attualità, politica italiana

"Patto fragile per una tregua fragilissima", di Marcello Sorgi

La passeggiata nel Transatlantico di Niccolò Ghedini e Giulia Bongiorno, i due “dottor Sottile” di Berlusconi e Fini, non ha, per il momento, avuto alcun effetto pratico se non quello di dare platealmente la sensazione di un inizio di disgelo tra i due fronti in guerra da mesi. Se hanno avuto incarico dai loro leader di incontrarsi, e se tocca a loro anche stavolta trovare un punto d’intesa, Ghedini e Bongiorno, come hanno fatto tante volte, lo troveranno.

Il terreno del possibile incontro è stato individuato nel lodo Alfano costituzionalizzato, cioè nell’elevazione di rango della norma che la Corte costituzionale bocciò meno di un anno fa motivando la sua sentenza con il fatto che una legge normale non poteva modificare di fatto la Costituzione, reintroducendo l’immunità che era stata cancellata dopo Tangentopoli con la riforma dell’articolo 68.

Maturata mentre ancora continua il mercato delle acquisizioni (dopo lo sgonfiamento della “legione straniera” di Berlusconi, ieri si parlava di altri due del Pdl in marcia verso Futuro e libertà) il pre-accordo raggiunto dagli avvocati-deputati sulla materia del contendere può essere letto come un’effettivo scambio di disponibilità, ma anche come un modo di allungare i tempi, visto che i cambiamenti della Costituzione richiedono la procedura aggravata dell’articolo 138, che prevede una doppia votazione delle Camere sul medesimo testo a intervalli non inferiori a tre mesi.

Bene che vada, il nuovo salva processi per il premier non vedrebbe la luce prima della prossima primavera. E nel frattempo, va da sé, Fini metterebbe alla prova la capacità di Berlusconi di convivere con un alleato come Futuro e libertà che vuole riprendersi piena libertà di parola. Il Presidente del Consiglio d’altra parte, se davvero vuole ottenere il salvacondotto, dovrebbe adattarsi. L’apertura di Fini sul lodo infatti vuol dimostrare che il Presidente della Camera, diversamente da quel che pensa e dice il premier, non ha alcuna intenzione di farlo fuori per via giudiziaria.

Sempre che il fragile accordo possa reggere ai temporali quotidiani che investono la difficile convivenza dei due leader separati in casa, occorrerà vedere come la prenderà la Corte costituzionale, che il 14 dicembre dovrebbe pronunciarsi sul legittimo impedimento, la legge-tampone attualmente in vigore in attesa di quella definitiva. Se per quella data le Camere avessero già concluso la prima sessione di votazioni sul lodo Alfano costituzionalizzato, la Consulta, verosimilmente, potrebbe anche decidere di aspettare, rinviando l’udienza.

La Stampa 16.09.10