pari opportunità | diritti

"La Gruber «Tv italiana maschilista»", di Renato Franco

L’intervista La conduttrice di «Otto e mezzo» su La7. «Sì alle quote rosa, mi sono ricreduta Sono contro l’infantilizzazione dell’informazione»

MILANO – «A furia di semplificare abbiamo avallato un approccio semplicistico alla realtà, ma non è tutto bianco o nero. Se i cittadini sono meno consapevoli sono più docili, e c’è automaticamente meno democrazia. Prevale l’attitudine a non mostrare la complessità del mondo che ci circonda, io ci provo». Contro «l’infantilizzazione dell’informazione» – la definisce così – Lilli Gruber ci prova ogni sera (da lunedì a venerdì, alle 20.30) su La7 dallo studio di «Otto e mezzo» dove tra politica e attualità affronta l’argomento del giorno.

In cosa «Otto e mezzo» si differenzia dagli altri programmi di approfondimento? «È il primo dopo i tg: è la nostra forza perché veniamo prima degli altri, ma abbiamo lo svantaggio di avere la concorrenza più forte: Striscia, il quiz di Frizzi, il Tg2… Tutti i programmi di approfondimento durano quasi due ore, noi 35 minuti: un tempo ragionevole, né lungo né corto, per analizzare il fatto del giorno e consentire a chi ci guarda di avere un pezzo di informazione il più possibile onesta».
Anche non urlata, uno dei suoi obiettivi: «Cerco di imbastire una discussione vivace ma nel rispetto delle opinioni di tutti – spiega la conduttrice -, mi impegno a evitare la rissa (che va per la maggiore nella tv italiana) e ad arginare il tasso di animosità, punto sulla qualità del ragionamento». Ex volto storico del Tg1, ex parlamentare europea in quota Pd, «ci prova», anche ad essere imparziale: «L’obiettività dovrebbe essere una meta da raggiungere, altrimenti l’informazione è faziosa e di parte». E i telespettatori sembrano apprezzare: raddoppiati gli ascolti dopo il primo anno, in questa terza edizione «Otto e mezzo» ha una media di un milione e mezzo di persone (5,5% di share).
Vespa, Santoro, Floris e Vinci: i talk di informazione tra prima e seconda serata non mancano: «Per principio non do pagelle, tutti hanno una loro cifra stilistica e non sono paragonabili, ma non butterei mai dalla torre né Lerner né Santoro».

Vespa, Santoro, Floris e Vinci: lei è l’unica donna ad avere un talk politico in prima serata: «La tv italiana è maschilista anche se La7 ha dimostrato di essere all’avanguardia, è una rete che crede nella sua vocazione sperimentale. Per il resto basta vedere le cifre: l’unico direttore di telegiornale donna è Bianca Berlinguer al Tg3. Ma in fondo la tv è solo lo specchio di quello che avviene nel Paese dove le donne stanno sempre fuori dalla stanza dei bottoni. Per questo sulle quote rosa mi sono ricreduta. Quote rosa non significa che tra uno bravissimo e un’asina, si privilegia l’asina, ma che a parità di curriculum le donne vengano premiate. Sarebbe un vantaggio per il Paese».
Su chi sia il politico più ostico Lilli Gruber non ha dubbi: «Silvio Berlusconi, perché non è mai venuto nonostante l’abbia invitato diverse volte, anche personalmente. Comunque lui raramente partecipa ai contraddittori».

Inevitabile parlare degli editoriali di Minzolini, ma la riposta è gattesca: «Vado in onda subito dopo e il Tg1 non lo vedo quasi mai». Però sul Tg1 tira fuori le unghie: «Per tanti anni il Tg1 delle 20 è stato un appuntamento istituzionale. Io ho avuto la fortuna di condurlo quando il direttore era Rossella e faceva il 40 per cento di share. Il Tg1 è sempre stato leader, mentre ora è al 23 per cento. Al posto di Minzolini mi farei qualche domanda».

da www.corriere.it

******

“LA PARITÀ? IN ITALIA UNA CHIMERA”, di Loretta Napoleoni
Nell’indice dell’eguaglianza tra i sessi prodotto questa settimana dal World Economic Forum il nostro Paese è al 74° posto, dopo il Ghana. Il motivo? Le donne sono lontane dalla parità in tutti campi, dalla politica agli affari.
Quello che l’indice non dice è che quando qualcuna riesce ad arrivare in cima per professionalità, e non per relazioni personali, spesso viene infangata.
All’estero, non solo nei paesi membri del G8 ma anche in quelli in via di sviluppo, questo maschilismo fuori tempo fa ridere, siamo diventati la barzelletta del villaggio globale. Il latin lover è scomparso con Mastroianni e Fellini, ma quel personaggio era un gentiluomo, adesso il maschio italiano è identificato con il bulletto di periferia che racconta agli amici storie di sesso svoltesi sul sedile posteriore della macchina.
Insultare le donne perché donne è la reazione tipica dei deboli: ci si rifà su una categoria ancora più debole.
Manoi non lo siamo più e questo produce un risentimento animalesco.
Ilmondoè cambiato, uno studio appena pubblicato ad Harvard lega la crescita economica alla presenza delle donne in settori chiave quali la finanza, la politica, la cultura e l’informazione. Ilmondoè cambiato anche se a casa nostra non ce ne siamo accorti, proprio perché il maschilismo che la caratterizza impedisce la crescita culturale. Tutti sanno che quando l’informazione, come la politica, degenera nel bullismo i paesi rischiano di scivolare nel baratro della dittatura. Riflettiamo su questo punto.
L’Unita’ è stata fondata da Antonio Gramsci, un grande pensatore che il mondo intero riconosce come tale, un uomo imprigionato a causa delle sue idee. Non forziamo chi questo giornale continua a gestirlo con correttezza e professionalità ed in memoria di questo grande filosofo italiano, dietro altre sbarre, quelle della propaganda diffamatoria.