attualità, politica italiana

"Una bicameralina mezza vuota", di Raffaella Cascioli

Tutto l’impianto del federalismo fiscale ogni giorno di più mostra le sue difficoltà. Un conto è vendere al nord il sogno federalista della premiata ditta Bossi-Calderoli, un altro è sventolare la bandiera di un federalismo tutt’altro che perequativo della coppia Calderoli-Tremonti. Tanto più in tempo di crisi (politica quanto economica). La Lega cerca di fare l’una e l’altra mossa ma il percorso che ha davanti è accidentato sia sul piano della tempistica, sia per i numeri della maggioranza, sia per quel che riguarda le cifre (poche) inserite nei decreti.
Il Carroccio, però, ha deciso di gettare il cuore oltre l’ostacolo scommettendo su un iter accelerato del federalismo che consenta di portare in consiglio dei ministri i due decreti più corposi: quello sui costi standard della sanità e quello relativo al fisco regionale. Obiettivo di Calderoli e Tremonti è far passare i due provvedimenti a palazzo Chigi prima del discorso di Berlusconi alle camere previsto per fine mese, mettendo così in salvo i due decreti rispetto ad eventuali turbolenze politiche e a possibili scenari governativi diversi dall’attuale. Infatti, a meno di un ricorso immediato alle urne, anche in presenza di un altro esecutivo, l’iter parlamentare proseguirebbe e la partita si chiuderebbe in pochi mesi.
Al momento al proprio attivo la Lega può sventolare ben poco: il federalismo demaniale che, durante l’inseguimento dell’ampolla dal Monviso a Venezia, Bossi giurava esser una realtà, è ancora di là da venire. È vero che un elenco più ristretto di quello iniziale e relativo ai beni potenzialmente alienabili è stato stilato dall’Agenzia delle entrate. Un elenco da cui sono già stati espunti beni di pregio. Ora però tutte le amministrazioni pubbliche hanno tempo fino al 23 di settembre per indicare quali beni intendono non alienabili. Una volta recepite tutte le richieste sarà necessario un decreto della presidenza del consiglio e la pubblicazione dell’elenco in Gazzetta Ufficiale. Solo allora gli enti che lo vorranno potranno farsi avanti entro e non oltre 60 giorni. Insomma, il federalismo demaniale è tutt’altro che acquisito, ma la Lega se l’è già venduto al Nord per fatto.
Quello su Roma capitale, che la bicameralina si accinge a votare oggi (contrario il Pd), finirà domani in consiglio dei ministri e poi in Gazzetta ufficiale in tempo utile per la visita in Campidoglio del presidente Napolitano il 20 in occasione del 140.mo anniversario di Roma capitale. Ma è vuoto. In conferenza unificata è fermo, invece, il decreto sulla fiscalità municipale, destinato a sollevare più di un dubbio perché, come ha osservato il senatore Pd Marco Stradiotto, membro della Bicameralina, le entrate dell’Imu che gravano sulla seconda casa sono state sovrastimate tanto che nelle casse comunali è facilmente ipotizzabile che arrivino meno soldi.
Il che si tradurrà in un aumento del costo dei servizi neanche a dirlo per le famiglie e per i più deboli. Un cortocircuito che rischia di riproporsi anche sulla fiscalità regionale: stando alle anticipazioni, le regioni potranno se del caso azzerare l’Irap ed elevare dall’attuale 0,9% al 3% l’Irpef. «Tartassando – spiega Stradiotto – chi non può evadere, chi è dipendente visto che l’autonomia finanziaria degli enti territoriali arriverà attraverso risorse proprie non compensate da riduzioni delle tasse a livello nazionale». Sul cammino della Lega c’è tuttavia il finiano Mario Baldassarri che, in Bicameralina, in questi giorni sta marcando il territorio e non c’è dubbio che potrebbe spostare d’ora in avanti gli equilibri. Tuttavia, il sogno leghista di un altro mondo possibile, venduto a buon mercato al nord, è dietro l’angolo grazie anche ai fumogeni lanciati da Calderoli sul trasferimento dei ministeri dalla capitale.

da Europa Quotidiano 16.09.10