attualità, politica italiana

"Privatizzare la Rai? Perchè dico No", di Vittorio Emiliani

Privatizziam! Privatizziam! La Rai naturalmente. Da quando i finiani hanno presentato la loro idea (anti-Mediaset), il grido risuona ovunque per le italiche contrade. Assomiglia al “Partiam! Partiam!” di certi melodrammi, destinato a tenere tutti fermi finché a Palazzo Chigi ci sarà il padrone delle tv private, finché vigerà la legge Gasparri confezionata su misura per dare a Mediaset il primato nel duopolio con la Rai. La privatizzazione della Rai non è certo una bestemmia, se essa risulta parziale e garantita. Parziale perché nessun Paese europeo di alta civiltà democratica si è mai privato in toto dell’emittente pubblica pagata in prevalenza col canone (e che canone) e in competizione coi privati.
Da noi si è tornati a parlare invece di privatizzare tutta la Rai (proposta da Paese “coloniale”) o due reti su tre. Potrebbe reggere un solo canale tv ai compiti di servizio pubblico? Potrebbe essere aziendalmente gestibile? Sulle tre reti attuali si è impiantato un sistema molto complesso (fiction, cinema, digitale
e altro).
Meglio parlare della messa sul mercato di una rete tv (come fece la Francia con France 1), una fra Rai1 e Rai2. Con tre garanzie di fondo: 1) darsi una legge anti-trust di ferro; 2) dotarsi di una legge non menoblindata sul conflitto di interessi; 3) mettere in sicurezza dai partiti la Rai superstite con una Fondazione tipo Bbc. Prima di queste mosse strategiche, privatizzare pezzi consistenti di Rai sarebbe soltanto un regalo a Berlusconi e ai suoi prestanome.
Daex amministratore che ha lavorato (in altri tempi, 1998-2002, presidente Zaccaria) in Viale Mazzini, condivido il senso di disperazione nel vedere la Rai ridotta come la stanno riducendo l’attuale direttore generale Mauro Masi e la maggioranza di centrodestra del CdA. Però ditemi onestamente se programmi
analoghi al tanto contestato Annozero di Michele Santoro o al non meno avversato Report di Milena Gabanelli potrebbero andare in onda su di un canale privato (con tutto il rispetto, ad esempio, per l’Infedele di Gad Lerner su La7). O se il Tg3 di Bianca Berlinguer e Linea Notte vi avrebbero cittadinanza.
Temo di no. L’altra argomentazione dei sostenitori della privatizzazione della Rai è che così si abbasserebbe la pressione
fiscale essendo il canone un’imposta. Onestamente mi sembra modestina: sgravare 15-16 milioni di famiglie di neppure 10 euro al mese ciascuna privandole di un autentico servizio pubblico (tutta Rai3 e Radio3, una parte non secondaria di altri canali,
radio e tv) sarebbe un gran guadagno? No, proprio no. A parte che il canone in Europa sta fra i quasi 300 euro della Svizzera e i 150 del Belgio, con in mezzo Austria, Scandinavia, Germania, Regno Unito, Irlanda, ecc. Lo sanno i privatizzatori a oltranza?

L’Unità 19.10.10