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Lodo Alfano, l'alt di Napolitano: «Profonde perplessità. Riduce l'indipendenza del Capo dello Stato»

Il presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, ribadisce in una lettera al presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Carlo Vizzini la propria volontà di restare «estraneo» all’elaborazione della legge sul Lodo Alfano. Ma osserva come lo scudo giudiziario per il capo dello Stato ne riduca l’indipendenza.

«Come già ribadito più volte, è mia intenzione rimanere estraneo nel corso dell’esame al merito di decisioni delle Camere, specialmente allorché – come in questo caso – riguardino proposte d’iniziativa parlamentare e di natura costituzionale», scrive Napolitano. «Non posso peraltro fare a meno di rilevare – sottolinea – che la decisione assunta dalla Commissione da lei presieduta incide, al di là della mia persona, sullo status complessivo del Presidente della Repubblica riducendone l’indipendenza nell’esercizio delle sue funzioni».

Estendere lo ‘scudo’ giudiziario alla carica del presidente della Repubblica ne «riduce» l’indipendenza perchè, scrive Napolitano nella lettera a Vizzini, «tale decisione, che contrasta con la normativa vigente risultante dall’articolo 90 della Costituzione e da una costante prassi costituzionale, appare viziata da palese irragionevolezza nella parte in cui consente al Parlamento in seduta comune di far valere asserite responsabilità penali del Presidente della Repubblica a maggioranza semplice anche per atti diversi dalle fattispecie previste dal citato articolo 90».

La risposta di Vizzini: «Riguardo alla lettera del Presidente della Repubblica che ho ricevuto oggi in merito all’iter parlamentare in Commissione del cosiddetto ‘lodo costituzionalè, ritengo che non sia opportuno fare alcun commento nè sul contenuto nè sul metodo. Come mio dovere, ne ho informato anzitutto il Presidente del Senato e, quindi, i rappresentanti dei Gruppi parlamentari in Commissione, in modo che ne siano edotti prima della prossima seduta, prevista per martedì 26 alle ore 14,30, quando darò conto della missiva». In una nota, il presidente della commissione Affari Costituzionali del Senato Carlo Vizzini riferisce della lettera ricevuta dal Capo dello Stato senza entrare nel merito. «D’altra parte, credo che anche allora – sostiene Vizzini – non sarà opportuno andare oltre una semplice presa d’atto, senza valutazioni nell’ambito di un iter legislativo in corso, che sarebbero in contraddizione con la distinzione assoluta, ribadita dallo stesso Capo dello Stato, tra le sue prerogative e quelle del Parlamento, tanto più nella fase attuale dell’esame di un testo legislativo. Inoltre, qualsiasi commento alle parole del Presidente della Repubblica, soprattutto nella sede di un organo parlamentare, sarebbe una mancanza di rispetto verso la più alta carica dello Stato».

Il Pd
Dopo lo ‘stop’ del capo dello Stato sul Lodo Alfano, è bene che la maggioranza si fermi e ritiri quel «mostro giuridico» che è lo scudo processuale per presidente della Repubblica e premier. Lo chiede la capogruppo del Pd nella commissione Giustizia della Camera, Donatella Ferranti, commentando la lettera che il capo dello Stato ha inviato al presidente della commissione Affari costituzionali del Senato Carlo Vizzini.

Fini
«Le valutazioni del capo dello Stato sono sempre sagge. Mi auguro che il parlamento tenga conto delle criticità espresse dal capo dello Stato». È quanto afferma il presidente della Camera, Gianfranco Fini, commentando i rilievi di Giorgio Napolitano sul lodo Alfano, durante un incontro al teatro Petruzzelli di Bari.

Il Pdl
«Le osservazioni sulla proposta di legge costituzionale 2180/S non troveranno indifferente il nostro gruppo parlamentare». Lo dichiarano in una nota congiunta Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, capogruppo e vicecapogruppo vicario del PdL al Senato. «Esse – proseguono – implicitamente confortano il principio ispiratore della proposta di legge: ovvero, l’importanza di evitare che l’azione delle alte cariche istituzionali possa essere soggetta a strumentalizzazioni e a indebite pressioni. Siamo perfettamente consapevoli che la discussione parlamentare in corso investe il campo delle prerogative, e che l’ipotesi formulata – come autorevolmente rilevato – potrebbe incidere negativamente sulla indipendenza della funzione del Capo dello Stato, perchè in ipotesi la sottoporrebbe a un giudizio politico. Pertanto – concludono Gasparri e Quagliariello -, ci faremo carico di sollecitare la Commissione Affari Costituzionali affinchchè l’ipotizzata misura dell’autorizzazione parlamentare venga soppressa dalla proposta di legge in discussione»

L’Unità 23.10.10

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“Caduta l´ultima foglia di fico la norma serve solo a Berlusconi”, di Vladimiro Polchi

“Viene introdotto un voto parlamentare diverso dall´articolo 90 della Costituzione che influirebbe sulla procedibilità nei confronti del Capo dello Stato”
«Le perplessità del Quirinale sono più che fondate, il suo intervento è corretto e opportuno». Valerio Onida, presidente emerito della Consulta, presiede oggi l´Associazione italiana dei costituzionalisti. Sul nuovo lodo Alfano il suo giudizio è netto: «Ora che è caduta anche l´ultima foglia di fico, è evidente a tutti che la norma serve solo a sospendere i processi di Silvio Berlusconi».
Condivide la preoccupazione del presidente Giorgio Napolitano, secondo il quale questa legge ridurrebbe l´indipendenza del Quirinale?
«Certo, perché viene introdotto un voto parlamentare, diverso da quello previsto dall´articolo 90 della Costituzione, che influirebbe sulla procedibilità nei confronti del presidente della Repubblica».
Ci spieghi meglio.
«L´articolo 90 prevede che il capo dello Stato possa essere accusato dal parlamento, in seduta comune e a maggioranza assoluta, di fronte alla Consulta solo per alto tradimento o attentato alla Costituzione. Ora invece, con questa proposta di legge costituzionale, si sottoporrebbe il presidente della Repubblica a un voto parlamentare a maggioranza semplice per processi relativi ad altri reati. Il vulnus all´indipendenza del Quirinale è indubbio».
La retroattività del nuovo scudo giudiziario non viola inoltre il principio di eguaglianza di tutti i cittadini davanti alla legge?
«È una valutazione difficile di coerenza sistematica. Non mi azzarderei a dire che una legge costituzionale, che introduca una tale eccezione, violi l´articolo 3 della Costituzione. Il problema semmai è un altro».
Quale?
«Si instaura un parallelismo tra presidente del Consiglio e capo dello Stato, costruendo la figura del primo modellandola su quella del secondo. Prevedendo che sia il parlamento in seduta comune competente per entrambi. Introducendo, così, un anomalo dualismo istituzionale».
Il nuovo lodo non rischia anche di elevare di rango il presidente del Consiglio, rendendolo sovraordinato rispetto ai ministri del suo governo?
«In verità, il presidente del Consiglio ha già delle prerogative che lo distinguono dai suoi ministri».
Non ritiene irrituale l´intervento del presidente della Repubblica su una legge costituzionale in discussione in Parlamento?
«Visto che la norma in oggetto tocca direttamente la sua figura e il suo ruolo istituzionale, l´intervento è più che legittimo. Non solo. Lo scudo originariamente doveva proteggere le cinque più alte cariche dello Stato. Ora si limita a due. Le parole di Napolitano hanno fatto cadere anche l´ultima foglia di fico. Queste norme servono solo a sospendere i processi del presidente Berlusconi».

La Repubblica 23.10.10

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