cultura

"Arte e nuvole fritte la città si ricostruisce anche con la cultura", di Jolanda Buffalini

I progetti lanciati dalla festa tematica del Pd non si fermano
Workshop e iniziative per la città: come le «neole» di Bruna Esposito. E una raccolta fondi per restaurare le nicchiette insieme a l’Unità. È stata una bella idea concepire la Festa nazionale della cultura come “work in progress”, tanto più bella in quanto la festa democratica era a L’Aquila, dove il progredire dei lavori (della ricostruzione) stagna mentre ferve l’attività di nomina dei commissari con relative prebende e conflitti d’interessi.
Come dice il testo che ha dato il via al workshop di scrittura con Emiliano Poddi «dal punto di vista di un architetto, una festa di partito è una tendopoli, la differenza sostanziale rispetto alle tendopoli del terremoto: che stavolta ci si poteva riunire liberamente e liberamente far circolare le idee». Bello pure, era una novità di quest’anno, coinvolgere dentro la festa l’arte contemporanea. Se ne parliamo ancora, dopo tanto che come festa è finita, è perché il work in progress continua, chiusi i battenti si fa circolare il corto montato con Virzì e Comencini, si organizzano le foto e i materiali di scrittura. Si possono guardare e leggere on line, su Unita. it. Anche l’arte è in progress, gli artisti si sono esposti non solo nel senso visivo del termine ma nel senso che si sono impegnati a mandare avanti progetti, engagé si sarebbe detto un tempo.
Neola significa nuvola in abruzzese ma è anche il nome che viene dato alle frittelle tradizionali, uova, farina, olio e lievito, che sono – nonostante gli ingredienti – leggere come una nuvola.
A L’Aquila le chiamano anche ferratelle. Un gruppo di artisti ne ha preso a prestito il nome per farne una onlus: «La finalità è produrre e divulgare attività per il restauro di un luogo pubblico nel centro storico de L’Aquila». La scelta del luogo da restaurare è caduta, come per noi de l’Unità, sulle nicchiette del «primo bacio», le nicchie della scalinata di San Bernardino. Un ottima occasione per rilanciare, anche da parte nostra, la sottoscrizione per questo intervento.
Ricorderete che nei mesi scorsi abbiamo raccolto alcune migliaia di euro e che si manifestò la disponibilità di un imprenditore marchigiano, Gianfranco Di Dario che a sua volta ha coinvolto Paolo Foraboschi, ingegnere e professore allo Iuav di Venezia. Anche Dacia Maraini e il festival di teatro di Gioia dei Marsi. Sembra che ci sono le condizioni per unire le forze e andare avanti. Intanto Bruna Esposito, che è la più affermata degli artisti che partecipano a Neola (ha vinto nel 1999 la biennale d’arte),
spiega come procedono loro. Insieme a Bruna ci sono Enzo De Leonibus, Fabrizio Sartori, Franco Fiorillo e Emanuela
Barbi. «Il primo oggetto d’arte che abbiamo prodotto sono le piastre da arroventare per produrre le neole o ferratelle». Le piastre, il metallo pesante che si venderanno nelle feste e nei bookshop delle mostre e dei musei a prezzi d’arte, sono incise con il disegno del rosone di Collemaggio, «rosa mistica dalla lavorazione raffinata e aerea … in cui l’elemento materiale della luce si fa materia per mettere in comunicazione l’immanente e il trascendente», scrive Paola Ardizzolanella presentazione.
Con quelle piastre anche le neole, buonissime, dolci e salate, prendono il ricamo del rosone. E gli artisti si spostano con il baracchino, bombola del gas e cucinino, per prepararle nelle feste.
La piazza temporanea è l’altra installazione. Altri due termini, “piazza” e “temporanea” evocativi per la città terremotata . È vissuta esattamente come il suo nome indica, i bambini ci giocano, i visitatori della festa si siedono. L’esperimento, voluto da Domenico Petrolo del dipartimento cultura del Pd, è riuscito: la piazza allestita da “2A+P/A (Bombaci e Costanzo) utilizza degli eco-pallet, detti anche balanche, pedane di legno per il deposito e trasporto dimateriali edili pesanti. E costruisce con
questi materiali da riuso i simboli del luogo principe della vita sociale: panchine, scalinata, muretto, podio. Una socialità ecosostenibile a costo zero.
Per Marco Cordero i libri sono un oggetto di culto ma non come per i bibliofili. Suo padre, che è morto a 44 anni, quando lui ne aveva 13, lavorava in una cartiera. E nella cartiera i libri arrivavano senza copertina, pronti per il macero. Diventavano poltiglia e poi cartoncino lucido per confezionare le zollette di zucchero. Qualcuno di questi libri, però, si salvava. Arrivava a casa senza copertina e veniva foderato con carta da pacchi marrone. Ora che è un artista, Cordero assembla
libri e incide all’interno figure antropomorfe. Le sue sculture possono crescere, se la gente porta libri, e la figura può farsi più complessa diventando una storia. Una storia contenuta
nei libri ma non come la intendiamo noi, normalmente.

L’Unità 27.09.10