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"Ambiente, il piano fantasma di Bondi. Manca anche l'ufficio al ministero" , di Vittorio Emiliani

l dossier presentato da Italia Nostra racconta di un Paese che non si cura del paesaggio E al codice che prescrive la co-pianificazione Stato-Regioni mancano le linee guida
Addio turismo. Una politica miope che suicida l’industria del
turismo
Il caso Sicilia. Contro il piano del parco degli Iblei anche i sindacati
Sta sempre peggio il paesaggio italiano. Con alcune eccezioni, dovute all’impegno di singoli governatori – come in Toscana – a favore dell’ambiente. Eppure esiste un Codice che le Regioni dovrebbero applicare.

Il paesaggio italiano, malgrado le mille colate di cemento e asfalto, resta fra i più ammirati del mondo. Però sta sempre peggio. Il Ministero per i Beni Culturali ha cancellato la direzione generale per il paesaggio e sembra aver rinunciato alla co-pianificazione paesaggistica con le Regioni prevista dal Codice Urbani-Rutelli. Né si muovono granché le Regioni, tranne qualche lodevole eccezione (la Toscana con la nuova giunta). E’ il succo amaro del rapporto presentato ieri a Italia Nostra dai consiglieri nazionali Vezio De Lucia, urbanista fra i più impegnati, e Maria Pia Guermandi dell’IBC Emilia-Romagna. Di qui il proposito di costituire un Osservatorio nazionale sul paesaggio e di battersi con più forza, visto che il MiBAC latita da quando Bondi ne è il titolare-fantasma.

DA CROCE IN POI.
La prima legge sul paesaggio risale a Benedetto Croce ed è del ’22, ribadita da Bottai del ’39. Nel ’77 la delega alle Regioni rimaste inerti. La legge Galasso dell’85 le spinge a pianificare. Poche lo fanno (in primo luogo Emilia-Romagna, Marche, Liguria). Altre tardano. alcune non muovono paglia. Come sta avvenendo ora col Codice che prescrive la co-pianificazione Stato-Regioni. Al Ministero non c’è traccia né delle linee di piano, né “dell’ufficio ministeriale che dovrebbe occuparsene” ed è in atto una diaspora di direttori generali, centrali e regionali, e di soprintendenti. Si susseguono però le aggressioni al paesaggio più insensate, dalle trivellazioni nel Parco degli Iblei al Motodromo di Fermo (ben 120 ha). In assenza, ovunque, di pianificate tutele, viene “suicidato” lo stesso redditizio turismo culturale e naturalistico. Fra le Regioni solo una, la Sardegna, con la Giunta Soru, aveva invertito la rotta: decreto salva-coste e piano paesaggistico regionale conforme ai criteri del Codice. Col centrodestra si va alla revisione e al “cedimento generalizzato alle pressioni edificatorie” dei Comuni. Che in tutta Italia dominano la scena. Indebitati fino agli occhi, possono usare anche per la spesa corrente, grazie al Testo Unico sull’edilizia (Bassanini), gli oneri di urbanizzazione. Ovvio che antepongano l’edilizia al paesaggio. Un disastro nazionale. Dice il Rapporto De Lucia-Guermandi. Il Piemonte non ha ancora costituito la commissione regionale per il paesaggio,. La Liguria ha adottato una variante aggiornata per 82 Comuni. La Val d’Aosta ha un piano del ’98 e sub-delega i Comuni. In Lombardia “non esiste un piano paesaggistico”, ma uno territoriale totalmente “in contrasto col Codice”. Trento e Bolzano, anni fa all’avanguardia, ora lo sono meno. Il Friuli-Venezia Giulia non ha piani, solo una Carta dei valori. Nel Veneto il piano territoriale è del 2009 “del tutto inefficace” in un paesaggio già massacrato dal cemento. Emilia-Romagna, Marche e Umbria, un tempo avanzate, regrediscono in modo allarmante. La Toscana invece tenta un percorso inverso, virtuoso”.
A MACCHIA DI LEOPARDO.
Nel Lazio il centrodestra minaccia di cancellare i progressi compiuti. In Abruzzo, zero piani, pure dopo il terremoto. In Molise nulla si muove dall’89. In Campania, dopo i piani del ’96, nessuna “iniziativa in materia di tutela”. Come in Basilicata. La Puglia ha adottato la proposta di piano di “Italia Nostra” con più di un’ombra. Niente di niente nella devastata Calabria. In Sicilia, piani paesaggistici “in formazione”, ma contro il primo, quello degli Iblei (Ragusa), insorgono in tanti, sindacati in testa, accusandolo di “aggressioni in puro stile terroristico contro il progresso economico”. Che dire ancora? Che siamo, povera Italia, ad una barbarie mai vista.

L’Unità 22.10.10