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"Cnsu bloccato per mesi e La Gelmini lo insedia in ritardo", di Manuel Massimo

Il nuovo Consiglio degli Studenti verrà convocato per il prossimo 26 ottobre, a oltre cinque mesi dalla sua elezione, e non potrà confrontarsi sulla riforma dell’università. Forse perché rischia di avere un presidente non gradito al ministro?

Interpellanze parlamentari, lettere aperte, richieste d’incontro e dichiarazioni a mezzo stampa: dopo una lunga serie di sollecitazioni provenienti da più parti, il ministro Mariastella Gelmini si è finalmente decisa a convocare per il 26 ottobre prossimo la prima seduta del nuovo Cnsu (Consiglio Nazionale degli Studenti Universitari) eletto lo scorso maggio. L’organo consultivo di rappresentanza studentesca degli atenei, per poter cominciare i lavori, ha bisogno di essere “insediato” e, in base al regolamento del Miur, questo compito spetta appunto al ministro in carica. L’iter pianificato dal Ministero, però, non ha certo brillato per celerità: il decreto ufficiale di nomina dei consiglieri eletti è arrivato soltanto il 25 giugno (43 giorni dopo la chiusura delle urne), il 5 luglio (dopo altri 10 giorni) è partita la richiesta formale degli indirizzi e dei recapiti telefonici degli eletti da fornire “con la massima cortese sollecitudine”; poi sono arrivate le vacanze estive e la prima convocazione del Consiglio è slittata ancora. Una nota del Miur del 7 ottobre informa che il ministro Gelmini insedierà il Cnsu il giorno 26 ottobre: 122 giorni dopo il decreto di nomina, 165 dalla chiusura delle urne. Della serie: meglio tardi che mai.

Il nodo del presidente. Ma perché il ministro Gelmini, che all’indomani del voto si era detta soddisfatta per l’affermazione delle liste di centrodestra, ha procrastinato questa fatidica data così a lungo? Il busillis sta nell’elezione del presidente: a quanto risulta la componente del Pdl e quella centrista di Cl non hanno trovato l’accordo su un candidato comune, questo “rischia” di spianare la strada – in seconda votazione – all’elezione di un presidente espressione delle liste di centrosinistra capeggiate dall’Udu (che con 10 consiglieri eletti su 30 hanno la maggioranza relativa in Consiglio) in aperto contrasto con la linea dettata dal Ministero. Un presidente “ostile”, dunque, potrebbe essere un ulteriore bastone tra le ruote per i progetti del ministro Gelmini, già messi a dura prova dalla crescente ondata di protesta di tutte le componenti del mondo della scuola e dell’università.

Lo smacco di settembre. Di “operazione di delegittimazione del Cnsu” da parte del ministro parlava apertamente la dottoranda neoeletta Valentina Maisto dell’Adi (Associazione dottorandi e dottori di ricerca italiani) a cui proprio non andava giù il fatto che il 28 settembre – durante l’audizione presso la VII Commissione Cultura della Camera per discutere della Riforma – fosse stato convocato il Consiglio nella composizione antecedente alle ultime elezioni (dunque decaduto dal 25 giugno, ndr): “Dottorandi, specializzandi e studenti hanno espresso la propria volontà elettorale oltre quattro mesi fa, eppure su una questione di fondamentale importanza, quale è quella di una riforma organica della governance e del reclutamento universitario, si è espresso il Cnsu nella vecchia composizione”.

Giovani Pd: “Autoconvochiamoci”. Il malcontento verso l’atteggiamento di chiusura del ministro nei confronti del nuovo Cnsu “non allineato”, a partire da settembre è montato giorno dopo giorno. Tanto che i Giovani Democratici e la Rete Universitaria Nazionale avevano deciso di mettere in atto una plateale forma di protesta in concomitanza con la discussione del ddl Gelmini alla Camera: “Studenti e ricercatori non sono forze conservatrici: siamo noi a chiedere una riforma; ma che sia vera e con risorse vere, non una sommatoria di tagli. Anche per questo il 14 ottobre saremo in Piazza Montecitorio, autoconvocando il Cnsu: invitiamo gli eletti di tutte le liste a partecipare”. Anche perché il 26 ottobre, con la riforma già “blindata” e pronta per essere approvata, potrebbe essere ormai troppo tardi: il provvedimento passerebbe, dunque, senza tener minimamente conto delle proposte di modifica da parte degli studenti.

Perplessità anche a destra. Una timida voce di dissenso, negli scorsi giorni, si è levata anche dal centrodestra studentesco, con il consigliere neoeletto Emanuele Maniscalco (Studenti per le Libertà – Pdl) che i primi di ottobre dichiarava: “Insediare il Cnsu potrebbe essere una grande opportunità di confronto che sta sfumando con il passare del tempo; il Cnsu potrebbe portare all’attenzione del ministro proposte nuove che vedano gli studenti come destinatari di una riforma necessaria ma molto contestata”. Nel frattempo gli studenti neoeletti continueranno a “fare anticamera”, almeno fino al 26 ottobre: e le loro istanze resteranno fuori dalla porta.

da www.repubblica.it

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