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"Berlusconi è in fibrillazione. Paura del voto su Cosentino", di Francesco Lo Sardo

«Le mie sono intercettazioni di conversazioni normali per uno che fa politica da trent’anni in una regione come la Campania. Non chiederò l’autorizzazione all’uso delle intercettazioni né il sostegno a un vincolo di maggioranza. Questo dirò: mi rimetto alla volontà dell’aula. E se la camera dovesse votare sì all’uso delle intercettazioni io dormirò lo stesso, tranquillo e sereno».
Così parlava ieri al calar della sera Nicola Cosentino, l’ex sottosegretario all’economia di Tremonti ma soprattutto potentissimo ras campano del Pdl alla vigilia del voto di Montecitorio sull’utilizzo delle intercettazioni nelle inchieste a suo carico. Un voto segreto, ovvero una benedizione o una maledizione, ultima spes o fucilazione alle spalle, dipende dai casi della vita: quel voto segreto croce e delizia della vita parlamentare, fonte di salvezza o causa di immani catastrofi.
Sarà per questo che ieri, per tutta la giornata, Silvio Berlusconi era in fibrillazione. Non già per la sorte di Cosentino, ma per i rischi di contraccolpi sul suo governo che trema non solo e non tanto per l’incognita del voto dei finiani, attraversati da sfumature differenti che vanno dalla linea dei falchi di Granata al cauto aperturismo delle colombe alla Moffa e che decideranno questa mattina in assemblea se assumere una posizione unitaria, come gruppo di Futuro e libertà, o lasciare piena libertà di coscienza.
No, checché se ne pensi, ieri il rovello che ha funestato la giornata di Berlusconi era: che farà la Lega? Queste le confidenze di una vigilia agitata, raccolte in ambienti vicini a Berlusconi: in attesa che il Cavaliere – prima di un vertice notturno del Pdl – telefonasse a Bossi per ottenerne assicurazioni sul no leghista all’uso delle intercettazioni del suo coordinatore campano.
Già perché l’affaire Cosentino – come emerse a metà luglio nelle ore che precedettero le dimissioni del ras della Campania da sottosegretario implorate dal Cavaliere per disinnescare il voto su una mozione di sfiducia su cui il suo governo rischiava di saltare in aria – era e rimane un motivo di grave imbarazzo per Umberto Bossi.
Bestia nera dei finiani e di crescenti settori ex forzisti del Pdl campano che ne contestano lo strapotere Nick o’mericano, come lo chiamano nella sua Casal di Principe, feudo del clan dei Casalesi, è un incubo che i vertici del Carroccio – che continuano a coprire il pluri-indagato su cui pende già una condanna di fronte a un sempre più malmostoso elettorato padano – vorrebbero cancellare dal loro orizzonte. Perciò ieri mattina a palazzo Grazioli sono saltati sulla sedia quando hanno letto la dichiarazione del capogruppo dei deputati leghisti, Reguzzoni, che suonava più o meno così: «Sembra che Cosentino chiederà di votare a favore dell’uso delle intercettazioni a suo carico. Noi prendiamo atto che Cosentino s’è già dimesso da sottosegretario, quindi ora il voto ci pare un problema…residuale». Ma che vuol dire residuale? «Che vogliono fare questi della Lega?»: è scattato l’allarme Pdl. Se prendendo a pretesto un sì dello stesso Cosentino alle intercettazioni la Lega, tutta o in parte, vota come i finiani è il patatrac: lo spettro delle elezioni anticipate è ricomparso.
Chiedere di votare a favore delle proprie intercettazioni è un gesto di galanteria parlamentare. L’onore del deputato autore del beau geste è salvo: tanto poi ci pensano i gruppi d’appartenenza a fare quadrato e a respingere la richiesta. Ma qui il gioco è parso troppo rischioso a un Berlusconi che ormai vede congiure ovunque.
Perciò in serata Cosentino è corso ai ripari precisando – punto tutt’altro che di lana caprina – che lui oggi non chiederà affatto di votare sì all’uso delle bobine. Più tardi il Cavaliere ha riunito i suoi per studiare i numeri della camera e ha sentito Bossi. Ieri si raccontava di un Berlusconi che sarebbe stato persino tentato di lasciare libertà di voto, pur di evitare un qualunque rischio di sancire con un voto che il Pdl è minoranza.
Contrari i falchi berluscones. Di qui i contatti con il Senatùr. Che avrebbe rassicurato il Cavaliere. Il no all’uso delle intercettazioni di Cosentino avrà la maggioranza dei voti della camera. Dovrebbe andare così. Ma col voto segreto nessuno può mai dormire sonni tranquilli. Neppure Nick o’ mericano.

da Europa Quotidiano 22.09.10