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Federico Aldrovandi, dallo Stato risarcimento milionario alla famiglia

Due milioni ai genitori e al fratello del ragazzo morto nel 2005 a Ferrara durante un controllo di polizia. L’avvocato: “E’ un’ammissione di responsabilità d’indubbia valenza”, anche perchè il ministero dell’Interno non era mai stato citato come responsabile civile

Lo Stato riconosce un risarcimento alla famiglia di Federico Aldrovandi. Ai familiari del ragazzo morto a Ferrara durante un controllo di polizia il 25 settembre 2005 andranno quasi due milioni di euro. In cambio lo Stato chiede alla famiglia di non costituirsi parte civile nei procedimenti ancora aperti. L’accordo tra le parti è stato raggiunto due giorni fa.

“Sono soddisfatto dal punto di vista professionale, si tratta di una ammissione di responsabilità di indubbia valenza – ha spiegato uno dei legali della famiglia, Fabio Anselmo, ricordando che il ministero dell’Interno non era mai stato citato come responsabile civile – ma anche dispiaciuto dal punto di vista umano, avrei voluto essere in appello. Però capisco la fatica della famiglia per tutta questa battaglia. Ma – ha assicurato – il papà e la mamma di Federico, Lino Aldrovandi e Patrizia Moretti, saranno comunque in aula in appello”.

Il processo ha avuto luogo proprio grazie al coraggio dei genitori di Federico che non credendo alla versione fornita inizialmente dalla polizia hanno cominciato a raccogliere prove e testimonianze arrivando a pubblicare in un blog su Kataweb, aperto nel gennaio 2006 e diventato uno dei più cliccati in Italia, le foto del figlio massacrato. Armati di solo coraggio e tenacia, a dispetto delle versioni ufficiali che circolavano, riuscirono a trascinare in giudizio gli agenti delle volanti che quella mattina all’alba fermarono Federico. Paolo Forlani, Luca Pollastri, Enzo Pontani e Monica Segatto sono stati condannati in primo grado a tre anni e sei mesi per eccesso colposo nell’omicidio colposo. Hanno ecceduto nel loro intervento, non hanno raccolto le sue richieste di aiuto, hanno infierito su di lui in una colluttazione imprudente usando i manganelli, due dei quali si sono rotti, ammanettandolo a pancia in giù con le mani dietro la schiena. Posizione che avrebbe causato un’asfissia posturale.

Le responsabilità penali restano ovviamente in capo agli imputati. I quattro poliziotti di pattuglia quella mattina sono stati condannati in primo grado per eccesso colposo in omicidio colposo, e altri tre loro colleghi sono stati condannati per il depistaggio delle indagini (per un quarto il processo è ancora in corso).

“Oggi si può iniziare a parlare di pacificazione” ha detto Anselmo, ricordando che la famiglia di Federico non ha mai avuto un atteggiamento di contrapposizione nei confronti della polizia, ma ha solo lottato perchè fosse ristabilita la verità su quanto gli era accaduto. “In prima fila alla proiezione ferrarese del film E’ stato morto un ragazzo (Trailer) del giornalista Filippo Vendemmiati sulla vicenda di Federico c’era il questore – ha detto Anselmo – e anche lo stesso Manganelli è stato molto vicino alla madre”. “L’associazione delle vittime delle forze dell’ordine che stiamo fondando – ha concluso – nasce per aiutare chi si trova in situazioni simili ed è in difficoltà. Lo scopo è chiedere aiuto allo Stato affichè non lasci solo chi si trova in queste situazioni”.

da http://bologna.repubblica.it/