economia

Federalismo, stangata possibile con la nuova addizionale Irpef, di Roberto Petrini

Le Regioni potranno alzarla di 226 euro a testa. Le simulazioni da qui al 2015 in uno studio della Uil. Aumenti fino a 900 euro pro capite

Il federalismo fiscale rischia di risolversi in un aumento delle tasse regionali. Secondo un dettagliato studio della Uil, che ha analizzato i risvolti del recente maxidecreto varato dal governo, alle Regioni viene data la possibilità di aumentare le addizionali Irpef a regime, cioè nel 2015, in media di 226 per ciascun contribuente. Ovvero un rialzo dell’82,8%. L’ultimo decreto sul federalismo dà allo stesso tempo margini di aumento o di diminuzione, ma è ovvio che con la fame di fondi e i tagli imposti dal governo, sarà la prima opzione quella più probabile.

La vera sorpresa del nuovo meccanismo che si va profilando è che si creerà un fisco regionale a due fasce. Da una parte ci saranno i lavoratori dipendenti e pensionati che guadagnano fino a 28 mila euro lordi all’anno: questa categoria sarà parzialmente protetta dai possibili aumenti e le Regioni dovranno contenerli entro lo 0,5 per cento. Tutti gli altri, invece – sia lavoratori dipendenti sia autonomi – potranno subire – se le Regioni lo riterranno – aumenti fino al 2,1 per cento (che insieme allo 0,9 per cento base, fa il 3 per cento) nell’anno 2015.

Secondo la simulazione della Uil infatti il rincaro per la fascia che sta, ad esempio, tra i 15 mila e i 28 mila euro lordi potrà essere di soli 41 euro per i lavoratori dipendenti, di 39 per i pensionati ma addirittura di 267 per gli autonomi che, sebbene a redditi bassi, non vengono tutelati dalla clausola di salvaguardia che riguarda solo i lavori dipendenti e i pensionati. Quando si va oltre i 28 mila euro le Regioni potranno usare la mano pesante, senza distinzione di sorta tra lavoratori dipendenti e autonomi. Infatti potranno elevare le addizionali molto di più, e non solo in conseguenza degli extra deficit sanitari per i quali sarà mantenuta una procedura a se stante. Per questi contribuenti del ceto medio il rincaro possibile sarà di 862 euro anni: una somma che si ricava facendo la differenza tra l’attuale aliquota media dell’addizionale Irpef pari all’1,2 per cento e quella possibile del 3 per cento, una volta giunto al traguardo il federalismo fiscale regionale nell’anno 2015.

Su quale platea andranno ad incidere gli aumenti che il decreto sul federalismo pone nella gamma delle opzioni delle Regioni? La platea è amplissima, spiega Guglielmo Loy, segretario confederale della Uil,. Nel nostro paese i contribuenti soggetti al versamento dell’addizionale Irpef sono oltre 30,9 milioni . Ma c’è un nucleo del 22,4 per cento che dichiara redditi sopra i 28 mila euro. C’è anche da considerare che visto l’andamento dell’evasione fiscale in Italia di questa “classe medio alta” il 95,3 per cento è rappresentato dai lavoratori dipendenti e solo il 7,9 per cento è costituito da lavoratori autonomi.

Dubbi e rilievi giungono anche dal Pd. Secondo l’europarlamentare Gianni Pittella, il federalismo del governo e della Lega getta la maschera. In alcune regioni come Lazio, Molise, Campania e Calabria le addizionali Irpef potrebbero salire enormemente. “In pratica – aggiunge Pittella – è una tassa sulla miseria perché si rifiuta di considerare, oltre ai costi standard, anche le prestazioni standard, che nel Mezzogiorno sono drammaticamente sotto la media nazionale ed europea”.

La Repubblica, 14 Ottobre 2010