attualità, politica italiana

"Governo, consensi solo dal 30%", di Renato Mannheimer

Le priorità: dei cinque punti, il fisco è quello più sentito dagli elettori. Ultimo il federalismo

I cinque punti che Berlusconi ha indicato come priorità (tasse, giustizia, Mezzogiorno, sicurezza, federalismo) costituiscono un programma ampio e impegnativo, sulla cui realizzazione molti nutrono dubbi. È certo, tuttavia, che Berlusconi ha, in questo momento, necessità di imprimere nuova linfa all’azione dell’esecutivo. Non solo in relazione agli equilibri politici interni, quanto per frenare il declino di consensi per l’operato del governo, in atto ormai da mesi e che ha portato a una forte contrazione del seguito per il Pdl, attestatosi in questi giorni attorno al 29%. Se si domanda agli italiani «come valuta l’operato complessivo del governo fino a questo momento?», solo meno di un terzo (30%) risponde in modo positivo, mentre quasi tutti i restanti esprimono un giudizio critico. È significativo il fatto che, su questo argomento e diversamente da quanto accade per tante altre questioni politiche, quasi tutti manifestano un’opinione e le risposte «non so» sono pochissime (2%).

I consensi per il governo sono in misura simile a quanto rilevato a inizio luglio (31%), ma sensibilmente inferiori a quanto emerso nei mesi precedenti: a marzo erano 39%, a giugno erano 33%. Segno che la crisi crescente di fiducia verso l’esecutivo è ancora in atto. Naturalmente, essa non si presenta con la stessa intensità nelle varie categorie di cittadini. Esprimono maggior disagio i giovani fino a 24 anni e i residenti nel Meridione (che vedono con più timore il federalismo). Nonché, ovviamente, gli elettori del centrosinistra, tra i quali i giudizi critici superano l’84%. Ma anche tra i votanti per i partiti di maggioranza c’è una considerevole area di insoddisfazione, che oltrepassa un quarto di questi ultimi (26%, con un’accentuazione tra i leghisti).

E, ancora, si registra una pericolosa prevalenza (81%) di delusi dall’attività di governo nel settore cruciale degli indecisi sul partito (e, spesso, sullo schieramento) da votare alle prossime eventuali elezioni. Tutto ciò comporta perplessità sulla effettiva capacità del governo di fare le riforme promesse. Solo sei mesi fa la maggioranza degli italiani (58%) dichiarava di credere comunque all’attuazione di queste ultime. Oggi, questa posizione è espressa dal 44%, mentre la gran parte degli intervistati (53%) si dice incredula sulla realizzazione. Anche in questo caso, lo scetticismo è presente, in misura minoritaria (19%), nell’elettorato di centrodestra e, in maggioranza (67%), tra gli indecisi.

Restano comunque diffuse le aspettative che qualcosa si realizzi. Esse riguardano tutte e cinque le tematiche proposte da Berlusconi, considerate nel loro complesso essenziali e urgenti. C’è tuttavia una graduatoria di priorità attribuita dagli italiani. Essa vede primeggiare la questione fiscale e l’attesa della riduzione delle tasse, già oggetto più volte del programma elettorale del centrodestra e ribadita dal presidente del Consiglio anche nelle sue ultime dichiarazioni. Seguono la riforma della giustizia, il Mezzogiorno e la sicurezza, mentre il federalismo fiscale, pur reputato importante, si colloca in una posizione di minore urgenza percepita dalla popolazione, specie tra i residenti al Sud. Insomma, gli italiani si mostrano fortemente scettici, ma, al tempo stesso, speranzosi che qualcosa si riesca a fare. E Berlusconi, che conosce bene la situazione essendo un cultore dei sondaggi, deve, per recuperare voti e popolarità, cercare di andare incontro alle loro attese.

da www.corriere.it