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«Elicotteri e caccia per gli italiani. Il grande affare del fronte afghano», di Umberto di Giovannangeli

Il messaggio che il Governo ha inteso lanciare con le parole del ministro La Russa non è rivolto a rassicurare i nostri soldati o l’opinione pubblica. Quel messaggio è indirizzato alle lobby militari-industriali che spingono da anni per avere nuovi aerei». Vale la pena approfondire l’argomento, praticare questa pista, tanto più che a indicarla non è un irriducibile pacifistamauna persona che ha trascorso buona parte della sua vita nell’esercito: il generale Fabio Mini, già Capo di stato maggiore delle forze Nato nel Sud Europae comandante della missione Kfor dal 2002 al 2003. Una torta da 29 miliardi di euro. In cacciabombardieri, elicotteri e caccia da combattimento.Commesse miliardarie. Che per essere «movimentate » hanno bisogno di una trasformazione sul campo della presenza italiana nella guerra afghana. Una presenza più aggressiva nelle operazioni di bonifica del territorio porta con sé non tanto un incremento del numero dei nostri soldati impegnati al fronte, quanto di unacrescita, qualitativa e quantitativa, di mezzi di supporto aereo ai combattimenti in cui sono impegnate le forze scelte italiane.
Commesse che riguardano ad esempio, 131 caccia F-35 (15 miliardi), i caccia F-35 sono il risultato del programma di riarmo internazionale Joint Strike Fighter (Jsf) lanciato dagli Stati Uniti a metà degli anni ’90, al quale hanno aderito molti Paesi alleati, tra cui l’Italia nel1996 con il primo governo Prodi (adesione confermata nel 1998 dal governo D’Alema e nel2002 dal secondo governo Berlusconi). Il nostro Paese partecipa al consorzio industriale Jsf – guidato dalla statunitense Lockheed Martin – attraverso l’Alenia, l’azienda aeronautica del gruppo Finmeccanica.
La base di assemblaggio dei 131 caccia bombardieri sarà in provincia di Novara, presso la base militare di Cameri, in uno stabilimento apposito che entrerà in funzione nel 2012. I primi aerei saranno pronti invece nel 2013: ogni F35 vale 91 milioni di euro. Questa è la più imponente commessa per Alenia Aeronautica, che fa già affari d’oro con le forniture all’aeronautica militare italiana dei caccia Eurofighter e con quelle degli aerei militari da trasporto C-27J «Spartan» alle forze aeree degli ex satelliti sovietici recentemente entrati a far parte della Nato. Va peraltro ricordato che Jsf (caccia da attacco combinato) è un «aereo da combattimento» di tipo stealth (bassa rilevabilità dai radar ed altri sensori) e ha due stive interne per missili e bombe che possono essere anche di tipo nucleare.
Queste caratteristiche ne fanno un’arma micidiale in missioni di attacco e bombardamento contro obiettivi nemici. In attesa dello smobilizzo delle nuove commesse, Il ministro della Difesa, Ignazio La Russa, ha confermato che il contingente italiano sarà rinforzato con tre elicotteri da combattimento Mangusta e tre elicotteri Ab 412 e Ab 212 da trasporto e evacuazione medica; tre aerei da trasporto C27J e due velivoli a pilotaggio remoto Predator. Finmeccanica si è anche aggiudicata commesse per un valore totale di oltre 384 milioni di euro attraverso le sue controllate Selex Galileo, Alenia Aeronautica e Selex Sistemi Integrati.
