vogliono di spiegazioni, e di approfondite. Le prime, offerte dal solito Frattini, sono ridicole e inattendibili.
L’intreccio personale/affaristico/ ideologico tra Gheddafi e Berlusconi ha già esposto l’Italia a umiliazioni internazionali ripetute. Adesso accade qualcosa di più. Questioni di fondo vengono spalancate dall’incidente del mitragliamento dell’Ariete da parte di una motovedetta regalata dagli italiani come parte dello scambio sul respingimento dei clandestini.
La motovedetta classe Bigliani ha inseguito per ore nella notte l’Ariete, sparando a ripetizione ad altezza di cabina e avendo a bordo un ufficiale della Finanza che, piuttosto che funzioni di osservatore come dicono i suoi superiori, sembrava ricoprire un ruolo di comando.
Che cosa vuol dire? Qual è la prassi operativa dei pattugliamenti?
Chi comanda a bordo? E come si comportano i libici (magari sotto comando italiano) quando intercettano – anche in acque internazionali, come stavolta – barche che potrebbero avere a bordo gli immigrati che si vogliono respingere?
Più volte i ministri leghisti hanno chiesto che si facesse fuoco sui boat-people. Ora i finanzieri di Tremonti potrebbero aver trovato il modo per esaudire l’auspicio, facendo finta che il lavoro sporco lo facciano – come ai tempi degli ascari, e come accade già nei campi di concentramento del deserto – i sudditi di Gheddafi. Dal folklore delle hostess siamo passati all’orrore del fuoco sui disperati?

da Europa Quotidiano 14.09.10