attualità, politica italiana

"No del Pd allo scambio lodo-Mattarellum e riparte la corsa per salvare il Cavaliere", di Liana Millella

Non è neppure cominciata, perché era nelle intenzioni del Cavaliere, ma è già finita. La trattativa per ottenere dal Pd il voto favorevole sul lodo Alfano costituzionale in cambio del ritorno al Mattarellum frana sul niet senz´appello del segretario Pierluigi Bersani. Quando glielo chiedono reagisce inorridito («Mai sentita una cosa del genere, e se la sentissi la liquiderei subito»). Il tentativo berlusconiano di guadagnare un assist ed evitare il referendum sullo scudo per congelare ben tre processi si arena sul freddo stupore, quasi un ribrezzo, di Anna Finocchiaro, la presidente dei senatori democratici: «Per favore, non scherziamo. È una cosa che non esiste. Non sta né in cielo né in terra che noi ci si abbassi a un baratto con la maggioranza su questioni di così grande importanza per il Paese».
E allora, se le cose stanno così, tocca rimboccarsi le maniche. Lo fa il Guardasigilli Angelino Alfano. Lo fa l´avvocato del premier Niccolò Ghedini. Lavorano per escogitare la strada giusta per risolvere una volta per tutte il dramma giudiziario del loro capo. Tra dubbi, esitazioni, timori di una sconfitta. L´ennesima, dopo la “morte” della blocca-processi, del processo breve, del primo lodo Alfano. Con una spada di Damocle sulla testa, la decisione della Consulta sul legittimo impedimento. Lo spartiacque è il 14 dicembre. Tre strade si aprono. Nuovo lodo Alfano. Processo lungo. Versione riveduta del lodo Consolo. Se sarà scudo dovrà essere approvato a tamburo battente, sfruttando l´apertura concessa da Fini. Ma Ghedini è dubbioso. Teme tempi lunghi. Oggi ne parleranno al Senato il presidente della commissione Affari costituzionali Carlo Vizzini e il capogruppo Maurizio Gasparri per verificare la possibilità di dar vita a un testo concordato con il Pdl della Camera. E la capigruppo deciderà se calendarizzarlo alla ripresa dei lavori.
Ma Ghedini preme con i suoi timori. A più d´uno confida che ipotizzare un percorso rapido è pura utopia. E se Alfano è convinto che basti lavorare al lodo per far sì che la Consulta decida di rinviare l´esame del legittimo impedimento, Ghedini è perplesso anche su questo. Lo preoccupa l´idea che la Corte vada avanti lo stesso. Perché è vero che, per consuetudine, essa rinvia un caso se il Parlamento sta trattando la stessa materia ed è vicina al sì sul nuovo testo. Ma in un iter complesso come quello di una legge costituzionale spendersi sui tempi è arrischiato. E in questo caso poi, con il legittimo impedimento parliamo di un´altra legge, non della medesima che per 18 mesi, per premier e ministri, congela i processi togliendo ogni autonomia al giudice grazie a un´autocertificazione di palazzo Chigi. Una prerogativa che viola l´articolo 3 della Costituzione (tutti i cittadini sono uguali davanti alla legge) poiché non è stata usata una procedura costituzionale. Ghedini non vede bene neppure un intervento che “costituzionalizzi” il legittimo impedimento attenuandone l´automatismo in quanto ciò rischierebbe di far ripartire di continuo i processi del suo assistito.
Serve altro allora. Un´altra “leggina”. A due progetti lavorano Ghedini e Alfano. Il processo lungo, con il divieto di usare le sentenze definitive (caso Mills) e l´obbligo per il giudice di accogliere integralmente le liste dei testi dei difensori. Ma in molti, nel Pdl, sono convinti che nel futuro ddl Costa ci sarà “dentro” pure dell´altro, un´altra invenzione di Ghedini. Ma non basta. A via Arenula, dopo che il finiano Giuseppe Consolo (ma a titolo personale) lo ha rilanciato, si ragiona se il suo lodo non possa servire per Berlusconi. Quel ddl, vecchio di più legislature ma riproposto in questa, molti sospettano “a misura” di Altero Matteoli di cui Consolo è avvocato, stabilisce che spetta solo al Parlamento stabilire se un reato è ministeriale. Per cui sono le Camere a dover autorizzare il pm ad andare avanti. Ma non solo Berlusconi è imputato di corruzione e frode fiscale, ma i suoi dibattimenti sono già cominciati. Mills e Mediaset per certo. Resterebbe solo Mediatrade. Un anno fa, quando il lodo Consolo si arenò alla Camera, trapelarono perplessità del Colle. Tuttavia, con l´incubo del legittimo impedimento bocciato alle porte, tutto è buono per salvare Berlusconi.