Selex Galileo si è aggiudicata commesse per un valore totale di circa 352 milioni di euro. In particolare, un contratto, del valore di circa 242 milioni di euro, riguarda la fornitura di 88 radar Captor per gli Eurofighter Typhoon della Tranche 3A. Le prime consegne dei radar avverranno nel 2012 e la produzione si svolgerà in Italia, Germania, Spagna e Regno Unito. A questa commessa si aggiunge l’aggiudicazione di contratti in Italia per un valore complessivo di oltre 110 milioni di euro per attività di supporto logistico a vari programmi fra i quali: Eurofighter Typhoon, Tornado, radar Grifo, simulatori e aerobersagli Mirach. Affari anche con il Pakistan. Le Forze armate pakistane utilizzano dall’estate2009 unproprio sofisticatissimo aereo senza pilota di dimensioni ridotte rispetto ai più noti Global Hawk dell’Us Air Force. Il mini Hawk, il «piccolo Falco», è un aereo spia tattico in grado di sondare metro per metro il territorio ed inviare leimmagini ai centri dicomandoterrestri per una loro elaborazione. Il Falco Uav , è stato progettato e realizzato da Selex Galileo (già Galileo Avionica), una delle aziende del comparto Finmeccanica. Il «Falco» è in grado di volare a medie altitudini, ha un raggio di azione di 230 km e un’autonomia superiore alle 12 ore di volo, e può trasportare carichi differenti tra cui, in particolare, sensori radar ad alta risoluzione. F-35 e non solo. Chi si oppone a questi investimenti di guerra, ha calcolato che 5 miliardi di euro sarebbero recuperabili dall’ultima trance per l’acquisto di 121 caccia Eurofighter (già spesi 13 miliardi); stoppando l’acquisto delle 1o Fregate (Fremm) per la marina militare si risparmierebbero altri 5 miliardi di euro e fermando le commesse per 100 elicotteri NH90 resterebbero a disposizione altri 4 miliardi di euro. «Chi dunque ha voluto e vuole questa guerra afghana che ci costa quasi 2 milioni di euro al giorno? Chi decide di spendere oltre 600 milioni di euro in un anno per mantenere in Afghanistan 3300 soldati, sostenuti da 750 mezzi terrestri e 30 veicoli? Come facciamo tra poco ad aggiungere al nostro contingente altri 700 militari? Quante scuole e ospedali si potrebbero costruire? Chi sono i fabbricanti italiani di morte e di mutilazioni che vendono le armi per fare questa guerra? Chi sono gli ex generali italiani che sono ai vertici di queste industrie? Che pressioni fanno le industrie militari sul Parlamento per ottenere commesse di armi e di sistemi d’arma? Quanto lucrano su queste guerre la Finmeccanica, l’Iveco-Fiat, la Oto Melara, l’Alenia Aeronautica e le banche che le finanziano? ». Ed ancora: «A cosa serviranno per il nostro benessere e per la pace i cacciabombardieri Jsf che ci costano 14 miliardi di euro (quanto ricostruire tutto l’Abruzzo terremotato)? E le navi Fremm da 5,7 miliardi di euro? E la portaerei Cavour – costata quasi 1,5 miliardi e per il cui esercizio sprechiamo in media circa 150.000 euro al giorno – come contribuirà a costruire la pace?E come è possibile che il Parlamento abbia stanziato 24 miliardi di euro per la difesa nel bilancio 2010? A chiederlo, in una lettera-appello, sono esponenti del mondo cattolico impegnati nel campo della pace e della solidarietà concreta, tra i quali monsignor Raffaele Nogaro, vescovo emerito di Caserta; Alex Zanotelli e Domenico Guarino, missionari comboniani, suor Elisabetta Pompeo, suor Daniela Serafin, suor Anna Insonia, missionarie comboniane. Domande che attendono risposta.
Un altro dato significativo: la progressione del costo di questa guerra per le casse del nostro Paese, dal 2001 al 2009: 70 milioni di euro nel 2002, 68 milioni nel 2003, 109 milioni nel 2004, 204 milioni nel 2005, 279 milioni nel 2006, 336 milioni nel 2007, 349 milioni nel 2008, 540 milioni nel 2009, per mantenere operativi 3.300 soldati, 750mezzi terrestri (tra carri armati, blindati, camion e ruspe) e 30 velivoli (4 caccia-bombardieri, 8 elicotteri da attacco,4da sostegno al combattimento, 10 da trasporto truppe e 4 droni). E per il 2010 la previsione di spesa cresce ancora, sia per l’aumento del contingente di altri 700 soldati che per l’ammodernamento dei mezzi a disposizione. Ma c’è anche chi, sul fronte opposto si chiede: «Che senso ha spendere centinaia di milioni di euro per aggiornare i cacciabombardieri Amxe Tornado se poinon li si impiega per bombardare il nemico? Perché comperare da Boeing, per 34 milioni di dollari, 500 Small Diameter Bombs a basso potenziale e concepite per ridurre i danni collaterali se poi non le imbarchiamo sui nostri jet in Afghanistan?».
Agli uni e agli altri dovrebbe una risposta chiara il «confuso» La Russa. Ma questa sì che appare davvero una «mission impossible».

da www.unita.it