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"Esportare l’ inciviltà", di Vittorio Zucconi

La nuova emorragia di documenti segreti o riservati o inediti riversata da Wikileaks, l’organizzazione che si dedica allo scoperchiamento delle pentole, non rivela niente che non sapessimo o che non sospettassimo fortemente. Dice quello che alcuni di noi, quelli persuasi che le guerre siano amarissime, dolorosissime avventure nelle quali è lecito addentrarsi senza fette di salame retorico, ideologico o, peggio, manicheo sugli occhi, soltanto quando è inevitabile difendersi e dopo che la diplomazia, la ragione, le pressioni non militari abbiano esaurito tutte le loro possibilità. Chi ancora sostiene che la Seconda Guerra Mondiale scoppiò perchè Chamberlain piegò le gambe di fronte a Hitler, nella Monaco del 1938, crede, o finge di credere, che se Inghilterra e Francia avessero fatto la voce grossa, quel lucido demente criminale che si era impadronito dell’anima tedesca per un decennio avrebbe alzato le spalle e si sarebbe ritirato in buon ordine nella sua graziosa villa nelle Alpi Bavaresi con la cagna Blondi ed Eva Braun a godersi il panorama.
Ma la insensata invasione dell’Iraq, quella nazione che ora fingiamo di avere trasformato in una democrazia liberale mentre saltano per aria innocenti ogni giorno e le varie fazioni non riescono neppure a formare un governo nell’odio reciproco, non poteva che produrre quello che oggi leggiamo e che in parte già sapevamo: atrocità, torture, tentativi di maldestra copertura, massacri di civili non combattenti e progressiva, inarrestabile degenerazione anche delle migliori intenzioni, ammesso che una guerra costruita su una menzogna potesse avere “buone intenzioni”. Mandare ragazzotti dello Utah o dell’Oklahoma, per quanto magnificamente addestrati ed equipaggiati, a morire o a lasciare la propria giovinezza insieme con membra o pezzi di cervello in una quotidiana guerriglia tra polvere e il sangue e i corpi dilaniati significa inevitabilmente non esportare la civiltà, ma assorbire la barbarie che si vorrebbe combattere. Le guerre sporche sporcano sempre anche coloro che credono di combatterle secondo regole da cavalieri dei Sacro Romano Impero e quello che oggi Wikileaks rivela è addirittura banale. Non ci sono maniere pulite per combattere una guerra sporca. Sono i fanatici da editoriale, i guerrieri da centro studi, i crociati da studio televisivo quelli che portano la responsabilità degli orrori inflitti e subiti, molto prima del caporale Smith o del soldato Jones che sparano a donne e bambini impazziti nell’incubo di vedere il nemico, il terrorista, il guerrigliero nascosto dietro ogni angolo e sotto ogni velo, come realmente può essere. L’orrore, come diceva il colonnello Kurtz di Apocalypse Now, si può combattere soltanto con l’orrore. E alla fine vince sempre lui, “the horror”. Magari dopo avere dichiarato vittoria ed essersene andati.

dal blog di Vittorio Zucconi