La Repubblica 15.09.10

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“Tramonta il gruppo salva-Silvio”, di Emanuele Lauria

Pioggia di no dai deputati interessati. Bocchino: con Fini altri due parlamentari. Non entrano i centristi siciliani, frenano i 5 di Noi Sud. Gli unici certi Nucara e Pionati.
C´è il nome ma non c´è il gruppo, almeno per ora. E alla nascita di «responsabilità nazionale», la stampella di Silvio Berlusconi alla Camera, non crede più tanto neppure il demiurgo Francesco Nucara. L´esponente repubblicano, che lunedì si era detto certo di raggranellare i venti deputati necessari, ieri sera ha fatto una brusca frenata: «Il nuovo gruppo non si è dissolto semplicemente perché non si era mai formato – ammette Nucara – Io non so i nomi nel particolare, so di alcune cose che Berlusconi mi ha detto e alcune erano a mio avviso sbagliate. Gli ho detto: “Questo nome cancellalo perché non verrà mai con noi”. In questo senso i nomi erano molto più di 20 onestamente». Nucara, alla fine, si professa pessimista: «È nella mia natura. Mentre è in quella di Berlusconi essere ottimista…». Sembra tanto l´epitaffio su un´operazione dalla quale, nell´arco della giornata, molti presunti interessati hanno preso le distanze. Cominciando dai siciliani dell´Udc: «Nucara? Io questo signore non lo conosco neppure – ha ribadito il coordinatore regionale Saverio Romano – La nostra battaglia, contro la richiesta di dimissioni di Berlusconi ed eventuali alleanze a sinistra, vogliamo continuarla nell´Udc». Certo, non sarà facile ricucire lo strappo con Casini che ai quattro “ribelli” siciliani (cui si aggiunge il campano Pisacane) guarda con sempre maggiore insofferenza. E che dagli stessi ha ricevuto l´accusa di ingratitudine: «Io non so se Pierferdinando – aggiunge Romano – ci ritenga davvero un peso. Gli ricordo che lo ha assunto liberamente, per restare in Parlamento». Ma per ora nessuna fuoriuscita dal partito centrista. Anche per la mediazione di Rocco Buttiglione e Lorenzo Cesa: «Viviamo un momento di dialettica interna ma non ci saranno defezioni – dice il segretario – È meglio che Berlusconi rinunci alla scorciatoia della campagna acquisti». E lo stesso Casini interviene sul tema a Ballarò: «La compravendita dei deputati dimostra che questo bipolarismo è fallito perché i governi dopo due anni non sono più in grado di governare».
È fitta, la pioggia di distinguo e smentite sull´iniziativa di Nucara. Frenano i cinque deputati di Noi Sud: «Quando si fanno questi annunci si nuoce alle ragioni del centrodestra. Non siamo mercenari: serve un progetto politico», dice il capogruppo Luciano Sardelli. I quattro esponenti dell´Mpa di Raffaele Lombardo fanno sapere che non aderiranno ad alcun nuovo raggruppamento e che voteranno la fiducia sui cinque punti del premier «a patto che ci sia un´inversione di tendenza sul Sud». I tre liberaldemocratici non si muovono: «Notizia priva di fondamento la nostra adesione a una nuova formazione parlamentare – dice il deputato Italo Tanoni – Dell´appoggio al governo dobbiamo discutere». Fuori dal progetto i tre deputati delle autonomie linguistiche.
Gli unici aderenti certi, allo stato, rimangono Nucara e Francesco Pionati dell´Adc. Due contro i venti necessari: pochini. Insomma, se non è impossibile l´obiettivo di una maggioranza a geometria variabile lo è quasi la costituzione di un gruppo parlamentare “salva-Silvio” che garantisca in partenza la soglia minima dei 316 voti a Montecitorio (oggi Pdl e Lega ne possono raccogliere 296).
In questa situazione hanno gioco facile i finiani nel ribadire di avere in mano la golden share della maggioranza: «Il 28 settembre si dimostrerà che siamo determinanti: il resto non conta», dice Carmelo Briguglio. E il capogruppo di Fli Italo Bocchino, constatato il fallimento della campagna acquisti gestita dal premier, può infierire: «Presto annunceremo noi l´arrivo di due nuovi parlamentari». Proverrebbero dal Pdl. «I nomi? Non li posso fare – conclude Bocchino – altrimenti mi finisce tutto come Nucara».

La Repubblica 15.09.10