cultura

"I capolavori dell'arte salvati dalla tecnologia", di Irene Tinagli

Chi pensava che l’eredità di tanti grandi artisti del passato fosse destinata ad ammuffire nelle sale più o meno visitate di qualche museo non aveva fatto i conti con l’avanzare delle nuove tecnologie. Proprio in questi giorni Botticelli e i capolavori del Rinascimento fiorentino sono tornati a emozionarci non attraverso una mostra ma da foto digitali in altissima definizione che stanno spopolando sul Web.
Nonostante tanti luoghi comuni, arte e tecnologia non sono mai state completamente separate. Dalla creazione di colori che resistessero al tempo, o che consentissero sfumature e certi effetti di luce, alle tecniche e i materiali che hanno consentito sculture sorprendenti e innovative, fino allo sviluppo più recente di luci speciali per mostrare quadri antichi e preziosi senza danneggiarne lo splendore, o all’archiviazione digitale di intere biblioteche regalateci intatte dal tempo ma nascoste nei luoghi più disparati del mondo. Ma le applicazioni della tecnologia all’arte non si fermano qui e continueranno a sorprenderci ed emozionarci in futuro. E questo deve darci gioia e speranza non solo per l’arricchimento culturale che questi progressi portano con sé, ma anche per la loro portata economica e le ricadute che hanno sulle prospettive di crescita del nostro Paese.

Come mostra un recente studio realizzato dall’Istituto Tagliacarne su impulso di Unioncamere e del ministero per i Beni e le Attività Culturali, le attività connesse alla valorizzazione e promozione del patrimonio culturale sono una vera e propria filiera produttiva. Conta circa 900 mila imprese, dà lavoro a 3,8 milioni di persone e produce un valore aggiunto di circa 167 miliardi di euro, ovvero il 12,7% del valore aggiunto prodotto dall’economia italiana. Un’universo produttivo sempre più ampio e variegato, in cui si intrecciano attività tradizionali e artigianali, tecnologie, comunicazione e nuove professioni. Un settore che oltretutto, sempre secondo i dati del Tagliacarne, dal 2001 al 2006 ha avuto una crescita media annuale superiore alla media in Italia, sia in termini di valore aggiunto (+4,3% contro +3,5%) sia di occupazione (+2,9% contro +1,3%). Dati forse poco pubblicizzati, ma di cui bisognerebbe essere tutti più consapevoli. Qualcuno, comunque, ci sta già provando. E infatti proprio da questa consapevolezza è nato DNA Italia, il primo salone italiano dedicato alle tecnologie per la conservazione, fruizione e gestione del patrimonio culturale, che apre oggi a Torino. Tre giorni in cui il Lingotto darà spazio a workshop, dibattiti, e a numerosi progetti, materiali, e tecnologie d’avanguardia applicate o applicabili al Patrimonio Culturale. Dal multimediale alle nanotecnologie, dall’imaging alle tecnologie spaziali: un’occasione per guardare un po’ avanti e immaginare tutto quello che si potrebbe fare in questo bel Paese così ricco di risorse eppure oggi così avvilito.

Un Paese incapace di sollevare lo sguardo dai propri piedi, preoccupato dal baratro in cui sembra sempre dover cadere da un momento all’altro, ignaro delle vette che potrebbe raggiungere se solo sapesse alzare la testa.

La Stampa 01.10.10